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Riso bio, malerbe azzerate con la pacciamatura vegetale

Guarda la videointervista al risicoltore Nino Chiò che nei suoi terreni ha adottato questa tecnica per evitare che le infestanti invadano le coltivazioni

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Nino Chiò definisce la tecnica 'Oltre il bio'

Fonte immagine: © Alba Drone Service di Alessandro Piccolo

"Oltre il bio", così ama definire Nino Chiò, risicoltore novarese, la tecnica che sta utilizzando sui suoi terreni per controllare le malerbe.
Chiò, che con i tre figli conduce la Cascina Motta, nel novarese (177 ettari totali di cui 30 in rotazione asciutta, 105 di riso convenzionale e 42 di riso macrobiotico), è nel periodo di transizione al biologico e sta adottando la tecnica della pacciamatura vegetale per evitare che le infestanti invadano le coltivazioni.

"Con la tecnica macrobiotica coltiviamo nel periodo invernale una graminacea, in particolare il loietto, che viene integrato in parte con la veccia" ci ha raccontato proprio l'agricoltore.
"Il loietto ha la funzione di catch crop e cattura l'azoto. Questo non viene quindi lisciviato in profondità ma viene catturato dalla pianta che poi lo restituisce in primavera. Proprio in primavera traseminiamo il riso nel loietto, terminando poi il loietto con un rullo crimper. Il loietto viene quindi abbattuto e sommerso. In acqua morirà mentre il riso è nel suo habitat".

Il loietto va rullato al momento giusto, quando la pianta è in fase riproduttiva, per evitare che ricacci.
Importante è anche il gioco dell'acqua. Una volta sommerso infatti il loietto fermenterà, producendo sostanze tossiche che inibiranno la germinazione dei semi delle infestanti: l'arte è conoscere la quantità giusta d'acqua da immettere in modo che la fermentazione non danneggi anche i semi del riso.

Fra le scelte fondamentali c'è quella della varietà di riso da coltivare: "Bisogna orientarsi - ha raccontato ancora Nino Chiò - su risi antichi e varietà precoci. Il riso deve avere un'ottima emergenza nelle fasi iniziali e buona potenza germinativa per riuscire a spuntare in mezzo al loietto terminato".
Coltivare in questa maniera porta a una produzione dimezzata, ogni due anni, ma "di sicuro la tecnica vanta aspetti ambientali rilevanti", ecco perché Chiò la definisce 'oltre il bio'.

"Siamo una nicchia all'interno della nicchia del biologico. Secondo le indicazioni di Mario Pianesi, punto di rifermento del mondo macrobiotico, il riso non deve ricevere input esterni, neanche concime di tipo organico".
La produzione è più bassa rispetto al riso convenzionale ma il fatto di essere all'interno di una nicchia garantisce all'azienda la tranquillità: "Abbiamo fatto un ragionamento imprenditoriale - ha continuato Chiò - bisogna diversificare le colture per frazionare i rischi. Per noi che coltiviamo fondamentalmente riso la garanzia è stata legarci a un partner con contratti di coltivazione a prezzi certi in modo da non essere in balia del mercato".

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