2017
18

Il copia-incolla che non c’è

Quando stampa e internet ignorano le procedure europee: nell’esprimere i propri pareri Efsa è stata accusata di aver copiato testi e dati da documenti di Monsanto su glifosate

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La sede di Efsa a Parma

Quando compare la parola “glifosate” bisogna essere preparati al peggio. In tutti i sensi. Alla discussione su base scientifica, l’unica che dovrebbe essere meritevole di attenzione, si sono infatti affiancate forme distorte di informazione quando non addirittura delle vere e proprie fake news.
 
Fra queste la fola di Efsa che avrebbe copiato pari pari dai dossier forniti da Monsanto per realizzare il proprio giudizio finale su glifosate. Così non è... ma sono diversi i media che hanno trasferito tale messaggio all’opinione pubblica.
Per esempio The Guardian, quotidiano inglese, ha pubblicato un articolo titolato “EU report on weedkiller safety copied text from Monsanto study”. L’Efsa, descritta nel sommario come il “cane da guardia” europeo della sicurezza alimentare, avrebbe giudicato glifosate sicuro, ma le pagine del suo rapporto sarebbero identiche all'applicazione preparata da parte dei produttori di tale erbicida.
 
Pure in Belgio La Libre non è rimasta indietro, titolando “Evaluation européenne du glyphosate: Des copiés-collés d'un rapport de Monsanto qui posent question”, parlando anch'esso di copia-incolla dai rapporti di Monsanto. Messaggio simile pure dalla radio francese Rmc, con un servizio dal titolo “Dangerosité du glyphosate: quand l'Union européenne copie-colle un rapport de Monsanto”.
 
In Italia ci ha pensato il quotidiano di Torino, La Stampa, a titolare in modo inequivocabile: “Glifosato, la valutazione dei rischi Ue copiata dai documenti Monsanto”. Più o meno su tale falsariga anche il pezzo pubblicato da Il Fatto Alimentare, con il titolo “Scandalo glifosato, l’Efsa copia-incolla documenti della Monsanto. Rivelazioni della stampa sul rinnovo dell’autorizzazione Ue all’erbicida”. In tal caso, l'articolo è un semplice rilancio di tutte le notizie sopra riportate, a dimostrazione che quando si parte male si può anche finire peggio, ovvero con il rilanciare fatti che in realtà non stanno per nulla come sono stati presentati.
 
L’Efsa infatti non l’ha presa benissimo e vi è da comprenderne pienamente le ragioni, visto che dalla stampa di mezza Europa è stata presentata come una specie di discolo che copia spudoramente testi da documenti presentati dalla medesima multinazionale il cui prodotto andrebbe invece valutato in modo imparziale. 
 
È uno scoop? È uno scandalo?
Nessuna delle due cose. Tutto quello che è stato riportato dalla stampa generalista, ed è qui che sta il guaio, nasce dalla mancata padronanza degli iter normativi che, loro sì, dettano legge a società e agenzie europee.
 
Come si evince infatti dalla risposta di Efsa, la procedura seguita per glifosate è del tutto conforme a quanto prescritto dall’iter legislativo. Una società richiedente avanza un dossier, peraltro compilato anche in modo conforme alle linee guida continentali. Quindi lo Stato “rapporteur” (Rapporteur State Member, RSM) lo valuta e infine lo passa all’Efsa.
 
“Se lo  RMS  concorda  con  una  particolare  sintesi  o  una  valutazione,  può  incorporare  il  testo  direttamente  nella  bozza  di  relazione  di  valutazione”, ricorda Efsa.

L’RMS per glifosate è la Germania, con il suo Bfr, ovvero l’istituto per la valutazione dei rischi. Peraltro, nella sua relazione valutativa del rinnovo di glifosate, in acronimo RAR, si evidenziano numerosi passaggi nei quali i testi del dossier di Monsanto sono stati modificati e corretti ove ciò fosse necessario.
 
Tutto regolare quindi, tutto conforme a procedure e linee guida.

Tutto un complotto per chi invece conosca di tali regole un po’ meno perfino della deontologia professionale che imporrebbe, prima di partire lancia in resta con affermazioni così infamanti, di verificare i fatti e le fonti. Perché fare una telefonata ad Efsa non ci vuole molto. Essendo a Parma, peraltro, non serve neanche il prefisso internazionale.
 
Non a caso Bernhard Url, Direttore esecutivo di Efsa, ha così commentato: "Sfortunatamente, le recenti asserzioni sembrano far parte di una campagna architettata ad arte, nonché l'ultima di una serie di azioni per screditare il processo scientifico su cui si basa la valutazione Ue di glifosate".
 
Chissà se ora la stampa generalista che si è mostrata così pronta a lanciare fango sull’Efsa correggerà il tiro. Non che ciò conti più di tanto, perché si sa bene che dopo che una bufala si è incistata nella testa dei lettori una eventuale rettifica serve solo a consolidarla ancora di più.
 
Non resta quindi che annotare l’ennesimo caso di disinformazione su glifosate e su tutti coloro che stanno cercando di gestire questa molecola nel rispetto di regole e procedure, magari attenendosi a quanto dicono le prove, non i chiacchiericci di corridoio.
 
Perché trasformare un chiacchiericcio in grande scoop è atto indegno per tutti... anche per  quotidiani di tiratura nazionale e di visibilità europea.

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