Mal secco Plenodomus tracheiphilus, Deuterophoma tracheiphila, Phoma tracheiphila, Bakerophoma tracheiphila

Classificazione: Funghi > Mal secco

Malattia vascolare, cioè che si insedia nei vasi che trasportano la linfa della pianta, causata dal fungo Plenodomus tracheiphilus (sinonimi: Bakerophoma tracheiphila, Deuterophoma tracheiphila e Phoma tracheiphila) della famiglia Leptosphaeriaceae.
Attualmente, è presente in quasi tutti i paesi agrumicoli del bacino del mar Mediterraneo e del mar Nero.

Biologia

Il fungo penetra attraverso le ferite presenti nei tessuti vegetali. L'inoculo è costituito dai conidi prodotti dai picnidi che si formano su rametti giovani secchi o dal micelio del fungo su superfici legnose dell'albero esposte o su detriti vegetali a terra. Localmente la propagazione della malattia avviene ad opera della pioggia e del vento mentre la diffusione a lunga distanza è operata soprattutto dell’uomo tramite materiale di propagazione (marze) e piantine infette. 
L'intervallo di temperatura in cui possono verificarsi le infezioni è compreso tra 15 e 28°C. Nella fascia mediterranea, i periodi di infezione dipendono dalle condizioni climatiche e stagionali locali: in Sicilia le infezioni si verificano prevalentemente da Ottobre ad Aprile. La durata del periodo di incubazione (periodo di tempo che intercorre tra l’infezione e la comparsa dei sintomi) può variare a seconda della stagione. La temperatura massima per la crescita del fungo (in laboratorio) è di 30°C. Un’umidità relativa prossima alla saturazione o le piogge e temperature tra i 20 e i 25°C favoriscono le infezioni delle ferite artificiali o naturali quali il punto di distacco del picciolo fogliare. Il fungo può rimanere vitale nel suolo all’interno di residui vegetali (foglie, residui di potataura, radici) per mesi o anche anni; la sopravvivenza dipende anche dalle caratteristiche del terreno e nei terreni argillosi è maggiore che nei terreni sabbiosi.

Danni causati

Nella forma più comune i primi sintomi fanno la loro comparsa a fine inverno sotto forma di clorosi delle nervature fogliari, disseccamento dei germogli, delle foglie e dei rametti apicali, caduta delle foglie con persistenza del peduncolo sul rametto. Questi sintomi si diffondono rapidamente verso il basso interessando intere branche. Sovente la sintomatologia riguarda soltanto un settore della chioma perché rispecchia la distribuzione del patogeno all’interno del sistema vascolare dell’albero. Gli alberi vigorosi in genere reagiscono producendo polloni sul tronco e nella porzione basale delle branche interessate dalla malattia. I sintomi tipici del Mal secco sono: colorazione rosa-salmone o arancione del legno (rilevabile scortecciando i rametti con sintomi di disseccamento apicale, nelle branche e nel tronco); presenza di piccolissimi puntini neri (picnidi, i corpi fruttiferi del patogeno) difficilmente rilevabili a occhio nudo, sparsi in modo casuale all’interno di aree di colore grigio- argento sui polloni e sui rametti secchi di 2-3 anni. La malattia progredisce più o meno rapidamente dall’alto verso il basso fino a causare anche la morte dell’ospite.

Interventi agronomici

Il periodo migliore per la potatura di risanamento è tarda primavera - estate, quando i sintomi della malattia sono evidenti e la possibilità di nuove infezioni è ridotta.
Le lavorazioni meccaniche del terreno nei periodi dell’anno piovosi e il diserbo chimico abbinato alla non-lavorazione aumentano il rischio di infezioni radicali, le prime in quanto causano ferite ale radici che possono essere vie di infezione, il secondo perchè favorisce la risalita in superficie dell’apparato radicale aumentando la probabilità di infezioni radicali da contatto con rami infetti lasciati in campo. Le reti antigrandine e i frangivento riducono la probabilità che si creino ferite e conseguentemente il rischio di infezioni sulla chioma degli alberi. Le reti di protezione sono raccomandate soprattutto nei vivai.
Attualmente, in generale, nelle aree agrumicole nelle quali si è insediato il patogeno, il problema è ancora irrisolto ma i suoi effetti possono essere mitigati con l’applicazione di una strategia integrata comprendente l’applicazione di buone pratiche agricole, sintetizzate in apposite linee guida indirizzate principalmente ai limonicultori. Tale strategia è fondata prevalentemente sulla prevenzione e risponde a criteri di sostenibilità ambientale ed economica.

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