Piralide del Mais Ostrinia nubilalis

Classificazione: Insetti > Lepidotteri

Lepidottero diffuso nelle regioni temperate dell'emisfero settentrionali, dall'equatore fino al 58° parallelo. Trova diffusione su tutto in territorio italiano, isole comprese. Suoi ospiti principali (e per i quali riveste grande importanza fitoiatrica) sono mais e sorgo. Tuttavia le larve hanno una dieta altamente polifaga e quindi in grado di infestare numerose piante erbacee, coltivate e spontanee, e anche arboree frutticole. Attacchi di O. nubilalis possono avvenire a carico di polgonacee e chenopodiacee selvatiche, tabacco, barbabietola da zucchero, kenaf, canapa, peperone, melanzana, fagiolino, cardo, asparago, melo, pero, pesco e vite. 

I maschi adulti di O. nubilalis presentano ali anteriori di colore viabile dall'ocra al grigio scuro, solcate trasversalmente, al terzo distale, da una fascia ondulata con marcata dentatura verso l'esterno e dilatazione verso il margine interno. Le ali sono completate da una macchia gialla, in posizione  mediana e spostata verso il margine costale, da una fascia trasversale anch'essa di colore giallo e locata verso la radice dell'ala. Sulle nervature del margine esterno compaiono 6-7 tratti longitudinali di colore giallo. Le ali posteriori sono di colore grigio scuro con fascia submarginale e una macchia oblunga più chiare. Le femmine portano ali anteriori di colore bruno-giallastro chiaro, con bordi bruni, linee trasversali dentate e macchie più scure; ali posteriori biancastre, marginate di scuro, con striatura trasversale incompleta a livello del terzo distale. Raggiungono i 20-30 mm di apertura alare. Le uova, di 0,9 x 0,6 mm, sono di forma subellittica-appiattita, di colore giallo paglierino, deposte i ovoplacche embricate. Le larve mature sono di colore grigiastro, con capo rosso scuro; ciascun segmento porta quattro tubercoli piliferi anteriori e due postareiori più piccoli. Le zampe addominali portano una corona incompleta di una cinquantina di uncini. A maturità raggiungono 20-25 mm di lunghezza. Le crisalidi, di colore rosso mattone, sono dotate di cremaster munito di 7 setole uncinate, molto ravvicinate. Lunghezza: 10-15 mm.

Biologia

Evolve con due generazioni annuali; negli areali dell'Italia settentrionale esiste una popolazione mista formata da biotipi bivoltini e monovoltini. Le popolazioni bivoltine sono caratterizzate da adulti che iniziano gli sfarfallamenti a metà maggio, continuandoli per un mese e mezzo, fino a inizio luglio, con massima intensità fra la prima e seconda decade di giugno; il secondo volo avviene dalla metà luglio alla metà di settembre, con picco massimo riscontrabile tra l'ultima decade di luglio e quella di agosto. Il periodo di volo della popolazione monovoltina è più lungo, partendo dalla fine di maggio e protraendosi per gran parte del mese di settembre. La sovrapposizione dei due biotipi porta ad avere, in estate, la presenza di adulti monovoltini e bivoltini dando origine a voli cumulativi che si attestano su livelli elevati per tutta l'estate e l'inizio dell'autunno. L'attività degli adulti è prevalentemente notturna. Il volo è favorito da tamparature di 18-21°C, ed è invece ostacolato da precipitazioni anche di scarsa intensità (3,5 mm/ora) e da velocità del vento superiori a 27 km/h. Gli accoppiamenti sono consumati nei 2-3 giorni successivi allo sfarfallamento, seguiti dalla deposizione delle uova. Esse sono deposte in ovoplacche contenenti una decina di elementi embricati, sulla pagina inferiore delle foglie, vicino alla nervatura mediana. Più raramente le ovoplacche possono essere ritrovate anche sulla pagina superiore delle foglie e sul fusto. Con spighe già formate, le deposizioni avvengono preferibilmente sulle brattee. Il numero di uova deposte varia in funzione delle condizioni ambientali, passando da una media di 200 a picchi di oltre 800 elementi. L'incubazione può durare 15 giorni, in primavera e nel periodo autunnale e solo 5 giorni in estate. Le larve della prima generazione erodono il parenchima in fogliare in prossimità delle ovoplacche per poi disperdersi e perforare il cartoccio fogliare. Le larve restano fra le foglie del cartoccio apicale per 1-4 settimane e nel corso della quarta-quinta età penetrano nell'asse dell'infiorescenza maschile e nel fusto, scavando gallerie nella zona midollare. Le larve nate in piena estate infestano le spighe, minando il peduncolo e tutolo ed erodendo le cariossidi. Dopo cinque mute è raggiunta la maturità (in circa 35-55 giorni) e avviene l'incrisalidamento, con il polo cefalico rivolto verso l'esterno in un astuccio sericeo tessuto all'interno di una cella nelle parti minate. Spesso le larve mature fuoriescono dal culmo o dall'asse dell'infiorescenza maschile per incrisalidarsi al di sotto delle guaine fogliari o sulle foglie. I nuovi adulti fuoriescono dopo circa venti giorni. Dalle nuove uova deposte viene generata la seconda generazione larvale. Le larve mature delle popolazioni monovoltine e della seconda generazione entrano in diapausa quando la temperatura scende sotto ai 17-18°C per nove-dieci ore, svernando negli stocchi o in altri residui rimasti in campo, interrati o trasportati altrove. In marzo-aprile avviene l'incrisalidamento, svolto anche più tardi dalle popolazioni che compiono una sola generazione annuale.

Danni causati

Su mais e sorgo le larve si nutrono a spese di foglie, dell'asse delle pannocchie e delle spighe. Sulle foglie perforano il cartoccio cagionandone lo sviluppo ed il successivo dispiegamento (sul lembo fogliare compaiono serie lineari e sovrapposte di fori rotondeggianti). Le larve penetrano successivamente nel fusto, attraverso l'ascella delle foglie, minando il fusto o l'asse delle infiorescenze maschili. Le mine sono evidenziate dalla presenza di residui del processo di escavazione che fuoriesce dai fori di entrata e di areazione scavati lungo le gallerie. gallerie possono essere ritrovate anche nell'asse delle pannocchie e nelle spighe. Su queste ultime le larve perforano il peduncolo, arrivando nel tutolo e cibandosi compiendo erosioni sulle cariossidi in fase di maturazione lattea e cerosa. Le piante colonizzate indeboliscono e talora si spezzano, mentre le pannocchie subiscono rotture a livello del peduncolo, che rimane pedule sulla pianta e cadendo al suolo in fase di trebbiatura. Le gallerie realizzate dal lepidottero costituiscono ottimali vie di infezione per patogeni fungini e batterici, con l'inevitabile insorgenza di marcescenze. Meno impattanti risultano i danni arrecati alle cariossidi sotto forma di erosioni; solo su mais dolce questo attacco si rivela grave in quanto le spighe infestate, intere o sgranate, divengono inadatte all'utilizzo industriale. Molto pericolosi si rivelano i danni nei campi dedicati alla moltiplicazione, maggiori perdite economiche registrabili negli appezzamenti per la produzione di ibridi 'single cross'. Su peperone le larve di O. nubilalis attaccano le bacche penetrando al loro interno, rendendole così inadatte al commercio. Tale attività trofica apre inoltre la strada a marciumi batterici. Più sporadici risultano gli attacchi larvali su melanzane, ove il lepidottero scava gallerie nei frutti. Gli attacchi nei confronti dei frutti di pomacee, del pesco e dell'actinidia hanno carattere occasionale e avvengono specialmente nei frutteti inerbiti in seguito alla soppressione delle malerbe tramite sfalcio o lavorazione del terreno: le larve immature salgono sulle piante per scavare gallerie nei frutti e completare lo sviluppo.

Interventi agronomici

I danni si contengono con la coltivazione di ibridi resistenti. La distruzione, attraverso la sfibratura, dei resti della coltura subito dopo la raccolta e tempestivo interramento (almeno una trentina di centimetri di profondità), consente di eliminare un'elevata aliquota di larve.

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