Moscerino minatore fogliare di Patata e Pomodoro Liriomyza bryoniae, Agromyza bryoniae, Liriomyza hydrocotylae, Liriomyza mercurialis, Liriomyza citrulli, Liriomyza nipponallia, Liriomyza solani, Liriomyza triton

Classificazione: Insetti > Ditteri

L. bryoniae è un agromizide di origine mediterranea che si è diffuso nel resto dell'Europa, dell'Africa, in Asia e in Nordamerica.

Gli adulti sono insetti di piccole o piccolissime dimensioni, con corpo generalmente lungo 2-3 mm ma, nell'ambito della famiglia, variabile da 1 a 6 mm. La livrea è nera, grigia o gialla, spesso con caratteristiche pigmentazioni zonali, a volte con riflessi metallici verdi.

Il capo è dicoptico in entrambi i sessi, con fronte e vertice larghi e inserzioni delle antenne distanziate. La chetotassi è caratterizzata dalla presenza delle vibrisse e di un numero variabile di setole fronto-orbitali. Presenti normalmente le setole verticali e setole postocellari, queste ultime sempre divergenti. Le antenne sono brevi e di tipo aristato, con primo flagellomero generalmente breve, globoso od oblungo.

Il torace è ampio e leggermente allungato ma più stretto del capo, di profilo rettangolare, con calli omerali ben sviluppati. La chetotassi comprende setole acrosticali e dorsocentrali in numero variabile e, per ogni lato, una setola omerale, 1-2 notopleurali, due (raramente una) scutellari. Sopralari, infralari e postalari presenti o assenti secondo il genere. Sulle pleure è presente una setola sul episterno dorsale e una sull'episterno ventrale e, in genere, sul proepisterno. Le zampe sono sottili e relativamente lunghe e presentano setole in numero e posizione variabile sulle tibie anteriori e medie. Le ali sono relativamente ampie, in genere ialine, con lobo anale poco pronunciato e alula piccola ma ben sviluppata.

La nervatura alare è caratterizzata, in generale, dalla posizione basale delle nervature trasversali e dalla netta evidenza delle vene longitudinali. 

L'addome è conico-cilindrico, affusolato nella parte posteriore, composto da sei uriti apparenti. Nelle femmine il tergite e lo sternite del settimo urite sono fusi in modo da formare una guaina sclerificata in cui si ritrae l'ovopositore. Nel maschio, gli sterniti sesto e settimo sono assenti.

Uovo di forma ovale, di colore bianco o giallastro. 

Larva apoda, di forma cilindrica e affusolata alle due estremità. La lunghezza della larva matura, di norma, è dell'ordine di 2-3 mm. 

Pupario dall'aspetto variabile, dalla tipica forma a barilotto, ad una forma marcatamente allungata. La superficie esterna può mostrare o meno una segmentazione, liscia o più o meno rugosa. Il colore varia dal nero, al bruno, al bianco giallastro.

 

Biologia

Il ciclo biologico di L. bryoniae può essere, secondo la specie, univoltino o polivoltino. In questo caso, il numero di generazioni che si susseguono durante l'anno dipende dalle condizioni ambientali, aumentando nelle regioni tropicali o subtropicali all'aperto o in quelle temperate in serra. Il fattore ambientale più importante è la temperatura, che influisce sia sulla durata dello stadio larvale sia sulla durata della ninfosi. Lo sviluppo postembrionale si svolge attraverso tre stadi di larva e uno di pupa.

Le uova sono fissate, per mezzo di punture praticate con l'ovopositore, sotto l'epidermide delle piante ospiti, in corrispondenza degli organi che subiranno l'attacco. L'incubazione dura pochi giorni e la larva neonata si sviluppa nutrendosi a spese dei tessuti interni. La durata dello sviluppo larvale varia in funzione di fattori sia esogeni (ambiente, pianta ospite) sia endogeni (specie). Le specie polivoltine danno larve voraci che si alimentano e sviluppano in tempi brevi, in funzione della temperatura e della pianta ospite (in circa una settimana). La larva di L. bryoniae completa il suo sviluppo in circa 12 giorni con temperature di 15 °C e in meno di 5 giorni a temperature di 25 °C.

La ninfosi dei fillominatori si svolge in generale nel terreno: al termine dello sviluppo, la larva fuoriesce dall'organo colpito e si lascia cadere a terra, impupandosi, oppure è il pupario che cade, dopo che la larva è fuoriuscita dalla mina e ha subito la muta. Raramente, invece, l'impupamento ha luogo all'interno della foglia, alla fine della mina. Nel caso degli agromizidi che minano i semi o gli steli, la ninfosi si svolge invece all'interno dell'organo colpito, almeno nella maggior parte delle specie. La durata dello stadio di pupa può variare, in funzione della specie, da un minimo di cinque giorni a periodi dell'ordine di 6-10 mesi.

 

Danni causati

I danni causati da L. bryoniae si configurano in differenti modalità; quelli più evidenti sono causati dalla escavazione delle gallerie da parte delle larve fillominatrici, ai quali si può aggiungere quelli causati dalle femmine con il loro ovopositore.

Le mine rappresentano un fattore di danno sotto due differenti aspetti: uno di tipo quantitativo, l'altro di tipo qualitativo. Il danno quantitativo consiste nella perdita parziale della capacità di assimilazione dell'apparato fogliare, con conseguente riduzione della capacità fotosintetica. L'entità di questo danno dipende dall'intensità degli attacchi e da caratteristiche intrinseche delle piante: le parti colpite sono destinate a necrotizzare, con la pianta che reagisce anche formando calli cicatriziali che circoscrivono il danno. Un attacco intenso può provocare filloptosi, ovvero disseccamento precoce seguito dalla caduta della foglia. Al danno diretto causato dalla larva si aggiunge spesso il danno indiretto dovuto all'insediamento di microrganismi patogeni (funghi e batteri). Il danno qualitativo consiste invece nel deprezzamento o nella perdita di valore commerciale che il prodotto subisce a causa della presenza delle mine. Questo aspetto riguarda in particolare i fiori recisi, le piante ornamentali e gli ortaggi a foglia e le erbe fresche.

Altro fattore di danno è costituito dalle punture praticate dalle femmine, sia per deporre le uova sia per alimentarsi. L'entità del danno e la tipologia sono associate alla frequenza delle punture e al contesto specifico e consistono in deprezzamenti di natura estetica, avvizzimento delle piantine in semenzaio, predisposizione all'ingresso di altri patogeni e, occasionalmente, trasmissione di virus ad alta infettività, quali i 'mosaici'.

 

 

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