2013
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Pan, osservazioni su difesa fitosanitaria e controllo delle attrezzature

Piano di azione nazionale sull'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari - Le posizioni dei portatori di interesse sui temi della difesa fitosanitaria a basso apporto di prodotti fitosanitari e sul controllo delle attrezzature

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© Kara - Fotolia

Terzo appuntamento (qui il primo e qui il secondo) con l’esame delle varie posizioni sul Pan, il Piano di azione nazionale sull'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari.
E’ il risultato della consultazione pubblica che ha portato alla raccolta di 750 pagine di osservazioni e commenti elaborate da 112 portatori di interesse sull’attuale bozza. Entro l’anno la versione definitiva?

In questo numero prendiamo in considerazione le principali osservazioni emerse nei “Capitoli”:
• Difesa fitosanitaria a basso apporto di prodotti fitosanitari
• Controllo delle attrezzature

Le principali osservazioni sulla “Difesa fitosanitaria a basso apporto di prodotti fitosanitari” prevista dal PAN
Le varie proposte di modifica giungono sia dalla componente ambientale, sia da parte del mondo accademico e delle associazioni agricole.
Il “mondo green” mira ad inserire nel PAN obiettivi numerici e misurabili, nel corso dei cinque anni di validità del Piano:
- aumento del 20% della SAU nazionale della superficie investita ad agricoltura biologica ai sensi del Reg CE 834/2007;
- incremento minimo del 50% delle adesioni per la difesa integrata volontaria;
- una riduzione, non inferiore al 80% rispetto ai quantitativi utilizzati nell’anno precedente l’entrata in vigore del piano, dell’impiego di prodotti fitosanitari a base di sostanze attive individuate come candidate alla sostituzione.

La parte ambientale vorrebbe inoltre la completa sostituzione, entro due anni dall’adozione del Piano, dei prodotti fitosanitari a base di sostanze attive che rientrano nell’elenco delle sostanze prioritarie pericolose del decreto legislativo 10 dicembre 2010, n. 219 e s.m.i. (sostanze attive candidate alla sostituzione per la prossima revisione che terminerà tra un decennio). Ma questo creerebbe una condizione di concorrenza sleale da parte di quei paesi della comunità in cui questi vincoli non sono in vigore e, nel caso, si ipotizza già un ricorso a Strasburgo su questioni legate alla libera concorrenza.
Altro obiettivo green: massima riduzione possibile dei prodotti fitosanitari classificati pericolosi per l’ambiente acquatico e loro completa sostituzione, entro dicembre 2020, con:
- prodotti fitosanitari meno pericolosi;
- con misure di prevenzione basate su metodi agro-ecologici (allegato III del decreto legislativo n. 150/2012);
- sistemi di lotta biologica e controllo biologico delle avversità e con prodotti fitosanitari a base di sostanze attive a basso rischio, definite ai sensi dell’articolo 22 del regolamento (CE) n.1107/2009.
Ma anche in questo caso tutti a Strasburgo…l’Europa è una e gli strumenti a disposizione degli agricoltori devono essere gli stessi.
Queste ultime due richieste (eliminazione prodotti candidati alla sostituzione e dei prodotti pericolosi per l’ambiente) potrebbero invece essere inserite nei disciplinari di produzione ed essere vincolanti per la “difesa integrata volontaria” (invenzione tutta made in Italy).

Il mondo accademico e le associazioni agricole evidenziano come l’obiettivo di contenere l’uso degli agrofarmaci a favore di prodotti fitosanitari di origine naturale e a basso impatto, non è direttamente collegato ad un miglioramento delle condizioni della salute umana e dell’ambiente (anche la cicuta è naturalissima…ma non fa benissimo all’uomo).
Inoltre la revisione dei prodotti fitosanitari (direttiva 91/414/CEE), ha già portato al ritiro dal mercato di quasi il 70% delle sostanze attive. Anche la revisione della direttiva sulla commercializzazione dei prodotti fitosanitari (regolamento 1107/2009) potrebbe causare una ulteriore perdita di sostanze attive dal 9% al 25%.  Per tale motivo, secondo ricercatori, tecnici e produttori è indispensabile individuare obiettivi concretamente raggiungibili evitando di fissare ulteriori restrizioni a tavolino che farebbero ulteriormente diminuire i mezzi tecnici a disposizione degli agricoltori a favore dell’insorgenza di ceppi di patogeni resistenti.

Le principali osservazioni sulle “Controllo delle attrezzature” prevista dal PAN
La componente agricola manifesta il timore che l’attività dei controlli funzionali possa avere un impatto pratico non sostenibile (in quanto a tempi).
Le stime ufficiali indicano che che circa 600.000 macchine dovranno essere sottoposte a controllo (anche se da parte mia ritengo che ognuna del 1.670.000 aziende agricole censite dall’ultimo censimento agricolo avrà almeno un atomizzatore o una barra per il diserbo…).
Si propone di far riferimento ad una appropriata programmazione dei controlli e di adottare una opportuna scalarità, per non riversare sulle imprese agricole un obbligo di difficile attuazione. Per gli agricoltori occorrerebbe procedere ad una netta riduzione delle attrezzature da sottoporre al controllo, rinviando l’elencazione ad un successivo decreto ministeriale così da limitare la previsione iniziale alle sole attrezzature  capaci di produrre un maggiore impatto.
Perplessità anche da parte delle Regioni: tenendo presente che il numero di tali macchine ammonta a più di 600.000 (per me almeno 1.600.000…) e che ad oggi sono state sottoposte a controlli funzionali meno del 3% di esse (per me meno circa l’1%, cisto che si vocifera di 15.000 macchine controllate), il lavoro da fare per i prossimi quattro anni è davvero notevole. Inoltre la dislocazione dei centri di controllo è fortemente disomogenea a livello regionale.

Sempre gli agricoltori lamentano l’impossibilità di individuare criteri di priorità sulla base della vetustà delle macchine, in assenza di dati (non essendo iscritte ad alcun registro…quanti anni ha realmente l’atomizzatore presente in azienda?).

Sono in molti a pensare che non sia possibile rispettare le scadenze del PAN per la enorme quantità di macchine da revisionare. Io in primis. E quanto accaduto sino ad oggi non mi fa presagire che avranno ragione.

Altro piccolo problema…chi paga questo controllo funzionale? Si parla di 250-300 Euro per ogni macchina.
Potrebbero essere inseriti nei programmi operativi delle Op, ma anche qui siamo nel mondo delle ipotesi.

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