2017
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È il momento di clortoluron, da solo o in miscela

Le imminenti semine dei cereali inducono a programmare gli interventi con diserbanti. Clortoluron si conferma soluzione efficace, anche in ottica antiresistenze

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A sinistra, chiara inefficacia del trattamento contro papavero, probabilmente dovuta a fenomeni di resistenze agli Als inibitori

Fonte immagine: Donatello Sandroni

Clortoluron da solo, oppure in miscele a due vie insieme a diflufenican.
Questo è ciò che risulta consultando la banca dati Fitogest.com tramite l’apposita ricerca per i formulati che risultano attualmente in commercio.

Clortoluron è peraltro una sostanza attiva che ha ormai spento le 46 candeline, risultando la prima registrazione in Italia risalente al 31-07-1971.
 
Il quadro normativo più recente che riguarda clortoluron è additabile nel Regolamento di esecuzione (Ue) n. 533/2013 della Commissione del 10 giugno 2013, il quale modifica il precedente regolamento di esecuzione (Ue) n. 540/2011 per quanto riguarda la proroga dei periodi di approvazione di alcune sostanze attive fra cui clorotoluron, le cui registrazioni sarebbero altrimenti scadute nel marzo 2016.
 
A lungo clortoluron ha rappresentato uno dei pilastri dei diserbi dei cereali a paglia, anche grazie alla sua relativa economicità, efficacia ad ampio spettro e persistenza d’azione. Affidargli la coltura in pre-emergenza consentiva infatti alle piante di svilupparsi nel pulito fin dall’inizio, presentandosi a fine inverno nelle migliori condizioni per iniziare la levata.
 
Poi però, dalla fine degli anni '80, la pratica dei diserbi di pre-emergenza dei cereali è andata progressivamente declinando a seguito dell’avvento dei diserbanti solfonilureici di post-emergenza, più moderni, dosabili a poche decine di grammi, di scarsa persistenza e di ottimo profilo tossicologico e ambientale.
Peccato però che siano molecole ad alta specificità d’azione, quindi soggette a resistenze a seguito di usi reiterati per molti anni.

L’avvento di altre solfoniluree applicabili alle colture in rotazione coi cereali ha poi aggravato ulteriormente la pressione selettiva fino ad oggi, in cui molti sono ormai gli areali ove proliferano malerbe cui gli Als inibitori appaiono poco più che acqua fresca.  
 
Fra le soluzioni consigliabili per alternare gli approcci tecnici differenti è proprio clortoluron, tornato in auge in tempi recenti e oggi proposto in formulazioni liquide a diversa percentuale di sostanza attiva. Questa può inoltre essere proposta da sola, prestandosi a miscele estemporanee, oppure già preformulata con diflufenican, atto ad ampliarne lo spettro d’azione soprattutto verso le infestanti dicotiledoni.
 

Clortoluron in sintesi

Trattasi di erbicida selettivo della famiglia delle feniluree, capace di agire sia per assorbimento radicale, sia per contatto fogliare. Ciò ne permette l’applicazione in pre-emergenza o in post-emergenza precoce.
Soluzione questa che pare consigliabile soprattutto su grano duro quando si applichino miscele a due vie.

Clortoluron agisce arrestando i processi fotosintetici nonché inibendo le divisioni cellulari nei meristemi. L'effetto erbicida si manifesta quindi sia con una stentata crescita delle malerbe, sia tramite progressive clorosi. Il Hrac lo ha classificato nel gruppo C2, fra gli inibitori della fotosintesi del PS II. Buona la persistenza in campo, stimabile a seconda delle condizioni fra i due e i quattro mesi.
 
Tecnicamente clortoluron è indicato nel controllo di infestanti graminacee e dicotiledoni quali Alopecurus spp., Avena spp., Lolium spp., Apera, Poa spp., Capsella b.p., Centaurea, Matricaria spp., Polygonum aviculare e Stellaria media. Per completarne lo spettro, clortoluron può essere utilizzato in miscela con altri prodotti.
 

Il partner d’elezione

Come detto, clortoluron può essere presente in commercio anche in miscela con diflufenican, erbicida antidicotiledonare ad ampio spettro dotato anche di una certa azione secondaria contro le graminacee. Fra le infestanti controllate da diflufenican ricadono infatti dicotiledoni quali amaranto, farinello, papavero, correggiola, silene, ravanello selvatico, anagallide, veronica, crisantemo e romice. Risultano inoltre mediamenti sensibili attaccamani, falsa camomilla, borsa del pastore, senape selvatica, spergola e giunco.

Anche diflufenican, come clortoluron, può essere impiegato sia nelle applicazioni di pre-emergenza, sia in post-emergenza precoce, ovvero fino a 2-4 foglie vere.
Cioè timing compatibili con quelli di clortoluron. L'efficacia dell'applicazione si apprezza tramite imbiancamento e successiva colorazione rosa-violacea delle giovani infestanti. Tale fenomeno è legato al blocco della sintesi dei pigmenti carotenoidi, motivo per cui il Hrac lo ha collocato nel gruppo F1, complementare a quello di clortoluron. Ciò esalta quindi l’efficacia del prodotto anche in ottica antiresistenza.
 

I formulati in banca dati

Presenti in banca dati Fitogest.com, per lo meno come prodotti autorizzati al commercio, risultano cinque differenti soluzioni contenenti solo clortoluron, a diverse concentrazioni, nonché tre formulati a due vie, di fatto identiche quanto a composizione.
 
Quattro le opzioni con la sostanza attiva dosata a 500 g/L, ovvero Chlortosint (Nufarm), Lentipur FL (Euro Tsa), Sorpasso 500 FL (Nufarm) e Tolurex SC (Adama).

Algor Platin (Siapa e Sumitomo) invece contiene 600 g/L di clortoluron e 40 g/L di diflufenican.
 
Due invece, come detto, le miscele contenenti 400 g/L di clortoluron e 25 g/L di diflufenican. Trattasi di Legacy Plus (Adama) e Zodiac Dicuran DFF (Bayer).

Al momento del trattamento è bene che il terreno sia ben sistemato e privo di zolle, mentre il seme deve essere coperto alla giusta profondità, ovvero quattro centimetri circa.

Il miglior effetto sulle dicotiledoni si ottiene intervenendo in pre-emergenza o, in post-emergenza, trattando allo stadio compreso tra la seconda e la quarta foglia. Per verificare le colture registrate e le dosi consigliate si consiglia di consultare direttamente le etichette dei singoli formulati commerciali. Pure si consiglia, prima di applicare, di verificare la sensibilità al prodotto delle singole varietà seminate.

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