2018
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Il "dialogo" di BASF con agricoltori e giornalisti

Presso la sede di OrtoSole a Maccarese (Rm), l'azienda apre il dialogo congiunto tra chi produce e chi comunica

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Un momento del Listening tour organizzato da BASF

Fonte immagine: Ivano Valmori

Si chiama "Listening tour" ed è il nuovo format con cui BASF ha deciso di ampliare il proprio dialogo con agricoltori e il mondo della stampa tecnica agricola.

Alla presenza di giornalisti italiani, greci e spagnoli Livio Tedeschi (vicepresidente di BASF Crop Protection Europa) e Alberto Ancora (responsabile di BASF Crop Protection per il Sud Europa) hanno incontrato direttamente in campo quattro importanti produttori delle eccellenze del made in Italy agroalimentare:
  • Alessandro Tiozzo di OrtoSole (150 ettari di produzione orticola a Fiumicino)
  • Riccardo Garrione di Coppo & Garrone (750 ettari di riso e 250 ettari di mais a Trino Vercellese)
  • Emanuele Bellassai di Bella Assai (80 ettari di uva da tavola e 10 ettari di agrumi a Mazzarone)
  • Roberto Gugliotti dell'omonima azienda (235 ettari di cui 50 a pomodoro da industria, 35 a cavolo, 25 ad asparago, 10 a finocchio, 40 a uva da vino, 15 a cece e 60 a grano duro a Foggia).

Zone diverse, colture diverse, problematiche diverse ma un solo obiettivo comune: produrre alimenti espressione del territorio di origine per un consumatore sempre più esigente e informato ed in un mercato estremamente competitivo.
In due ore di dialogo, coordinato da Lorenzo Tosi di Terra e Vita, sono state trattate problematiche estremamente variegate: dal ricambio generazionale all'agricoltura digitale, dai cambiamenti climatici alle richieste del mercato, dall'introduzione di nuovi parassiti e malattie all'estrema complessità normativa del settore.
 

Da sinistra: Alessandro Tiozzo, Lorenzo Tosi, Manuela Pirovano, Roberto Gugliotti, Riccardo Garrione, Emanuele Bellassai
(Fonte foto: Ivano Valmori)

Ho scelto tre temi che ritengo possano essere interessanti per i lettori di AgroNotizie.
 

L'agricoltore non esiste

L'agricoltore come viene dipinto dalle "cartoline nostalgico bucoliche" non esiste più e lo stesso agricoltore inteso come generico "coltivatore della terra" non è mai esistito, infatti esiste l'orticoltore di Fiumicino che ha esigenze e problematiche completamente diverse dal produttore di uva da tavola di Mazzarone o dal risicoltore di Vercelli.

In pratica in Italia esistono oltre 250 diversi tipi di agricoltore specializzato (maidicoltore, risicoltore, peschicoltore, viticoltore, olivicoltore) e ognuna di queste professionalità acquisisce competenze specifiche nel suo territorio (l'olivicoltore della riviera del Garda avrà esigenze ed expertise decisamente diverse dall'olivicoltore di Lecce) per cui per dialogare con ognuno di questi è necessario conoscere in dettaglio colture, territori, tecniche colturali e problematiche estremamente specifiche.

L'Italia rappresenta, per la propria biodiversità, un patrimonio agricolo unico a livello mondiale ma, al contempo, un livello di complessità e un'esigenza di specializzazione praticamente infinito.
E questo rappresenta un problema di non poco conto per chi vuole essere vicino ai produttori italiani; sarebbe molto più semplice operare con un latifondista monocoltura di Canada o Brasile!

Una coltura, una tecnica colturale, una competenza tecnica, una expertise unica.
 

Il "prodotto" non è la soluzione

Durante tutto l'incontro non si è mai parlato di sostanze attive, prodotti commerciali o tecniche di difesa delle colture (nonostante l'evento fosse organizzato da chi svolge un ruolo importante in questo settore). 
La protezione delle colture viene sempre maggiormente inserita in una visione "olistica" di ogni unità produttiva (campo, specie, varietà) in cui la tecnica colturale, la scelta agronomica, la scelta varietale, la fertilizzazione, la gestione della pianta, la conservazione della biodiversità e l'utilizzo integrato di tutte le tecnologie e di tutti i mezzi tecnici diventano componenti essenziali per prevenire l'esigenza di ricorrere ai trattamenti.

E' per questa ragione che BASF negli ultimi anni ha posto particolare attenzione non solo alla messa a punto di nuovi prodotti (con registrazioni in molte colture) ma anche a tutte le altre tecniche indispensabili per l'agricoltura sostenibile: dai feromoni ai prodotti specialistici, da plastiche biodegradabili al loro razionale utilizzo in campo per favorire la bio-gestione del suolo e della fertilità, dalla gestione delle acque di lavaggio dei mezzi alle plastiche speciali per le serre, dalle soluzioni di agricoltura digitale a tutti i sistemi previsionali che integrano dati meteo a comportamenti dei singoli parassiti e patogeni.

Uno sforzo immane e una volontà ferrea per un'azienda che ha come slogan "noi creiamo la chimica" e tutta una storia improntata a questo obiettivo.
E proprio nella consapevolezza che "il prodotto non è la soluzione" ma una parte della soluzione, la richiesta unanime che è arrivata dai quattro produttori è quella di intervenire affinché i pochi prodotti rimasti per la protezione delle colture (da mille molecole a 300 in meno di dieci anni) possano essere usati tutti, nel rispetto delle etichette e delle prescrizioni ma senza le limitazioni previste da 21 disciplinari regionali di produzione integrata che, in molti casi, prevedono "liste di proscrizione" in cui si riducono i pochi prodotti utilizzabili per molte colture di nicchia.
 

Si fa tutto per il consumatore

Molto chiara anche la consapevolezza, da parte di tutti i partecipanti che lo sforzo di produrre bene, in modo salubre e nel rispetto dell'ambiente lo si fa innanzitutto per il consumatore che, negli ultimi anni, è cambiato molto.
Oggi il consumatore si documenta, vuole conoscere, è curioso, è più attento e cerca prodotti "sicuri e con una storia".

Le quattro aziende presenti hanno bellissime storie da raccontare al consumatore: storie di professionalità e di fatica, storie di visioni e di delusioni, storie di risultati e di eccellenza. E come loro migliaia di aziende italiane hanno la loro storia da raccontare.

Purtroppo i molti sforzi fatti in campo non sempre sono ripagati dalla vera consapevolezza del consumatore; molte volte le eccellenze vengono trattate come commodity e invece di esaltarne il valore si decade nella battaglia del prezzo.
E' questa la vera sfida dell'agroalimentare made in Italy. BASF lo ha capito molto bene come testimonia l'impegno nella comunicazione e la nascita di una specifica pubblicazione "L'agricoltore: il lavoro più importante della terra".
 

(Fonte video: BASF)
 

L'impegno di BASF

Alessandro Tiozzo e Alberto Ancora hanno concluso l'incontro con un vero e proprio impegno: fare tesoro degli elementi raccolti dal dialogo per essere sempre maggiormente vicini ai produttori italiani.

E questo è in linea con quanto riportato in questa pagina web del sito BASF. Sosteniamo gli agricoltori perché siamo tutti nelle loro mani.
 

(Fonte foto: Ivano Valmori)

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