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Rameici, pericolo pubblico numero uno. Ma qualcuno ci crede ancora?

Normativa europea: l'Efsa ha condotto un monitoraggio sui livelli di rame nei suoli e nelle acque superficiali dei paesi dell'Ue

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Rameici, il monitoraggio effettuato dall'Efsa nelle acque superficiali offre spunti interessanti

Fonte immagine: © Sl.Marina - Fotolia

Ormai anche per gli addetti ai lavori ci vuole la bussola per tenere dietro alle pubblicazioni dei risultati di valutazioni riguardanti prodotti rameici utilizzati come agrofarmaci.

L’ultima uscita, in ordine di tempo, è il report dell’Efsa sui monitoraggi dei livelli di rame raccolti dalla Task Force Rame nei suoli e nelle acque superficiali dei paesi dell'Unione europea per saggiarne il livello di contaminazione ambientale. Scopo dell’indagine è aggiornare la valutazione del rischio del celebre agrofarmaco nei confronti degli organismi del suolo e di quelli acquatici, ben sapendo che la contaminazione non proviene esclusivamente dall’uso del prodotto in ambito fitoiatrico, anche se nei vigneti è prevalente.

L’elaborazione dei dati raccolti ha confermato le criticità emerse dalle numerose valutazioni effettuate negli ultimi anni e la necessità di limitare i dosaggi del prodotto, specialmente nelle zone dove la concentrazione del metallo è più elevata (tipicamente i vigneti).
Osservando le tabelle riassuntive, nel terreno il cosiddetto “background” (livello di fondo) del rame è pari a 11,5 ppm. Nei vigneti la media sale a 77,7 ppm, contro 22 nei seminativi e 22,5 nei frutteti. Ma è il risultato dei monitoraggi effettuati nelle acque superficiali a offrire gli spunti più interessanti: secondo analisi effettuate su 807 campioni, la concentrazione di rame disciolto varia da 0,08 a 14,6 µg/L, con una mediana di 0,88 µg/L.

Nella terzultima pubblicazione dell’Efsa in materia di rame usato in fitoiatria, il riassunto della valutazione del dossier di rinnovo dell’approvazione Ue della sostanza, il livello massimo di rame compatibile con il mantenimento in salute degli organismi acquatici varia da 0,34 a 1,24 µg/L, valore inferiore alla maggioranza delle quantità riscontrate nei monitoraggi.

Quindi delle due l’una: o tutti gli organismi acquatici sono spariti dalle acque europee e non ce ne siamo accorti, oppure qualcosa non va nelle metodologie adottate per valutare il rischio di una sostanza che allo stesso tempo ha attività fungicida, è un micronutriente indispensabile per la vita degli organismi vegetali e animali e, a concentrazioni elevate, è anche un veleno. Un po’ come il calabrone: secondo gli esperti di aerodinamica non dovrebbe essere in grado di volare, ma lui non lo sa…

Approfondimenti per studiosi, addetti ai lavori o semplicemente curiosi
  • "Outcome of the Consultation with Member States, the Applicant and Efsa on the Pesticide Risk Assessment for Copper Compounds Copper (I), Copper (II) Variants Namely Copper Hydroxide, Copper Oxychloride, Tribasic Copper Sulfate, Copper(I) Oxide, Bordeaux Mixture in Light of Confirmatory Data". Efsa Supporting Publications 15, n. 9 (1 settembre 2018): 1486E.
  • European Food Safety Authority (Efsa), Maria Arena, Domenica Auteri, Stefania Barmaz, Giulia Bellisai, Alba Brancato, Daniela Brocca, et al. "Peer Review of the Pesticide Risk Assessment of the Active Substance Copper Compounds Copper (I), Copper (II) Variants Namely Copper Hydroxide, Copper Oxychloride, Tribasic Copper Sulfate, Copper (I) Oxide, Bordeaux Mixture". Efsa Journal 16, n. 1 (1 gennaio 2018).

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