2019
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Cracking e Drosophila, strategie per la difesa al Simposio della ciliegia

Dalla teoria di Moritz Knoche dell'Università di Leibniz sulla rottura dell'epidermide del frutto, alle strategie da adottare contro la Drosophila suzukii con la relazione di Nicola Mori dell'Università di Padova

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Il Simposio internazionale della ciliegia si è svolto il 22 e 23 maggio scorsi a Vignola

Fonte immagine: © emirkoo - Fotolia

Cracking e Drosophila suzukii, le due sventure fanno passare notti insonni ai cerasicoltori, non solo agli italiani. Il problema cracking è stato affrontato a Vignola, durante il Simposio internazionale della ciliegia, il 22 e 23 maggio scorsi. D'altra parte il problema non potrebbe essere più d'attualità: la primavera piovosa di quest'anno ha compromesso gran parte della produzione di ciliegie precoci, in particolare in Puglia, la regione numero uno in Italia per produzione di ciliegie.

Durante la sessione convegnistica del Simposio di Vignola, Moritz Knoche, dell'Università di Leibniz, Hannover, ha esposto una nuova teoria sulla motivazione per la quale le ciliegie si spaccano. Il cracking, ovvero la rottura dell'epidermide del frutto, può causare danni ingenti al cerasicoltore. Secondo Looney  N. E. (1985) sopra al 25% dei frutti spaccati non c'è più convenienza nella raccolta. Si è sempre pensato che i frutti si spacchino per l'aumento della pressione interna, in conseguenza dell'assorbimento di acqua (teoria del 'turgore critico'), eppure non ci sono evidenze scientifiche per quest'ipotesi. Moritz Knoche ha portato al Simposio una nuova teoria.

Secondo la relazione di Knoche, che riassume il risultato di ricerche sperimentali, "nella buccia, e in particolare nella cuticola, si sviluppa una tensione durante la fase numero 3 di crescita (lo stadio 3 rappresenta la fase finale di rapida crescita e consiste nella distensione cellulare della polpa. Generalmente, la suscettibilità alle spaccature aumenta durante questo stadio dove la crescita del frutto è più rapida). Lo stress nella buccia determina tensioni e microfessurazioni nella cuticola. Inoltre, l'umidità della superficie e della cuticola in tensione aggrava le micro-spaccature, le quali a loro volta compromettono le funzioni di barriera della cuticola e concentrano l'assorbimento dell'acqua in una particolare regione della superficie del frutto. L'acqua passa la cuticola e penetra nel frutto. L'assorbimento di acqua causa il rompimento delle singole cellule".
A portare alla spaccatura della buccia è la separazione delle cellule lungo le loro pareti rigonfiate.

La nuova teoria è stata chiamata della 'Cerniera lampo'. Knoche, nella sua relazione, trae le conclusioni di questa nuova ipotesi, indicando le possibili contromisure per evitare il temuto cracking. E' importante tenere in considerazione, al momento della selezione della cultivar da impiantare, la suscettibilità alle spaccature; le protezioni anti-pioggia sono un mezzo efficace per prevenire e ridurre l'umidità; la fornitura di calcio (Ca) è importante nella formazione delle pareti cellulari. Soprattutto il professore avverte: "i tentativi di ridurre l'energia dell'assorbimento osmotico dell'acqua con l'applicazione di soluzioni contenenti osmoliti è improbabile che abbia successo. Infine, dovrebbe essere segnalato che la panacea che ridurrà le spaccature dei frutti non è sul mercato, al momento. Gli agenti formati film - a meno che non vengano applicati selettivamente solo sui frutti - bloccheranno gli scambi gassosi della foglia compromettendo quindi la fotosintesi e la respirazione. Inoltre, la resistenza di questi film alla penetrazione dell'acqua di solito non è sufficiente".

In tema di difesa, all'Ics, è stato fatto il punto anche sulla questione Drosophila suzukii. Il dittero è presente in Italia dal 2009 e, secondo la relazione di Nicola Mori dell'Università di Padova, provoca perdite annue stimate fra i 3 e i 5 milioni di euro. La sua rimozione dalle zone in cui è presente è impossibile (Eppo 2018). Per riuscire a contenere Drosophila suzukii non bastano mezzi chimici o fisici, serve una strategia integrata, oltre a mezzi fisici, come le reti, e chimici, è importante la gestione colturale del frutteto.
 

D. suzukii è in grado di ovideporre su una vasta gamma di frutti, capace di svilupparsi a temperature che vanno dagli 11 ai 28-30°, ha un ciclo di sviluppo molto rapido e si riproduce molto velocemente. La lotta all'insetto che arriva dal Giappone è puntata sul contenimento degli adulti, per questo è molto importante il monitoraggio. I mezzi chimici non bastano, le reti sono molto efficaci se correttamente gestite ma, come scrive proprio Mori, secondo gli studi fatti, "le soluzioni migliori sono la copertura a file, con doppio strato nella parte superiore e la copertura dell'impianto, lasciando ampi spazi perimetrali per la movimentazione dei mezzi agricoli".

Oltre a chimica e reti, il cerasicoltore deve mettere in atto strategie agronomiche: uso della pacciamatura sulla fila, sfalci frequenti tra le file e irrigazione a goccia servono a ridurre l'umidità. Gli studi hanno infatti dimostrato che Drosophila suzukii si sviluppa benissimo con l'umidità e a temperature fresche, nella chioma i punti maggiormente infestati sono sempre al centro, ecco dunque che diventa importante potare in modo che ci sia ricircolo d'aria.

D'aiuto è la cattura massale con trappole a condizione però che le stesse siano posizionate fuori dal frutteto, sui bordi, non direttamente sugli alberi. E' fondamentale poi, durante la raccolta e durante il periodo di maturazione, non lasciare sugli alberi frutti infestati e raccogliere da terra le ciliegie che cadono. I frutti caduti o infestati, sugli alberi, rappresentano una sorgente di nuovi individui.

Per quanto riguarda la lotta biologica, molte speranze suscitano alcuni funghi entomopatogeni (Beauveria bassiana, Metarhizum anisopliae e Isaria fumosorosea) e alcuni nematodi (Heterorhabditis bacteriophora, Steinemema carpocapsae, S. feltiae, S. kraussei) ma ora devono essere testati a pieno campo.

Plantgest e AgroNotizie sono stati media partner dell'evento

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