2019
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Bio: a rischio il 50% delle certificazioni per un problema di residui

Il mondo del biologico in apprensione per la proposta del Mipaaft di abbassare i limiti di residuo dei fosfiti nell'ortofrutta

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Il Mipaaft sta cercando di risolvere l'annoso problema della contaminazione delle derrate alimentari da residui di sostanze non ammesse in biologic

Fonte immagine: © Jurgen Falchle - Fotolia

Il mondo del biologico è in subbuglio per l’intenzione del Mipaaft di rivedere i limiti massimi di residuo di acido fosfonico e/o fosforoso (non sono sinonimi ma tautomeri) sulle derrate alimentari prodotte in biologico. Secondo alcune indiscrezioni l’ortofrutta biologica, per non perdere la certificazione non dovrà contenere livelli di acido fosfonico/fosforoso superiori a 0.05 mg/kg (0.1 mg/kg se provenienti da coltivazioni arboree per un periodo transitorio di 24 mesi), e nemmeno acido etilfosfonico, che condannerebbe la partita a non essere venduta come biologico anche in assenza dell’altra sostanza. La logica della prescrizione è quella di impedire la vendita come biologica di merce che durante la coltivazione è stata trattata con prodotti non ammessi, tipicamente il fungicida Fosetil-Al, che ha come principali metaboliti i due composti fosfatici citati.

Secondo le principali associazioni del bio, questo limite sarebbe troppo basso rispetto a quello proposto dall’Eocc (European Organic Certification Council, l’organizzazione europea degli enti certificatori del biologico), che prevede un limite maggiore (fino a 2 mg/kg) e ispezioni ai produttori al posto della de-certificazione della produzione, e comporterebbe l’impossibilità di mantenere la certificazione biologica per il 50% dell’ortofrutta italiana.
In particolare è molto criticata la decisione di prendere il solo acido fosfonico/fosforoso come solo indicatore dell’utilizzo di sostanze non ammesse in biologico, in quanto potrebbe provenire da altre fonti, in particolare da sostanze ammesse in biologico quali purine, letame, alghe o residui della vinificazione o anche dai residui di trattamenti fatti anni prima della conversione in biologico, evento chiamato “presenza inevitabile” dall’organizzazione citata. Per quest’ultima eventualità viene contestato anche il DM 309/2011 sulle “Contaminazioni accidentali e tecnicamente inevitabili di prodotti fitosanitari in agricoltura biologica”, reo di essere troppo restrittivo e di frenare lo sviluppo del biologico. Ma... sarà veramente così?
 

Fosfati, fosfiti e fosfonati

Alcune narrazioni diffuse ad hoc per giustificare o nascondere comportamenti illeciti tendono mettere insieme e ad etichettarli come “naturali” composti contenenti fosforo (P), senza prendere in adeguata considerazione lo stato di ossidazione di questo elemento indispensabile per la vita sulla terra: il fosforo che interessa a noi è quello che prende parte al cosiddetto “ciclo del fosforo” sotto forma di fosfati più o meno solubili, mentre i fosfiti e i fosfonati non vengono minimamente citati.
Il fosforo con numero di ossidazione +3 (quello dei fosfiti) compare nell’orizzonte agricolo con l’avvento del fosfito di potassio, composto inorganico con potere fertilizzante scarso o nullo (le autorità spagnole avevano cancellato le autorizzazioni dei fertilizzanti a base di questo composto proprio per questo motivo) ma con notevole efficacia fungicida, alla base del successo internazionale del fungicida Fosetyl-Al, di cui è metabolita, e stretto parente della sostanza attiva approvata nella Ue nel 2013 con il nome di “Potassium phosphonates”. In agricoltura tradizionale risulta che questo prodotto sia venduto come concime NP, anche se con le metodiche analitiche normalmente utilizzate per l’analisi dei composti del fosforo accreditati di potere fertilizzante (i fosfati) non veniva inizialmente rilevato (da qui la proibizione in Spagna). Appare quindi plausibile la tesi che i fosfiti o fosfonati rilevati in alcuni ammendanti ammessi in biologico non siano di provenienza naturale, o meglio siano di provenienza naturale come lo era la matrina sequestrata in grandi quantità nel 2014 e tornata agli onori della cronaca in questi giorni.
Per questo motivo appare difficile considerare utilizzabili in agricoltura biologica questi ammendanti contenenti fosfiti che sono principalmente prodotti dall’uomo per le loro proprietà fungicide e non certo per il loro potere fertilizzante.
 

Approfondimenti per studiosi, addetti ai lavori o semplicemente curiosi

  • Eoecc – Fosetyl/phosphonic acid

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