2019
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Vespa samurai: la macchina di moltiplicazione è pronta, basta avviarla

Se la valutazione di rischio andrà a buon fine, si potrà procedere al primo lancio dopo la primavera. Più difficile è stabilire quanto tempo impiegherà T. japonicus a fare il proprio lavoro e se i lanci saranno efficaci

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Adulti della vespa samurai in allevamento in tubi di vetro

Fonte immagine: Crea Firenze

La cimice asiatica (Halyomorpha halys), flagello della frutticoltura, in particolar modo nel Nord Italia, potrebbe avere a breve un antagonista naturale capace di tenerla a bada, il Trissolcus japonicus, volgarmente chiamato 'vespa samurai'. Ciò che tutti si chiedono, ora che il dpr n. 102 è entrato in vigore, è quanto tempo il mondo agricolo dovrà attendere prima che il parassitoide sia moltiplicato, lanciato e quanto, soprattutto, il prezioso, minuscolo, alleato impiegherà per riportare in equilibrio il sistema.

Bisogna infatti chiarire subito che, chi avesse immaginato di poter debellare H. halys attraverso lanci controllati di T. japonicus si illude: gli esperti hanno infatti sottolineato che la cimice asiatica è stabilmente presente in Italia e qui resterà. Contrapporle la vespa samurai servirà a ridurne la popolazione e a rendere la sua presenza compatibile con la produttività agricola. Abbiamo cercato proprio di stabilire, attraverso diverse interviste, quanto si dovrà aspettare per avere questo risultato: la buona notizia è che il mondo politico sembra aver capito l'emergenza e che quindi, con ogni probabilità, se la valutazione di rischio andrà a buon fine, si potrà procedere al primo lancio dopo la primavera. Più difficile è stabilire quanto tempo impiegherà il parassitoide, T. japonicus, a fare il proprio lavoro e se la moltiplicazione e i lanci saranno efficaci.


La politica

Ricapitolando, con la promulgazione del dpr 102 che riguarda le norme necessarie all'immissione in Italia di insetti alieni (la vespa samurai è originaria dell'Asia) allo scopo di usarli nella lotta biologica, un primo passo per la moltiplicazione e il lancio di T. japonicus è stato fatto. Ora servono da parte del ministero dell'Ambiente, i criteri da seguire. Ci sono sei mesi di tempo per farlo ma, presumibilmente, vista l'urgenza, questo provvedimento arriverà molto prima. "Abbiamo una riunione a breve, speriamo che il testo sia pronto entro poche settimane" ha detto Piero Genovesi, responsabile del Servizio per il coordinamento delle attività della fauna selvatica di Ispra, istituto che sta lavorando assieme al ministero, durante un'audizione sul tema in Commissione Agricoltura alla Camera.

Dopo il regolamento, il passo successivo è la predisposizione di valutazioni di rischio che dovranno essere preparate e presentate dalle singole regioni e dalle Province autonome. Qui ci sono ulteriori buone notizie: la valutazione di rischio è già praticamente pronta. La grande incognita rispetto ai tempi per redigere il documento scientifico viene quindi meno: "Se arriva l'ok a presentare il dossier, noi siamo già pronti. Abbiamo lavorato in anticipo. A Firenze abbiamo cinque ricercatori che si occupano a tempo pieno della valutazione di rischio, per T. japonicus. Poi lavoreremo anche su T. mitsukurii", ha dichiarato ad AgroNotizie Pio Federico Roversi, direttore del Crea di Firenze.

Al Crea infatti, da circa un anno allevano T. japonicus: "Quando arriverà il documento del ministero consegneremo il dossier alle regioni e alle Province autonome perché possano presentarlo", ha aggiunto. Anche Simona Caselli, assessore all'Agricoltura della Regione Emilia Romagna ci ha confermato, durante una nostra intervista che "è già stabilito che il Crea rediga lo studio per tutta Italia e quindi, con l'arrivo delle linee guida si può procedere alla fase operativa, non bisogna attendere altri studi". Ciò è stato deciso durante la recente riunione al Mipaaf fra gli assessori all'Agricoltura delle regioni coinvolte e la ministra Bellanova.

L'Ispra deve però essere ascoltato dal ministero dell'Ambiente prima che l'iter sia concluso. Sempre durante l'audizione di cui sopra, Piero Genovesi (Ispra) ha garantito: "Noi riusciamo a esprimere pareri in tempi molto stretti, la nostra media è meno di un mese e così sarà".

Se non siete riusciti a seguire passaggi così complicati, niente paura: la sostanza è che il risk assessment per valutare le conseguenze ambientali di un lancio controllato di T. japonicus è già praticamente pronto e che, se tutto andrà come deve e questo riceverà l'ok dal ministero dell'Ambiente, entro l'inizio della prossima stagione si potrà procedere ai lanci. Le vere incognite ora sono: avremo sufficienti vespe samurai da lanciare? Una volta lanciate poi, cosa occorre perché T. japonicus si insedi e faccia ciò che deve per contenere la cimice asiatica? Ammesso che si insedi, quanto bisognerà aspettare prima che H. halys sia sotto controllo? Anche a queste domande abbiamo cercato di rispondere attraverso interviste a diversi esperti.


Moltiplicazione ed equilibrio del sistema

Al Crea di Firenze si sono portati avanti anche con la produzione del materiale di base per moltiplicare la vespa samurai: "Abbiamo stoccato e surgelato 5mila uova di cimice - ci ha detto ancora Roversi - e siamo in grado di partire con un primo lotto di 200mila T. japonicus da lanciare, diciamo, a maggio. In questo anno di studio infatti abbiamo anche stabilito come allevare la vespa. Sarà poi necessario l'aiuto dei Servizi fitosanitari delle regioni per raccogliere cimici e andare avanti con la moltiplicazione e con i lanci successivi". Per riprodursi infatti la vespa samurai ha bisogno delle uova di cimice. Una volta fatto il primo lancio, occorrerà moltiplicare velocemente: "Non abbiamo intenzione di fare tutto da soli - ha puntualizzato Roversi - una volta che ci sarà il via libera dal ministero dell'Ambiente andrà standardizzata la procedura per moltiplicare in sicurezza. Con le linee guida così acquisite abbiamo intenzione di coinvolgere altri soggetti in grado di produrre T. japonicus, centri universitari ma anche privati, nel caso vogliano mettersi a disposizione. A mio parere quattro o cinque centri adatti, solo al Nord, ci sono. T. japonicus si riproduce velocemente, con più soggetti coinvolti facciamo presto a produrre milioni di vespe".

Ciò cui si sta pensando sono lanci inoculativi, non inondativi, significa che saranno fatti più lanci di T. japonicus e che la vespa dovrà poi farsi strada e trovare il modo di stabilirsi. Non è detto che il programma di lotta ad H. halys abbia successo, molti tasselli devono andare al loro posto perché ciò avvenga: "E' importantissimo agire subito, appena parte la nuova stagione" ha detto ancora Roversi. "La popolazione di cimice asiatica va ridotta prima che inizi a moltiplicarsi nuovamente".

Sull'importanza di essere tempestivi concorda anche la professoressa Lara Maistrello, dell'Università di Modena e Reggio Emilia che, dal 2013, ha lavorato sulla questione cimice asiatica, studiandone la biologia, la diffusione, le strategie sostenibili di gestione assieme agli enti fitosanitari del territorio: "Non si può prescindere dalla biologia delle cimici. Il primo lancio va fatto quando le svernanti iniziano a riprodursi, fra fine maggio e inizio giugno. Un'altra condizione perché il tutto funzioni è che si proceda a prove di lancio in modo da stabilire i criteri per i rilasci, dove, come e quando vanno fatti, nonché i numeri che servono. E' importante poi tenere presente che è stato dimostrato che T. japonicus non sopravvive in un ambiente compromesso dai fitofarmaci a largo spettro. Si dovrà procedere, almeno inizialmente, ad effettuare i rilasci nelle aree rifugio, in siepi, boschetti adiacenti ai campi, dove non si tratta".

Se il programma andrà come sperato, il punto sarà poi capire in quanto tempo la cimice asiatica smetterà di essere un'importante minaccia per il sistema agricolo nazionale. Per questa risposta non resta che attendere, nessuno è in grado di prevedere come andrà: "Sicuramente occorreranno più anni" ha detto Pio Federico Roversi. "Dipende da zona a zona, per esempio se operiamo in regime di biologico sarà più facile. Io voglio essere ottimista, ci vorranno da un minimo di due anni in su, a seconda della situazione in cui operiamo". Non ci sono precedenti per T. japonicus ma, in Italia, si può guardare ciò che è successo per la lotta biologica al cinipide del castagno (D. kuriphilus), che stava mettendo in ginocchio la castanicoltura. Secondo un rapporto Ispra del 2018, nel cuneese i rilasci del parassitoide Torymus sinensis sono iniziati nel 2005 e continuati a più riprese: dieci anni dopo il controllo si può dire fosse stato raggiunto. Meglio è andata alla Valle d'Aosta dove già a tre anni dai primi lanci la situazione fitosanitaria dei castagneti era stata in parte ripristinata permettendo nuovamente la produzione di miele di castagno.

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