2019
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Fitofarmaci, quali alternative ai prodotti di sintesi?

Se ne è parlato in una giornata di studio ai Georgofili dove è emersa la necessità di una normativa più snella per accelerare i processi di autorizzazione, sempre garantendo dati rigorosi e affidabili su efficacia e sicurezza

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Fitofarmaci, ai Georgofili un convegno sui prodotti alternativi di origine naturale

Fonte immagine: © Anton Gvozdikov - Fotolia

La riduzione dell'uso degli fitofarmaci, in particolare di quelli di sintesi ma non solo, è una tematica sempre più sentita in agricoltura, ed è anche uno degli obbiettivi del Pan, il Piano di azione nazionale sull'uso sostenibile dei fitofarmaci appunto, di cui si attende la nuova versione nel 2020.

E oggi stanno comparendo sul mercato nuove tipologie di prodotti che vogliono andare a sostituire o integrare i fitofarmaci tradizionali e che possono essere classificati in tre categorie: i biostimolanti, i coadiuvanti e gli agrofarmaci di origine microbica.

E proprio di questi prodotti e delle loro potenzialità si è parlato nei giorni scorsi all'Accademia dei Georgofili a Firenze in una giornata di studio dal titolo: 'Alternative ecocompatibili ai prodotti di sintesi per la difesa della colture, opinioni a confronto'.

Innanzitutto è bene fare ordine con i termini, dando delle definizioni di cosa sono queste nuove categorie di prodotti.

Con biostimolanti si intendono sostanze in grado di agire sul metabolismo e l'attività delle piante, migliorando ad esempio la capacità delle piante di utilizzare l'acqua e i nutrienti del suolo oltre ad aumentare la tolleranza agli stress abiotici. Ma i biostimolanti non hanno azione antiparassitaria.

I coadiuvanti sono invece quei prodotti a cui è riconosciuta una azione antiparassitaria o la capacità di aumentare l'efficacia di un altro trattamento.

Infine gli agrofarmaci di origine microbica sono quei prodotti a base di microrganismi o derivati da microrganismi usati come antiparassitari, che comprendono preparati anche molto conosciuti e usati a base di Bacillus thuringiensis per il controllo degli insetti, o l'Ampelomyces quisqualis per il contenimento dell'oidio della vite, o il Bacillus subtilis per il controllo della botrite.

L'interesse per l'uso di questi prodotti per una riduzione dell'uso di quelli di sintesi è stato dichiarato anche da Maurizio Brasina, di Coop Italia, che ha nella sua politica quella di voler garantire un residuo di fitofarmaci inferiore al 70% rispetto ai minimi permessi dalla legge.

Al livello normativo i biostimolanti sono regolati dal regolamento (Ue) 2019/1009 relativo al mercato di prodotti fertilizzanti dell'Ue e a livello nazionale anche dal decreto legislativo 29 aprile 2010, n. 75, come ha specificato Bruno Caio Faraglia del Mipaaf.

I coadiuvanti e gli agrofarmaci di origine microbica sono invece definiti e normati dal regolamento (Ce) 1107/2009, che riguarda il collocamento sul mercato dei prodotti per la protezione delle piante, e dal regolamento (Ce) 1185/2009 che riguarda le statistiche sugli agrofarmaci, come ha ricordato nel suo intervento Marco Nuti della Scuola superiore Sant'Anna di Pisa.

La normativa attuale ha comunque bisogno di una revisione e di un miglioramento, come hanno sottolineato entrambi i relatori.

Per i biostimolanti infatti il regolamento europeo 2019/1009 richiede una completa revisione della normativa nazionale che sta già partendo, nell'ottica di una nuova concezione della fertilizzazione, favorendo una sostituzione dei fertilizzanti inorganici con prodotti di origine organica.

Ma anche per gli agrofarmaci di origine microbica Marco Nuti auspica una revisione che porti soprattutto allo snellimento dei tempi di autorizzazione dei nuovi prodotti.

Infatti attualmente i microrganismi riconosciuti utili per la difesa delle colture in Europa sono 65, ma di questi solo 43 sono stati autorizzati. Tra questi ci sono 19 batteri, 2 attinobatteri, 21 microfunghi, 5 virus, 1 lievito usati in circa 250 prodotti autorizzati nei vari paesi, mentre gli altri 22 sono ancora in fase di autorizzazione.

Autorizzazione, che come ha ricordato Giorgio Zena dell'International biocontrol manufacturers association (Ibma), ha un iter anche più complesso di quello che hanno i fitofarmaci tradizionali pur avendo spesso le caratteristiche per essere considerati prodotti a basso rischio.

E per questo l'Ibma sta proponendo un 'libro bianco', un documento per proporre un nuovo approccio più snello ma altrettanto rigoroso, affinché i prodotti fitosanitari di origine naturale, soprattutto se a basso rischio, possano essere approvati ed essere resi disponibili sul mercato più rapidamente.

L'importanza di una valutazione specifica per i prodotti di origine biologica è stata evidenziata anche da Daniele Villa della Federazione italiana società servizi sperimentazione in agricoltura, in particolare per la valutazione agronomica dei biostimolanti, in quanto attualmente non esistono ancora linee guida a riguardo.

Andando alle esperienze concrete Vanina Ziosi di Biolchim Spa, azienda che produce biostimolanti e fertilizzanti speciali, ha presentato il progetto Win.

Si tratta di una piattaforma internazionale di collaborazioni con università, centri di ricerca e partner industriali finalizzata a creare innovazione e ad accelerare l'introduzione dei nuovi prodotti sui singoli mercati, che ha già portato allo sviluppo di nuovi prodotti come l'antifungino biologico a base di Trichoderma asperellum in grado di prevenire malattie crittogamiche delle radici e del colletto.

In generale è quindi emersa soprattutto la necessità di una normativa specifica che favorisca questi prodotti e che garantisca ovviamente dati rigorosi e affidabili su efficacia e sicurezza e ne permetta una maggior e miglior diffusione e utilizzo.

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