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Anadiag, sostenibilità e responsabilità al centro

Anadiag è un centro di saggio che svolge prove finalizzate alla registrazione di agrofarmaci. Nel farlo i tecnici supportano le aziende produttrici a 360 gradi e guardano alla sostenibilità come stella polare nel lavoro quotidiano

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Anadiag partecipa al progetto Vita focalizzato sui Colli Tortonesi

Fonte immagine: Agronotizie

I centri di saggio lavorano dietro le quinte. Spesso non sono conosciuti dagli agricoltori e men che meno dall'opinione pubblica, ma il loro ruolo è cruciale nello sviluppare e registrare gli agrofarmaci.

Per capire meglio il lavoro di un centro di saggio e il suo contributo nello sviluppo degli agrofarmaci incontriamo Stefano Bergaglio, ceo di Anadiag Italia, che è parte anche del Gruppo europeo Anadiag con sede a Strasburgo.

"Il centro di saggio svolge un lavoro di grande responsabilità, in quanto le prove sperimentali che curiamo servono per definire e validare l'etichetta dei prodotti fitosanitari. Pertanto contribuiamo a sviluppare l'agricoltura di domani", ci spiega Bergaglio mentre visitiamo la sede di Tortona (Piemonte), la principale insieme a quelle secondarie di Talmassons (Friuli-Venezia Giulia) e Monopoli (Puglia).

Quando si parla di agricoltura del futuro il tema della sostenibilità diventa centrale. Oggi l'Unione europea, i consumatori e la Gdo chiedono che l'agricoltura sia più sostenibile e che faccia un minor impiego di agrofarmaci di sintesi. "Per noi la sostenibilità è al centro del lavoro quotidiano. Quando testiamo agrofarmaci, prodotti per il biocontrollo, fertilizzanti, biostimolanti e sementi pensiamo sempre come quello che facciamo può contribuire a fornire cibo sano e accessibile alle persone. Un obiettivo che è riduttivo sovrapporre ad un minore uso di agrofarmaci".
 


Il valore della sostenibilità

Anadiag Italia offre servizi di sperimentazione per l'agricoltura su tutto il territorio nazionale, con un ampio know how europeo, grazie alla partecipazione al network Anadiag, con oltre trenta anni d'esperienza di settore. Mentre visitiamo la sede di Tortona i tecnici lavorano con le più moderne attrezzature per garantire standard elevati ai committenti. "Quando testiamo un agrofarmaco valutiamo la sua efficacia in relazione alla sostenibilità. La chiave sta nell'ottimizzare il numero dei trattamenti, valutando non solo l'efficacia ma anche le emissioni di CO2, l'impatto sull'ambiente, il compattamento del terreno, l'impiego di acqua e così via".

Grazie alle prove di campo e ai test in laboratorio questi obiettivi vengono raggiunti definendo il giusto timing di intervento. Questo significa usare centraline meteo e modelli previsionali dello sviluppo dei patogeni, il monitoraggio degli insetti e l'applicazione della Leaf wall area come nuova espressione della dose che ottimizza la distribuzione.

D'altronde la sostenibilità non è un valore assoluto, ma relativo e che deve essere misurato. La gestione di un vigneto, come quello che visitiamo insieme a Bergaglio, ne è la prova lampante. "Se si intende la sostenibilità come una mera riduzione dei trattamenti il rischio è che si perda un pezzo importante di produttività del made In Italy. Se invece si interviene solo quando necessario si ottengono produzioni davvero sostenibili, sia dal punto di vista ambientale che economico".


Viticoltura sostenibile, il progetto Vita

L'impegno di Anadiag va oltre le prove di campo. Lo scorso anno è partito un progetto triennale finanziato dal Psr della Regione Piemonte che si basa proprio sui principi della sostenibilità nel territorio vitivinicolo piemontese. Vita, Viticoltura armoniosa, questo il nome del progetto, vede coinvolti partner come l'Università Cattolica di Piacenza e il suo spin off Hort@, l'Università degli studi di Torino e il Consorzio vini Colli Tortonesi.

Il progetto intende implementare un modello di conduzione del vigneto che sia sostenibile. E questo viene fatto utilizzando Dss, Sistemi di supporto alle decisioni, che permettono di valutare la pressione dei patogeni in vigna e quindi sono utili a decidere se trattare o meno.

Vengono poi implementati i disciplinari Viva del ministero della Transizione ecologica, misurando i vari indicatori (territorio, aria, vigneto, acqua) per massimizzare la sostenibilità dell'intera filiera. Ed infine verranno predisposte delle linee guida per la tutela delle acque da inquinamento puntiforme e diffuso.

"Come centro di saggio crediamo nella sostenibilità oggettiva, che si può misurare e che si basa sulla ricerca e la sperimentazione scientifica, e non sugli schieramenti ideologici", conclude Bergaglio.

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