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Difesa dalla tignola dell'olivo, meglio il terreno lavorato o inerbito?

C'è una maggiore presenza di tignole negli oliveti inerbiti o diserbati? Uno studio spagnolo prova a dare una risposta

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Le popolazioni di tignola sono influenzate dalla tipologia di diserbo (Foto di archivio)

Fonte immagine: © Oleg Znamenskiy - Fotolia

L'olivicoltore ha sostanzialmente tre metodi di gestione della flora spontanea a disposizione: lavorazioni superficiali del terreno, sfalciatura/trinciatura oppure diserbo chimico. Tutti questi approcci hanno dei pro e dei contro che abbiamo analizzato in questo articolo. Ma un aspetto talvolta scarsamente preso in considerazione riguarda l'influenza che questi approcci hanno sulle popolazioni di insetti dannosi, come ad esempio la tignola dell'olivo (Prays oleae).

Uno studio dell'Università di Granada, pubblicato su Agriculture, Ecosystems & Environment, ha messo a confronto le popolazioni di P. oleae in oliveti (a gestione biologica) in cui la flora spontanea è stata sfalciata e in impianti in cui invece sono state effettuate delle lavorazioni del terreno. I risultati hanno dimostrato una maggiore presenza ma anche un maggior controllo della tignola negli oliveti in cui è stato mantenuto un cotico erboso.

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La biologia della tignola dell'olivo

La tignola dell'olivo è un lepidottero dalle dimensioni contenute (6-8 millimetri) che compie tre generazioni l'anno. Una si sviluppa a scapito dei fiori (antofaga), la seconda sui frutti (carpofaga) e la terza sulle foglie (fillofaga).

Il primo volo avviene in aprile-maggio, in corrispondenza della differenziazione dei boccioli fiorali, sui quali le femmine ovidepongono. Ogni larva che fuoriesce può distruggere fino ad una ventina di fiori nella sua attività trofica. La seconda generazione si sviluppa invece a scapito delle olive, quando sono nello stadio di grano di pepe, provocandone la cascola (precoce oppure tardiva a seconda della cultivar e dell'andamento climatico). La terza generazione invece si sviluppa in autunno a scapito delle foglie.

Un esemplare di tignola dell'olivo
Un esemplare di tignola dell'olivo
(Fonte foto: Inra)

Come è comprensibile, l'ultima generazione ha scarsissimo impatto sulla produzione di olive, mentre le prime due possono arrecare seri danni. Tuttavia la specie è oggetto di numerosi predatori e parassiti che ne controllano la popolazione. In particolare è importante il ruolo delle larve di crisopa (Chrysoperla carnea), che predano un gran numero di uova.


L'influenza dell'inerbimento sulla tignola dell'olivo

I risultati dello studio spagnolo hanno mostrato un alto tasso di controllo della tignola da parte dell'entomofauna utile. Negli oliveti studiati l'81% delle uova di Prays oleae è stato predato, il 12,2% si è schiuso e il 6,9% ha prodotto esemplari vivi. Tuttavia, a differenza di quanto si possa pensare, gli oliveti in cui si è mantenuto il suolo inerbito hanno mostrato una più bassa popolazione di P. oleae, che è stata mantenuta bassa mediante la predazione delle uova.

Complessivamente le comunità di artropodi negli oliveti sfalciati e lavorati erano simili. Tuttavia l'ipotesi dei ricercatori, che spiega il miglior controllo della tignola quando si lascia un inerbimento controllato, è che un oliveto con copertura del suolo produca nemici naturali più forti e voraci e possa consentire l'insediamento di predatori chiave più efficienti.

Ad esempio è risultato che le famiglie di artropodi maggiormente efficaci nel controllare la tignola sono state Aeolothripidae, Anthocoridae, Miridae, Chrysopidae e Formicidae.

I ricercatori concludono così il loro studio: "Siamo d'accordo che l'istituzione e il mantenimento della copertura del suolo negli oliveti biologici è di grande importanza perché promuove il controllo biologico di P. oleae mediante la predazione delle uova, soprattutto quando c'è una bassa abbondanza di nemici naturali".

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