2022
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Vacciplant: innesca la risposta difensiva della pianta

Il prodotto di Upl è a base di laminarina. L'applicazione deve essere eseguita su piante in attiva crescita, non sottoposte ad altri stress di origine biotica ed abiotica

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Il processo di induzione di autodifesa della pianta avviene attraverso due vie: fisica e chimica (Foto di archivio)

Fonte immagine: © Lozz - Adobe Stock

Vacciplant® è un agrofarmaco a base di laminarina registrato su diverse colture, tra cui la vite contro peronospora, oidio, botrite. Laminarina è un polisaccaride di riserva riscontrabile nelle alghe brune come la Laminaria digitata. La laminarina è formata da unità monomeriche e presenta una struttura simile ai prodotti di degradazione della parete cellulare dei funghi patogeni, oligo-glucani che sono elicitori responsabili della attivazione di meccanismi di difesa durante gli attacchi biotici (funghi e batteri).


Al fine di mantenere inalterate le proprietà elicitorie-stimolanti di laminarina, il processo di estrazione prevede solo procedimenti fisici. Il metodo di produzione brevettato, infatti prevede una fase di essicazione e macinazione dell'alga seguita da infusione in acqua, a cui prosegue una purificazione in ultrafiltrazione che permette di eliminare le impurità quali alginati e pectine, lasciando inalterata, così, la struttura chimica funzionale della laminarina.


Laminarina svolge un'attività preventiva, secondo il Frac, Fungicide Resistance Action Comitee, presenta un rischio basso di insorgenze e gli ha dedicato un gruppo specifico classificandola come "P4 Host plant defence induction". Laminarina secondo il regolamento Eu 1107/2009 è classificata come sostanza a basso rischio e non presenta, secondo il regolamento 396/2005, limite di residuo massimo ammesso, tale da consentire l'assenza di periodo di sicurezza.


La formulazione di Vacciplant presenta coformulanti specifici, al fine di permettere l'assorbimento della molecola all'interno della pianta e giungere sui recettori responsabili del fenomeno di elicizione. 

 

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Il processo di induzione di autodifesa della pianta, stimolata dall'impiego della laminarina, avviene attraverso due vie:

  • fisica, con lo schieramento di barriere meccaniche da parte della pianta;
  • chimica, attraverso la produzione endogena di sostanze che contrastano lo sviluppo dell'agente patogeno: perossidi, fitoalessine, proteine PR.

 

Per quanto riguarda la prima modalità, la pianta stimolata realizza strutture tali da impedire l'attecchimento e la progressione del patogeno. Assistiamo alla formazione di papille di occlusione (figura 1) nel sito d'infezione che impedisco il procedere dell'agente biotico; formazione di callosio all'interno delle cellule (figura 2) e ispessimento della parete cellulare (figura 3).

 

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Figura 1: formazione di papille di occlusione

(Fonte: Upl Italia)

 

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Figura 2: produzione di callosio

(Fonte: Upl Italia)

 

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Figura 3: ispessimento parete cellulare

(Fonte: Upl Italia)

 

Per quanto riguarda la componente chimica assistiamo alla produzione dei differenti composti chimici, i quali seguono due vie metaboliche differenti con precursori specifici.
Nel primo caso parliamo della produzione di fitoalessine che vengono sintetizzate partendo dall'acido jasmonico ed etilene, dando corso a quella che viene definita Isr, Resistenza Sistemica Indotta. Gli studi hanno caratterizzato più di 350 composti in 30 famiglie vegetali differenti, la funzione delle fitoalessine è quella di contrastare lo sviluppo del patogeno. Tra le fitoalessine si ricordano il reveratrolo nella vite, la naringenina nel melo, la scopoletina nel tabacco.

Nella seconda circostanza si parla della produzione di proteine PR che vengono prodotte a partire dall'acido acetilsalicilico, realizzando quella che è definita come Sar, Resistenza Sistemica Acquisita. Le proteine PR altro non sono che enzimi specifici nel controllo del patogeno, ad esempio, la PR-3 denominata chitinasi che ha il compito di degrada la chitina una dei componenti della parete cellulare dei funghi. Le proteine PR nella qualità e nella quantità sono esclusive per specie, ovvero quelle che vengono prodotte dalla vite non lo sono ad esempio dal tabacco.

 

Riassumendo quando la pianta viene trattata con Vacciplant, la laminarina raggiungere i recettori specifici che portano all'innesco dei meccanismi sopra esposti.

 

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(Fonte: Upl Italia)
 

Nel momento in cui si realizza effettivamente l'infezione del patogeno, la pianta è già protetta.

 

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(Fonte: Upl Italia)

 

Dall'applicazione di Vacciplant® alla completa risposta di autodifesa della pianta trascorrono 1-2 giorni a secondo della specie vegetale trattata e tale protezione si prolunga per 7-10 giorni, al termine dei quali occorre ripetere il trattamento al fine di ripristinare lo stimolo e il conseguente spiegamento di sostanze. 

 

L'applicazione di Vacciplant® deve essere eseguita su piante in attiva crescita, non sottoposte ad altri stress di origine biotica ed abiotica (es. freddo, caldo, siccità, etc.), questo da consentire la massima risposta elicitoria delle piante stesse. 

 

Vacciplant® si impiega per il controllo delle ampelopatie della vite a partire da grappolo completamente sviluppato in miscela con i prodotti Upl per la difesa della vite Poltiglia Disperss®, Cuprofix® Ultra Disperss®, Thiopron® e Microthiol® Disperss®, con un turno di intervento variabile in funzione della pressione della malattia. Ad esempio, trattamenti di Vacciplant® in miscela con Poltiglia Disperss® a partire dalla fioritura fino ad allegagione, consente un miglioramento dell'efficienza del trattamento rameico per la protezione della peronospora del grappolo, ma allo stesso tempo consente il controllo di botrite e oidio. 

 

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Strategia di applicazione Vacciplant

(Fonte: Upl Italia)

 

La possibilità di impiegare due prodotti come Poltiglia Disperss® e Vacciplant® che mostrano una sincronicità d'azione, permette di migliorare l'efficienza della difesa e l'ottimizzazione della quota rame in agricoltura biologica.

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