2022
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Alte temperature in vigneto, le reti fanno la differenza

Le alte temperature influenzano la fisiologia della vite, i cicli vegetativi e riproduttivi, nonché la qualità delle uve. La ricerca diventa quindi sempre più importante, come dimostrano i risultati delle prove svolte dall'Università di Palermo con le reti ombreggianti di Arrigoni

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Coperture Arrigoni per vigneto: sistema a braccetto

Fonte immagine: Arrigoni

Come tutti i settori agricoli, anche quello vitivinicolo, quest'anno più che mai, ha dovuto fare i conti con il caldo record e la siccità. L'estate 2022 verrà infatti ricordata come una delle più calde, ma nonostante le difficoltà meteorologiche le ultime previsioni vendemmiali dell'Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini parlano di uve di qualità e di una quantità in linea con la media delle ultime annate.

 

"Tranne in alcune zone circoscritte dove gli effetti legati alle alte temperature o anche quelli legati alla grandine sono un po' più significativi, complessivamente si evidenzia una leggera riduzione della produzione. Una riduzione contenuta che rientra in quelle normali oscillazioni che si determinano da un anno all'altro". Così Rosario Di Lorenzo, professore ordinario presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali dell'Università degli Studi di Palermo, descrive la situazione del vigneto Italia, andando a mettere in evidenza la grande capacità del comparto di saper dare le giuste risposte nella gestione del vigneto, anche grazie alla struttura, alla formazione e alla professionalità che lo caratterizzano.

 

Sì, perché le problematiche legate al cambiamento climatico stanno facendo emergere sempre più l'importanza dell'informazione e della conoscenza "e stanno portando a delle riflessioni importanti in merito anche ad aspetti normativi, uno tra tutti quello delle varietà resistenti"; o ancora quello relativo alla valorizzazione della biodiversità esistente perché "l'Italia - continua il professore - è il Paese che nel settore vitivinicolo ha la maggiore quantità insieme alla Spagna, e in parte alla Francia, di varietà autoctone. La biodiversità deve essere studiata perché al suo interno potrebbero esserci delle risposte interessanti al cambiamento climatico, oltre agli aspetti della tipicità della produzione".

 

Alte temperature, un aiuto arriva dalle reti

Dunque la sfida di oggi, accanto a quella della sostenibilità, è rappresentata dalle alte temperature che vanno ad influenzare la fisiologia della vite, i cicli vegetativi e riproduttivi, nonché la qualità delle uve, nonostante la capacità di adattamento che ha la vite.

 

Ma è bene specificare che parlando di temperature elevate bisogna tenere in considerazione sia i valori estremi sia la loro durata, che quest'anno ha preoccupato maggiormente proprio perché c'è stato un lungo periodo di alte temperature. "Le temperature incidono sulla capacità metabolica della pianta e incidono quindi sulla dinamica dei processi di accrescimento e soprattutto sui processi di maturazione. Uno dei principali problemi che sta ponendo il cambiamento climatico - spiega Di Lorenzo - è quello che viene definito disaccoppiamento fra i diversi parametri della qualità, la qualità tecnologica, la qualità fenolica, la qualità aromatica, perché sono metaboliti che seguono vie sintetiche diverse e quindi sono influenzati in maniera differente dalle alte temperature". Se quindi l'ondata di calore determina un danno diretto come disseccamento e imbrunimento, i lunghi periodi di caldo hanno una maggiore incidenza.

 

Ed è proprio in considerazione di tutto questo che entrano in gioco le reti, oggi sempre più protagoniste in viticoltura e in generale in frutticoltura per i vantaggi che apportano. "Svolgono un'azione schermante che determina un parziale assorbimento della radiazione luminosa" spiega Daniele Micciché, dottorando di ricerca del Corso Biodiversity in Agriculture and Forestry all'Università degli Studi di Palermo.

Sono diversi i vantaggi per la vite: l'ombreggiamento può garantire una riduzione della temperatura dei grappoli e questo "può ridurre i processi di respirazione per esempio dell'acido malico, quindi avere dei risvolti positivi dal punto di vista della qualità tecnologica, significa preservare l'acidità delle uve, se prendiamo in considerazione per esempio le basi spumante o comunque in generale i vini bianchi, l'acidità è un parametro sempre più importante; nei rossi invece garantire, preservare l'acidità significa anche evitare di raggiungere dei valori di pH troppo elevati, aspetto negativo per la stabilità dei vini".

 

Parlando di reti a scendere in campo è Arrigoni, Azienda che produce reti e tessuti, in una parola: agrotessili. "Con le soluzioni di Arrigoni, per quanto riguarda l'uva da vino, si va a schermare con degli agrotessili di un potere elevato di ombreggiamento per evitare i danni da sole e migliorare la maturazione delle uve. Perché il problema che si viene a creare, oltre a un danno diretto, visivo, è un danno indiretto, cioè l'uva accumula zuccheri prima della reale maturazione fenolica e questo determina problemi nella fase di trasformazione" afferma Giuseppe Netti dell'Area Manager Italia di Arrigoni. L'ombreggiamento può andare da un livello medio-basso del 30% fino anche a un 60%.

 

Il ruolo e i vantaggi delle reti in vigneto

Il ruolo e i vantaggi delle reti in vigneto

(Fonte foto: Arrigoni)

 

L'importanza della ricerca

Proprio tra Arrigoni e l'Università di Palermo nel 2019 è nata una stretta collaborazione in quanto l'Ateneo è stato il primo a porre il problema dell'eccesso di caldo e quindi delle scottature e dei danni da insolazione all'attenzione dell'Azienda. Dopo un primo test di screening è partito un progetto di ricerca che si concluderà nel 2023.

 

Lo studio preliminare, per capire il ruolo delle reti e quindi gli effetti sullo sviluppo vegeto-produttivo delle piante, ha riguardato l'utilizzo di reti ombreggianti di colore verde di nome Scirocco MD Green, che determinano un fattore di copertura del 27%, e di reti di colore bianco che invece arrivano al 32%, sia al Nord, in provincia di Cuneo, che in diversi areali del Sud (Doc Menfi, Doc Salaparuta e nell'areale di Siracusa). Reti che sono state installate grazie ai meccanismi per il montaggio forniti da Agrotecnologie  Srls.

"Poi nel 2021 è stato impostato un lavoro di ricerca sostenuto dall'intervento finanziario previsto dalla Misura 16 e dalla Sottomisura 16.1 del Psr Sicilia 2014-2020 e da qui è partito un progetto di durata triennale, il cui responsabile scientifico è il professore Antonino Pisciotta, con lo scopo di valutare il ruolo dei suoli calcarei sulla produzione di vini di qualità" racconta Micciché. Il tutto in collaborazione con Cantine Settesoli, nello specifico otto aziende agricole socie, prendendo in esame vitigni autoctoni come Grillo e Nero d'Avola e vitigni internazionali come Syrah e Chardonnay.

 

Le reti installate nel 2021 (e anche quest'anno) presso queste otto aziende sono reti, diverse da quelle testate negli anni precedenti, che garantiscono un livello di ombreggiamento superiore: sono di colore nero e determinano un ombreggiamento del 40%. "La copertura ha riguardato sia chioma nella sua interezza che la fascia produttiva e lo scopo è stato quello di comprendere la risposta vegeto-produttiva delle piante", facendo naturalmente un confronto fra piante coperte e piante non coperte.

 

Il progetto comprendeva il monitoraggio dello stato idrico delle piante, ma anche la valutazione di determinate condizioni microclimatiche. "È stato eseguito - spiega Micciché - un monitoraggio delle condizioni microclimatiche generate dall'ombreggiamento, quindi nei filari sottoposti a copertura sono stati inseriti dei sensori volti a misurare temperature diurne, temperature notturne e anche umidità relativa, abbiamo fatto delle valutazioni in termini di radiazione fotosinteticamente attiva intercettata da chioma coperta e chioma non coperta e poi sono state fatte delle valutazioni sia da un punto vista quantitativo che qualitativo". Dove per quantitativo si intende una valutazione costante dall'allegagione in poi in termini di peso dell'acino, peso del grappolo, poi alla raccolta e produzione per pianta, mentre per qualitativo si intende una valutazione con cadenza settimanale dall'invaiatura in poi dei livelli di maturazione tecnologica, intesi in termini di zuccheri, pH e acidità.

 

Infine, conclude il professore Di Lorenzo, "sono state fatte anche delle vinificazioni per arrivare a una valutazione finale del vino".

 

A sinistra Rosario Di Lorenzo, professore ordinario presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali dell'Università degli Studi di Palermo, al centro Daniele Micciché, dottorando di ricerca del Corso Biodiversity in Agriculture and Forestry all'Università degli Studi di Palermo e a destra Giuseppe Netti dell'Area Manager Italia di Arrigoni

A sinistra Rosario Di Lorenzo, professore ordinario presso il Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali dell'Università degli Studi di Palermo, al centro Daniele Micciché, dottorando di ricerca del Corso Biodiversity in Agriculture and Forestry all'Università degli Studi di Palermo e a destra Giuseppe Netti dell'Area Manager Italia di Arrigoni

(Fonte foto: Arrigoni)

 

I primi risultati

Visto che il progetto non è ancora arrivato alle battute finali, i risultati ottenuti fino a questo momento sono preliminari, ma sono già molti e tutti molto interessanti. "Le prime valutazioni - come espone Daniele Micciché - sono quelle che riguardano l'aspetto microclimatico: le piante ombreggiate presentano livelli di temperatura della chioma minori. A livello climatico abbiamo fatto anche delle valutazioni con una termocamera, acquisendo la temperatura dei grappoli coperti e non coperti, e anche da questo punto di vista ci siamo resi conto che la copertura determina una evidente riduzione, statisticamente significativa, della temperatura del grappolo e questo è un aspetto da non sottovalutare". "Infatti - precisa - le alte temperature durante i processi di maturazione possono avere effetti deleteri sul peso dell'acino, del grappolo, ma anche sulla qualità dal punto di vista fenolico: un grappolo sottoposto a temperature nettamente superiori a 32, 33°C può andare incontro al blocco della sintesi dei metaboliti secondari quali per esempio gli antociani, che determinano il colore delle uve; riducendo le temperature abbiamo visto che si evita questo blocco della sintesi o addirittura l'inizio dei processi di degradazione".

 

Gli aspetti legati alla riduzione della temperatura riguardano anche lo stato nutrizionale dell'apparato fotosintetizzante: sono state infatti fatte anche delle valutazioni in termini di clorofilla, flavonoidi e antociani. "Praticamente - spiega Micciché - abbiamo valutato lo stato nutrizionale delle foglie, sempre tra coperte e non coperte, rilevando che le piante che sono sottoposte a copertura vanno incontro ad un minor livello di stress, di conseguenza manifestano uno spostamento della propria attività fisiologica verso il metabolismo primario, quindi verso livelli più alti di clorofilla e livelli più bassi invece di flavonoidi e antociani. Le piante invece direttamente esposte durante tutta la stagione alla radiazione luminosa presentano valori più alti di antociani e flavonoidi, quindi sono piante, foglie, che manifestano uno spostamento della propria fisiologia verso il metabolismo secondario, verso la produzione di molecole che rappresentano lo stress".

 

Confronto tra uva coperta, a sinistra, e non coperta, a destra

Confronto tra uva coperta, a sinistra, e non coperta, a destra

(Fonte foto: Arrigoni)

 

Un ulteriore aspetto particolarmente interessante è quello legato alla quantità: le piante coperte dall'allegagione in poi manifestano una minore dimensione dell'acino e "questo può essere un aspetto positivo perché si va ad alterare il rapporto buccia polpa, significa che l'acino più piccolo presenta in proporzione una quantità maggiore di buccia, ed è proprio nella buccia che si presentano le sostanze nobili che poi vanno a caratterizzare il vino dal punto di vista aromatico e fenolico".

 

Infine i ricercatori hanno posto l'attenzione anche su altri due aspetti: la difesa e la praticità di installazione delle reti. Le prove hanno dimostrato che si può trattare sulle reti e che tra piante coperte e non coperte non ci sono state delle differenze dal punto di vista fitosanitario; inoltre oggi i sistemi a disposizione sono anche abbastanza semplici da movimentare, per cui si potrebbero ipotizzare delle coperture solo in determinati periodi dell'anno, a seconda del clima o di particolari esigenze.

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