Cavalletta che trova diffusione nell'intera area mediterranea e nell'ovest del continente asiatico. In Italia fa la sua comparsa saltuariamente, anche con fortissime infestazioni, in alcune regioni come Campania, Lazio e Toscana. Negli anni '80 si sono avute importanti presenze anche nelle province di Parma, Piacenza e Reggio-Emilia (in particolare modo nelle zone collinari). C. italicum attacca soprattutto i medicai, cibandosi sovente anche dell'erba medica appena sfalciata. Forti infestazioni possono causare danni anche ad altre colture erbacee come fagiolo, fava, patata ed altre, colpendo in casi estremi anche i vigneti.
Adulto di colore variabile dal grigio al brunastro con tacche nere o ferruginee; pronoto con due fasce laterali e subparallele. femori posteriori con tre tacche scure sul lato superiore, la faccia interna rossastra con una grande tacca nera mediana e una più piccola posizionata prima dell'apice. Elitre ferruginee con tacche brune o gialle. Ali trasparenti con campo basale di colore rosa vivo. La placca sottogenitale, negli esemplari maschi, è di forma conica.
La cavalletta supera l'inverno grazie alle ooteche, deposte in aree circoscritte (dette grillare), con esposizione a est e a sud, collocate su terreno sodo privo di ristagni idrici come ad esempio gli incolti prativi, gli argini dei fossi, i bordi di strade e capezzagne. A seconda dell'altitudine e dell'esposizione le neanidi emergono dalla fine di maggio, proseguendo poi per circa due mesi.
Infestazioni particolarmente forti posso ricoprire di neanidi l'intero terreno; queste si riuniscono al crepuscolo su pietre ed altri rilievi, dove rimangono inattive per tutta la notte.
In luglio compaiono i primi adulti che, con brevi voli di spostamento, proseguono la loro attività trofica distruggendo la vegetazione. In seguito, raggiungono terreni non lavorati per consumare gli accoppiamenti. Le conseguenti ovodeposizioni avvengono a partire dai primi di agosto, con la femmina che trivella il terreno creando un cannello terroso ricurvo, della lunghezza approssimativa di 2 cm, all'interno del quale vengono deposte 25-45 uova chiudendone l'estremità con un tappo spugnoso. Ogni femmina crea da 4 a 6 di queste ooteche. Nel sito in cui avvengono le ovodeposizioni la densità di ooteche per metro quadrato può raggiungere livelli molto elevati.
Le coltivazioni attaccate dalla cavalletta arrivano ad essere completamente scheletrizzate dalla sua attività trofica.
Il contenimento delle popolazioni di C. italicum può essere realizzato anzitutto mettendo in atto un'opportuna rotazione colturale; nel caso di prati e medicai questo si traduce nel non reiterare la coltura oltre il normale periodo di vita della coltura (il loro degradarsi finisce per favorire l'instaurarsi di un habitat favorevole al fitofago). Risulta utile anche individuare i siti di ovodeposizione ed attuare opportune lavorazioni superficiali che espongano direttamente le uova all'azione degli agenti atmosferici che ne ridurranno la vitalità.
indipendentemente dalla coltura
1990 - Lotta contro i fitofagi - volume primo
Al fine di applicare strategia di difesa integrata nella lotta contro C. italicus che negli ultimi sei anni ha infestato le colline emiliane, si sono effettuate verifiche di efficacia di alcuni insettcidi di sintesi e l'efficacia predatoria dei ...
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