Diserbi del mais: il lungo addio di s-metolachlor
Interviste impossibili: l'erbicida per il mais ha trovato i suoi ultimi impieghi nel 2024. Dall'anno prossimo sarà solo un lontano ricordo. Ascoltiamone le ultime parole
Lo si è potuto consegnare ai rivenditori fino al 14 giugno 2024, potendolo impiegare in campo sono fino al 23 luglio. Praticamente, a diserbi del mais ormai chiusi. Si parla di s-metolachlor, erbicida di pre emergenza della famiglia delle cloroacetammidi usato a lungo su mais come specialista delle graminacee. Oltre al mais, l's-metolachlor ha poi trovato impiego a livello globale su molte altre colture, come cotone, rafano, fagioli, arachidi, patate, zucca, sorgo, soia, barbabietola da zucchero, girasole e pomodoro.
Tecnicamente s-metolachlor è classificato nel Gruppo HRAC K3 in quanto inibisce la sintesi di acidi grassi a catena molto lunga, assicurando una protezione prolungata grazie alla sua buona residualità e all'apprezzabile effetto richiamo dopo le piogge. Dal 2025, come detto, non si potrà però più applicare, quindi chiediamo a lui, a s-metolachlor, di accomiatarsi ripercorrendo le fasi della sua scoperta e impiego.
Carissimo, anche con Lei ci dobbiamo salutare, visto che ormai è arrivato al capolinea. Ci racconti com'è iniziata la sua avventura.
"La mia storia è stata lunga e gloriosa essendo iniziata come metolachlor, registrato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1976 come miscela racemica di ben quattro differenti stereoisomeri: αR,1' S, αS,1' S, αR,1' R e infine αS,1' R. Poi, nel 1982, si scoprì che circa il 95% dell'attività erbicida del metolaclor era dovuta a soli due dei quattro stereoisomeri, cioè i due (1′S)".
Dal dire al fare però...
"Esatto. Ci vollero 15 anni per mettere a punto il processo di purificazione che permettesse di aumentare significativamente nel formulato commerciale la presenza dei due stereoisomeri attivi. Infatti, solo nel 1997 la loro concentrazione toccò il 90% del totale, manifestando il medesimo effetto biologico sulle infestanti".
Di lì a poco arrivò infatti anche in Italia.
"Caro mio, ormai sono più di vent'anni che bazzico i vostri campi. In Italia la prima formulazione che mi comprendeva risale al febbraio 2001, con lo storico marchio Dual Gold, in cui ero presente da solo, mentre nell'altrettanto storico Primagram Gold ero abbinato a mia sorella di sangue, la terbutilazina".
Come sorella di sangue?
"Ma sì, io facevo bene le graminacee, lei le dicotiledoni. E come le faceva bene. Insieme eravamo una forza. Pim! Pum! Pam! E ciao malerbe. Spesso bastava un passaggio e via, di problemi non ce n'erano più. Solo dal 2004 ci venne abbinato un fratellino d'eccezione: mesotrione. In gamba anche lui. Implacabile su certe infestanti, come per esempio l'abutilon, verso le quali terbutilazina ormai arrancava".
Con il nuovo Primagram Gold si rinverdivano un po' i tempi del brand Lasso, erbicidi in cui alachlor era miscelato all'atrazina.
"Già, gli anni ruggenti. Le prime registrazioni in Italia delle miscele di alachlor e atrazina risalgono al 1972, pensi un po' Lei. Poi dal 1992 saltò atrazina in Italia, revocata infine a livello europeo nel 2002, ma ancora oggi alachlor e atrazina li usano in America, in Australia e in altri Paesi del mondo, sa? Magari con alcune limitazioni, ma li usano. Ai vostri occhi di europei possono magari sembrare dei pazzi scatenati: qui nel Vecchio Continente vi siete evoluti molto più in fretta e quindi sono spariti alachlor e atrazina e siamo arrivati noi, nomi simili, stesse famiglie chimiche, spettri simili, ma profili tossicologici e ambientali migliori dei nostri predecessori".
Migliori, ma a quanto pare non abbastanza per Bruxelles.
"Già. L'asticella è stata alzata così tanto che alla fine non ce l'ho più fatta a saltarla. E mia sorella terbutilazina, poveretta, è passata sotto le Forche Caudine pure lei. L'ultimo tentativo per quello che riguarda me fu appunto quello di purificare metolachlor levandogli gli stereoisomeri "R", che poco facevano come efficacia. Restavo quindi solo io, la miscela dei due stereoisomeri efficaci. Ma ora basta, trippa per gatti non ce n'è più: hanno fatto fuori anche me...".
E ora, come si farà?
"Ma guardi, in qualche modo farete. Di prodotti ne avete ancora tanti. Diciamo che continuando di questo passo nel giro di qualche tempo rischiate di restare a mani vuote quanto a soluzioni efficaci. Per giunta, meno ve ne restano e più sarete costretti a usare solo quelle. E le resistenze sono sempre dietro l'angolo. Sarchiature? Certo, ma mica potrete pensare di tornare all'epoca in cui aratri, erpici e sarchiatrici facevano il lavoro di noi erbicidi. Sarebbe il passo del gambero. Per giunta, con dei consumi di gasolio che mica sarebbero poi tanto funzionali ai nuovi obiettivi ambientali quanto a riduzione dei gas serra. Quindi, amico mio, lasciatemi pure andare, ma ricordatevi di me. Un giorno, magari lontano, pensando a me forse vi spunterà persino un sorriso, con quel tocco di nostalgia di chi aveva un piccolo tesoro in tasca e lo ha perso per strada perché non si era reso conto di quanto fosse prezioso".
Già: forse fra 20-30 anni qualcuno si chiederà se tutta questa fretta fosse davvero necessaria. Ma, mi perdoni, devo chiudere il pezzo: le sue ultime parole al mondo della fitoiatria a chi vuole indirizzarle?
"Alle aziende del settore. Piantatela di buttarvi a pesce sulle disgrazie delle sostanze attive altrui. Non è un bello spettacolo vedervi aggredire le molecole agonizzanti o appena decedute, sgomitando fra voi per piazzare in quel segmento di mercato le vostre soluzioni 'molecola-tal-dei-tali-free'. Free da cosa? Ogni dipartita tecnica è di fatto un tassello del puzzle che se ne va. Dovreste preoccuparvi molto di più di salvare il puzzle intero, anziché affannarvi a tappare opportunisticamente i buchi che si sono venuti a creare. Capisco che gli obiettivi di vendita premono sempre di più, quindi ogni disgrazia altrui diventa un'opportunità di mercato. Ma alla fine siete tutte sulla stessa barca. Concorrenti, sì, ma se qualcuno vi bucasse la chiglia con un trapano dovreste capire che è contro lo sforacchiatore che dovreste unire le forse, anziché mordevi fra voi".
Ottima chiusura, per una molecola giunta a fine vita. Anche se si teme che questa lezione difficilmente verrà imparata da chi invece più dovrebbe farne tesoro.