Capitolo “Agrofarmaci, salute, ambiente” - volume primo - pag. 455-468
Autori: S. AFRIC, G. Beltarre, Aldo Ferrero, Eleonora Miniotti, Marco Romani, Daniele Tenni, Francesco Vidotto
La coltivazione del riso con metodo biologico è inserita nello stesso ambiente di produzione di quella del riso convenzionale, caratterizzato da un riutilizzo multiplo delle acque di irrigazione e dall'impiego di agrofarmaci per ottenere produzioni di elevato livello quali-quantitativo. Lo studio effettuato nel triennio 2017-19, ha avuto l'obiettivo di verificare la possibilità di convivenza della risicoltura biologica con quella convenzionale nelle attuali condizioni di uso promiscuo delle acque. A questo scopo, si è provveduto a valutare la presenza di 50 agrofarmaci e 2 loro metaboliti nel suolo, nell'acqua, nella pianta e nella granella di riso (risone, semigreggio e bianco) prelevati all'interno delle camere di risaia in coltivazione biologica. I risultati del lavoro hanno posto in evidenza che alcune sostanze attive, glifosate e AMPA soprattutto, sono in grado di persistere nel suolo; che le acque utilizzate per la coltivazione del riso biologico possono contenere residui di agrofarmaci, utilizzati nella coltivazione convenzionale e veicolate dal sistema irriguo; e che le piante di riso sembrerebbero in grado di assorbire alcune di queste sostanze attive (oxadiazon, MCPA, glifosate, azoxystrobin, picoxystrobin, propanile e dicamba). In tali condizioni, non è, tuttavia, mai stato rilevato alcun residuo nelle diverse tipologie della granella di riso ottenuta con metodo biologico, evidenziando la possibilità di convivenza dei due sistemi di coltivazione.Parole chiave: riso biologico, agrofarmaci, contaminazione acque, residui
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