Questo acaro eriofide attacca principalmente il pero e lo si può ritrovare occasionalmente anche sul cotogno e sul melo. Le sue dimensioni sono molto piccole (0,2 mm), ha una forma allungata (simile ad una larva) e un colore bianchiccio, con l’autunno diventa leggermente rosato.
Questo acaro supera l’inverno allo stato di adulto riparato in anfratti, spesso sotto le perule. In primavera, con la ripresa vegetativa, riprende l’attività alimentare penetrando sempre di più nelle gemme che si aprono e vanno così a pungere gli abbozzi delle foglie e dei fiori; iniziano così a svilupparsi le vescicole al cui interno le femmine si riprodurranno, è possibile vedere i fori di entrata. In un anno possono compiere 2-4 generazioni a seconda dell’andamento climatico.
L’acaro provoca la formazione, soprattutto sulle foglie, di vescichette grandi alcuni millimetri e dalla consistenza spugnosa. I primi sintomi appaiono sulla pagina inferiore con lo sviluppo di piccoli rigonfiamenti di colore verdastro. In seguito compaiono anche sulla pagina superiore e al centro della bolla vi è un piccolo foro. Le galle vanno poi incontro a necrosi, diventando prima rossastre poi scure. Le foglie risultano deformate, con consistenza rigida e vanno incontro a lacerazioni. Con forti infestazioni anche i fiori e i frutti possono essere colpiti, se questi sono giovani vanno incontro a cascola.
Acquisto di materiale di propagazione (nuove piante) non infestato dall’acaro.
indipendentemente dalla coltura
1962 - volume unico
Il lavoro consiste di tre parti. Nella prima parte vengono ricordati i più importanti acari fitofagi e predatori, di interesse per l'agricoltura. Fra quelli dannosi, ci si sofferma particolarmente su alcune specie delle famiglie degli ...
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