Nematode originario del Sud-America (in particolare del Perù) segnalato per la prima volta nel 1973 in Scozia. Maggiormente diffuso nell’area nord-centro-occidentale dell’Europa (in quanto meglio si adatta a temperature comprese tra 10-17°C), è generalmente meno comune di Globodera rostochiensis. In Italia le due specie è diffuso nelle zone di coltivazione delle solanacee (Abruzzo, Campania, Sicila, Puglia, Emilia Romagna), dove è causa notevoli riduzioni di produzione e difficoltà nella coltivazione di patate da seme.
G. pallida presenta un accentuato dimorfismo tra il maschio adulto (vermiforme e libero nel terreno) e la femmina (di forma globosa e sedentaria).
Peculiare caratteristica di questo genere è proprio il corpo della femmina che, maturo, si trasforma in una 'cisti' (sorta di involucro con cuticola ispessita contenente uova e larve, mediamente 500 per cisti).
Le larve, alla fuoriuscita dall’uovo, sono vermiformi; attratte dagli essudati radicali, raggiungono il terreno attraverso una qualsiasi apertura della cisti e attaccano le radici, provocando importanti sconvolgimenti della struttura interna delle piante ospiti.
A maturità il corpo della femmina si immobilizza, divenendo globiforme e imbruninendo; prima di imbrunire le cisti G. pallida mantengono a lungo un colore bianco. Il corpo del maschio rimane invece vermiforme.
Il ciclo biologico si compie in 4-6 settimane ed anche in assenza di solanacee ospiti le cisti sopravvivono e quindi rimangono infettive per diversi anni.
Compie da una a due generazioni annue e la temperatura ottimale di adattamento è compresa tra i 18 e i 22°C.
Si comporta da endoparassita sedentario degli organi ipogei, cioè penetra all’interno dei tessuti vegetali delle radici e permane stabilmente nella pianta ospite.
Le cisti si diffondono per mezzo del terreno presente sui tuberi di patata o attraverso materiale di riproduzione (piante da vivaio, bulbi) coltivato nel terreno infestato. Altro mezzo di diffusione è rappresentato dai macchinari e dalle attrezzature che hanno lavorato in terreno infestato e non sono stati adeguatamente sterilizzati.
L’infestazione si palesa solitamente con sintomi aspecifici: nel campo infestato si osservano delle aree in cui le piante presentano sviluppo stentato, foglie piccole ed ingiallite che possono appassire nelle ore più calde della giornata, apparato radicale ridotto e, nel caso delle patate, tuberi di dimensioni ridotte, per effetto di un anormale funzionamento delle cellule dell’apparato radicale conseguenza di gravi alterazioni interne.
Il riconoscimento dell’infestazione può essere effettuato estirpando piante sofferenti durante la fase di fioritura e verificando la presenza sulle radici di cisti di colore bianco.
Il nematode provoca la perdita delle produzioni, la cui entità dipende dal numero di parassiti presenti nel terreno. Se la popolazione di G. pallida è molto elevata si possono realizzare perdite di raccolto fino all’80%; perdite di questa entità si verificano in caso di monosuccessione ripetuta negli anni. In Italia, prove effettuate su piccole parcelle hanno evidenziato che la coltura può tollerare la presenza massima di circa 2 uova/larve per grammo di terra.
Adottare ampie rotazioni colturali con piante non ospiti (cereali, composite, leguminose, liliacee e ombrellifere).
Non coltivare patata in rotazione con melanzana e pomodoro.
Utilizzare cultivar resistenti al parassita.
indipendentemente dalla coltura
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