E’ un batterio fitopatogeno capace di attaccare, oltre all’olivo, diversi tipi di piante fra le quali le più importanti sono vite, pesco, mandorlo, diverse specie di agrumi, l’oleandro e altre. In totale le specie di piante ospiti sono oltre 150, fra le quali molte infestanti. La sensibilità di X. fastidiosa alle basse temperature invernali spiega in parte la sua distribuzione geografica che appare limitata alle aree tropicali e subtropicali. Tuttavia è stata segnalata anche in Canada (Ontario), dove le temperature possono essere piuttosto rigide. Si diffonde facilmente, su brevi e lunghe distanze, con il materiale di propagazione o piante intere e, in loco, anche tramite innesto.
La trasmissione più efficiente è però attuata da insetti che si nutrono della linfa xilematica. Tale trasmissione è di norma molto rapida poiché manca nell’insetto il periodo di latenza (periodo intercorrente tra l’acquisizione del batterio e la capacità dell’insetto di trasferirlo in una pianta sana tramite punture di alimentazione). Il patogeno è trasmesso da alcune specie di insetti appartenenti all’Ordine Hemiptera, sub-ordine Cicadomorpha (Famiglie Cicadellidae e Aphrophoridae) che fungono da vettori contribuendo alla diffusione della malattia a breve e medio raggio. Il batterio è trasmesso in maniera persistente dai vettori che tuttavia perdono l’infettività a seguito della muta. La diffusione su lunghe distanze è opera dell’uomo attraverso il commercio di materiale di moltiplicazione infetto. X. fastidiosa non si riproduce nel seme.
X. fastidiosa colonizza lo xilema delle piante ospiti e il suo sviluppo nella pianta sembra condizionato dalla temperatura: valori compresi fra 25 e 32°, sarebbero favorevoli ad uno sviluppo epidemico della malattia; al contrario, temperature al disotto di 12-17°C e superiori a 34°C potrebbero influire negativamente sulla sopravvivenza del batterio nelle piante ospiti.Compie il suo sviluppo nei vasi xilematici della pianta ospite provocandone l’ostruzione. La situazione che si determina è in parte responsabile della comparsa dei sintomi della malattia. Il batterio riesce a muoversi sia verso l’alto sia verso il basso, e per questo motivo può essere rinvenuto anche nelle radici. Si diffonde facilmente, su brevi e lunghe distanze, con il materiale di propagazione o piante intere e, in loco, anche tramite innesto. Il periodo di incubazione della malattia è di solito molto lungo (ma molto dipende dalla specie di pianta ospite e, nell’ambito della stessa specie, dalla cultivar), da qualche mese ad un anno e talvolta anche più. In molti ospiti l’infezione può rimanere asintomatica: in molti casi (ad esempio in vivaio) eventuali infezioni possono sfuggire all’osservazione diretta e ciò facilita la propagazione della malattia con il materiale vegetale.
I danni non sono immediatamente visibili al momento del contagio; le piante colpite, a seconda della specie, possono manifestare i sintomi dopo alcune settimane e in alcuni casi anche dopo anni. Le parti interessate sono foglie, legno negli strati interni, rami giovani, branche di età avanzata e radici. Il batterio ostruisce i vasi xilematici producendo una sorta di gel che limita l’afflusso di acqua e nutrimento dall’apparato radicale al tronco, ai rami e al fogliame della pianta. I sintomi cominciano a manifestarsi nel periodo estivo quando la marcata esigenza idrica delle piante e il calore inducono un maggiore afflusso di acqua alle foglie. I danni riportati dalla X. fastidiosa a carico degli olivi si possono facilmente individuare in quanto la parte aerea della presenta dei disseccamenti che possono essere localizzati ad una parte ristretta come ad esempio una grossa branca o un ramo oppure estesi a gran parte della chioma o interessare tutta la stessa. Le foglie della pianta di olivo colpita si presentano inizialmente disseccate ai margini e nella parte apicale dopodiché necrotizzano totalmente. Altro sintomo importante si manifesta a carico del legno soprattutto negli strati più interni dove è possibile osservare degli imbrunimenti. Dopo analisi di laboratorio su piante infette è stata riscontrata la presenza del batterio anche nell’apparato radicale.
Lo stress idrico è spesso un fattore aggravante nella manifestazione dei sintomi nelle piante infettate da X. fastidiosa. Le pratiche colturali dovrebbero quindi essere orientate verso l’ottenimento di piante sane, ben coltivate e con una nutrizione adeguata.
Nelle aree contaminate dovranno comunque essere adottate le seguenti misure di eradicazione:
- estirpazione di tutte le piante arboree infette;
- rimozione o devitalizzazione dell’apparato radicale delle piante infette;
- monitoraggio intensivo delle piante limitrofe alla pianta infetta (inoltre, qualsiasi sintomo sospetto riscontrato sulle piante nel raggio di 200 metri sarà oggetto di prelievo del campione ed analisi);
- eliminazione delle specie erbacee infestanti mediante trattamenti chimici o metodi meccanici nell’intera zona contaminata;
- esecuzione di trattamenti insetticidi contro gli insetti vettori nell’intera zona contaminata.
indipendentemente dalla coltura
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