Cancro batterico che può attaccare albicocco, ciliegio dolce e acido, pesco-nettarine-percoche e susino, riscontrabile su tutto il territorio italiano dove, contrariamente a quanto accade nei paesi del Nord Europa, non raggiunge livelli di pericolosità elevati.
P. syringae pv. morsprunorum si conserva in forma epifitica nelle anfrattuosità della corteccia e delle gemme. In seguito penetra nella pianta attraverso ferite derivate dalla caduta delle foglie e dai tagli di potatura.
L'infezione coinvolge tutti gli organi epigei delle piante, con gli effetti più dannosi a carico degli organi assili lignificati, ove compaiono le caratteristiche lesioni tumorali. I danni agli organi legnosi (localizzati sul fusto del susino e dei rami del ciiliegio) è visibile sin dall'inizio della primavera, sotto forma di striature longitudinali lievemente depresse, e divengono più evidenti durante il periodo estivo, quando la superficie dei tessuti necrotici si infossa mostrando screpolature che gettano un essudato gommoso.
Le infezioni più gravi danno origine a lesioni a carico dell'intero asse di fusto e branche, che porta al rapido deperimento delle parti sovrastanti.
Sugli organi verdi compaiono delle lesioni facilmente confondibili con quelle di Xanthomonas pruni, che consistono in tacche necrotiche sui germogli e macule inizialmente edematose che poi imbruniscono, sulle foglie.
Sulle foglie compare poi la cosiddetta 'impallinatura' del lembo, cagionata dal distacco dei tessuti necrosati da quelli sani che li circondano.
All'atto della messa in opera di nuovi impianti effettuare una scelta oculata dell'appezzamento, valutando giacitura ed esposizione degli stessi, evitando zone ove si riscontrano gelate invernali.
Evitare terreni con scheletro prevalente.
Adottare portinnesti adatti al terreno, evitando altresì l'adozione di cultivar troppo vigorose (e quindi più suscettibili alla malattia).
In fase di allevamento limitare le potature, evitando tagli da ottobre a gennaio.
Disinfettare di frequente gli attrezzi impiegati nella potatura; proteggere i tagli più grossi con apposite paste disinfettanti.
Effettuare irrigazioni regolari e calibrate sull'effettivo fabbisogno della coltura, evitando stress idrici anche in post-raccolta.
Effettuare fertilizzazioni equilibrate, volte in particolar modo a sopperire ad eventuali carenze di calcio.
indipendentemente dalla coltura
2002 - Funghi, batteri, virus - volume secondo
Si segnala un grave deperimento dell'albicocco riscontrato in alcune aree frutticole vocate della Romagna. Il sintomo principale è lo sviluppo di estesi cancri rameali che portano velocemente al dissccamento dei rami stessi e, ...
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