Batterio responsabile del cancro batterico del pomodoro, alterazione segnalata in tutte le aree di coltivazione pomodoro e presenta anche in Italia in tutte le regioni. Trattasi di un batterio immobile gram-positivo. E' in grado di infestare anche altri ospiti vegetali come melanzana, peperone, senza però cagionare danni rilevanti.
Il microorganismo può conservarsi vitale nel terreno, nei residui di piante infette, anche per 1-2 anni. Può infettare anche i semi contenuti nelle bacche ancora integre, arrivandovi per via sistemica. A prescindere dalla provenienza, il batterio può insediarsi nelle giovani piantine fin dall'inizio del loro sviluppo. Penetra attraverso gli stomi delle giovani foglie cotiledonari e, presumibilmente, anche per via radicale per mezzo delle lesioni provocate dai nematodi.
Compie il suo sviluppo soprattutto nel sistema vascolare, propagandosi poi a tutta la pianta, arrivando ad interessare midollo ed elementi corticali.
L'insediamento su piante già sviluppate può dare origine ad infezioni localizzate oppure sistemiche. Penetrazioni avvenute attraverso gli stomi fogliari o microlesioni dei frutti danno luogo generalmente ad alterazioni locali. Altresì, se la la penetrazione avviene a mezzo di ferite da grandine, tagli di potatura o altri eventi lesionanti, insorgono infezioni di carattere sistemico.
La progressione della malattia è influenzata dalle condizioni ambientali: essa procede più speditamente quando la temperatura supera i 25°C; con livelli termici inferiori il batterio si mantiene a lungo latente.
L'acqua piovana rappresenta un fondamentale vettore di propagazione dell'infezione.
I sintomi della malattia variano a seconda della tipologia di infezione in atto, locale o sistemica.
L'infezione locale si origina tardivamente con determinate condizioni ambientali, dalla grande quantità di germi che si liberano dalle lesioni dei fusti e delle foglie. Sulle foglioline compaiono vescicole biancastre, individuabili anche dopo il disseccamento della lamina fogliare.
Sui frutti si formano maculature da subito idropiche e poi brune, del diametro di 1-3 mm, circondate da un alone biancastro.
L'infezione sistemica, che può insorgere fin dalle prime fasi fenologiche, si evidenziano spesso tardivamente, specialmente all'allegagione dei primi grappoli di frutti. L'infezione inizia a manifestarsi con avvizzimenti settoriali della chioma, dapprima concentrati nella porzione superiore della stessa; le foglioline presentano diversi stadi di avvizzimento, mantenendo la parte opposta pressochè inalterata.
A livello del fusto compaiono strature longitudinali, subito giallastre e successivamente brune, che vanno dal punto di inserzione del picciolo fogliare sullo stelo, estendendosi poi sull'internodo ed anche allo stesso picciolo.
Le zone brune possono dare luogo a fenditure longitudinali (cancri) che lasciano intravedere ampie cavità nei tessuti interni, più o meno imbruniti.
Ai sintomi esterni corrispondono alterazioni interne: una sezione trasversale del frutto rivelerebbe una colorazione giallo-scura dell'apparato vascolare ed un aspetto cavernoso e spugnoso del midollo centrale; una sezione praticata alla base del picciolo fogliare metterebbe in evidenza una tipica traccia a 'ferro di cavallo' di colore dapprima giallastro e poi bruno.
Questo tipo di infezione sul frutto, anche se non frequente, si rivela con leggeri imbrunimenti della zona calicina. Una sezione longitudinale della bacca rivelerebbe una colorazione tendente al giallastro dei tessuti della placenta.
Attuare ampie rotazioni colturali che non riportino il pomodoro sullo stesso terreno per un intervallo di almeno 3-4 anni.
indipendentemente dalla coltura
1962 - volume unico
Gli AA. danno notizia di una esperienza eseguita nell'estate 1961 e volta a saggiare il comportamento di alcune varietà di pomodoro di fronte alle infestazioni di Xanthomonas vesicatoria (Doidge) Dowon e di Corynebacterium ...
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