Si tratta di una malattia batterica molto pericolosa ed è la principale malattia delle rosacee (famiglia molto ampia comprendente più di 3300 specie), di cui sono colpite 150 specie diverse; le piante che possono essere attaccate sono molte, tra le più importanti, data la coltivazione, ci sono pero (Pyrus) e melo (Malus) ma attacca anche numerose piante presenti in ambiente agricolo, queste sono: cotogno, cotogno del Giappone, cotognastro (Cotoneaster), nespolo, biancospino, sorbo, Pyracanta (agazzino) e Photinia. Come si è visto il batterio attacca sia piante di interesse agricolo che ornamentale, proprio da queste ultime bisogna fare molta attenzione perché diffuse in aree non coltivate e nei giardini e possono rappresentare una pericolosa fonte di inoculo da cui la malattia si diffonde ad impianti produttivi nelle vicinanze. La malattia è soggetta a lotta obbligatoria tramite il Decreto Ministeriale n. 356 del 10/09/99.
La malattia si diffonde in molti modi, nelle nuove aree arriva attraverso materiale di moltiplicazione contaminato asintomatico; può arrivare anche tramite la pioggia in quanto gli essudati disseccati, contenenti le cellule batteriche, possono essere trasportati dal vento come aerosol solido anche per centinaia di chilometri per poi ricadere al suolo con la pioggia. Nelle aree dove la malattia è presente la diffusione avviene tramite gli essudati che vengono diffusi tramite la pioggia, il vento, gli insetti, gli uccelli e dall’uomo (potatura) e che vanno ad infettare fiori, foglie e germogli. Altre fonti d’inoculo sono rappresentate da frutti e rami infetti lasciati in campo e materiali di imballaggio della frutta contaminati. Erwinia penetra attraverso aperture naturali e ferite (anche microscopiche) e il periodo della fioritura rappresenta il momento più pericoloso per la diffusione e la recettività delle piante; i fiori forniscono ai batteri delle sostanze ottimali per il loro sviluppo e le api e altri insetti pronubi (insetti che visitano i fiori contribuendo all’impollinazione) ne agevolano la diffusione. Le varietà a fioritura secondaria sono più suscettibili. Le infezioni dei fiori e dei germogli forniscono un elevato inoculo. Una volta avvenuta l’infezione la malattia avanza interessando foglie, frutti, rami e branche, su queste forma cancri corticali ben visibili. In autunno le gemme e le cicatrici della caduta delle foglie possono contaminarsi e la primavera seguente si svilupperà l’infezione. I temporali estivi e le grandinate sono eventi molto pericolosi per la diffusione della malattia, sia perché con l’acqua e il vento la malattia si diffonde nell’ambiente e sia per le ferite che provocano alle piante, rappresentando potenziali vie di penetrazione. Le condizioni ambientali per la moltiplicazione dei batteri e la comparsa dei sintomi sono umidità relativa > 60% e temperature di 15-32 °C, associate a piogge, nebbie, rugiade e grandinate. Bisogna sempre stare molto attenti perché Erwinia può sopravvivere per molto tempo senza causare sintomi. Piante molto rigogliose risultano più suscettibili mentre piante presenti in suoli ben drenati e con un rapporto equilibrato di elementi nutritivi risultano meno danneggiate.
Questa malattia è molto aggressiva sul pero, dove in alcune aree è diventata un fattore limitante la sua coltivazione, mentre è meno distruttiva su melo e cotogno. I sintomi possono comparire su tutte le parti aeree della pianta ed essere presenti per tutto il periodo vegetativo. Si possono osservare avvizzimenti ed annerimenti dei fiori e poco dopo dei frutticini, da li l’infezione può progredire al resto del ramo. Le foglie colpite si ripiegano a doccia verso l’alto e imbruniscono. Foglie, fiori e giovani frutti colpiti rimangono attaccati alla pianta e spesso sono presenti anche a fine stagione. I germogli colpiti avvizziscono diventando bruno-nerastri e possono ripiegarsi ad uncino. Anche i frutti possono essere attaccati, si sviluppano aree brunastre e molli che vanno soggette a marciume. Su rami e branche vi è la formazione di cancri a contorno irregolare e più o meno espansi, queste aree si presentano leggermente depresse, dal colore più scuro, dall’aspetto vescicoloso e delimitati o percorsi da fessurazioni; i cancri compaiono verso la fine dell’estate ed inizialmente sono poco definiti per poi diventare definiti. Se il cancro interessa tutta la circonferenza del ramo questo dissecca, mentre se si sviluppa sul tronco o sul colletto può causare la morte della pianta. Se si asporta una porzione di corteccia in corrispondenza dei cancri è possibile vedere che i tessuti sottocorticali in corrispondenza del cancro si presentano rossicci rispetto i tessuti sani. Dai cancri, con condizioni climatiche favorevoli, vi è la fuoriuscita di un essudato lattiginoso di colore bianco e poi ambrato; l’essudato può fuoriuscire anche sotto forma di filamenti di consistenza semisolida.
La malattia è soggetta al D.M. n. 356 del 10/09/99 di lotta obbligatoria, quindi bisogna rispettare le norme e segnalare ai propri Servizi Fitosanitari eventuali sintomi sospetti. La lotta è di tipo preventivo e gli interventi di natura agronomica giocano un ruolo importantissimo. È importante partire con l’uso di materiale di propagazione sano (prodotto in aree esenti dalla malattia) e scelta di cultivar poco suscettibili. Risulta fondamentale eseguire ripetute ispezioni del frutteto durante la stagione vegetativa, partendo dal periodo della fioritura, per l’individuazione di organi malati; ogni organo sintomatico deve essere tagliato e bruciato subito fuori dal campo, nei casi più gravi anche intere piante devono essere rimosse e distrutte, in molti casi sarebbe meglio estirpare anche le piante adiacenti in quanto c’è un rischio elevato che siano già infette. Molto importante nella rimozione di rami e branche è di effettuare il taglio ad almeno 50 cm (ma sarebbe meglio a 70 cm) dalle zone sintomatiche, ciò perché le zone al di sotto delle aree sintomatiche sono già infette. Fondamentale risulta la disinfezione (con ipoclorito di sodio o sali di ammonio quaternario) degli attrezzi di potatura durante le operazioni di rimozione di organi infetti, sarebbe anche buona pratica di marcare le piante che hanno subito attacchi durante la stagione e di disinfettare le forbici dopo la loro potatura e prima di passare ad altre piante (o di eseguire la potatura separata dalle altre piante). I resti della potatura devono essere bruciati. Altra cosa importante è la disinfezione o la distruzione col fuoco degli indumenti indossati durante le operazioni di asportazione di organi infetti. Importante è anche mantenere le piante con una vegetazione equilibrata ed evitare il suo lussureggiamento attraverso concimazioni equilibrate e potature non troppo energiche. Sono da evitare le potature verdi, le irrigazioni soprachioma e le fioriture secondarie. Altro intervento è di effettuare il monitoraggio del territorio circostante il frutteto e di individuare piante selvatiche o ornamentali suscettibili ed eventualmente eliminarle.
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