Fungo parassita che, interessando diverse colture fruttifere, raggiunge una notevole frequenza a carico del pesco. Rappresenta, almeno nell'Italia settentrionale, uno delle crittogame più temute a causa soprattutto della mortalità cagionata nelle drupacee.
I corpi fruttiferi di S. purpureum si differenziano sulla superficie degli organi legno morti. Tali fruttificazioni assumono l'aspetto di 'orecchiette', dapprima elastiche e successivamente più rigide, con bordi ondulati, di colore bianco-giallastro e poi grigio-violaceo scuro, del diametro di circa 2-3 cm, sovente embricate o convergenti in gran numero. I corpi fruttiferi sono muniti di un imenoforo liscio, e sono in grado di produrre spore ialine, allungate o subcilindriche, delle dimensioni di 3,4 x 5,9 micron.
Il fungo si perpetua sugli organi vegetali infetti; allo stesso tempo, con comportamento saprofitario, anche su numerose matrici legnose devitalizzate come pali di pioppo e castagno. Con andamento climatico tendente all'umido, S. purpureum produce abbondanti basidiospore, facilmente portate dal vento su altre piante ospiti.
L'insediamento dell'infezione avviene da parte del premicelio generato dalla basidiospora; l'inoculo necessita della presenza, sul tronco e sulle branche della pianta ospite, di una ferita non cicatrizzata che ponga allo scoperto la parte legnosa recettiva.
Il patogeno può essere diffusa tramite il contatto fra radici di piante sane e infette (anche residui di queste ultime). Lo sviluppo del parassita e la germinazione della relativa basidiospora, è favorita da un ambiente molto umido e da una temperatura di circa 20°C.
La sintomatologia dell'infezione di S. purpureum compare principalmente a livello delle foglie che, già in fase di accrescimento, assumono la caratteristica colorazione metallica (paiono rivestite da una sottile patina d'argento). Queste tendono ad accartocciarsi assumendo conformazione a doccia, stentando poi a svilupparsi e cadendo precocemente.
Il caratteristico aspetto metallico delle foglie sembra legata, principalmente, al distacco dell'epidermide superiore dal sottostante mesofillo e alla successiva formazione, nei tessuti fogliari, di una sottile lamina d'aria che rifrange la luce in maniera anomala. Non sempre l'alterazione risulta distribuita in maniera uniforme sulla chioma della pianta (in particolare, all'inizio dell'infezione, risultano interessati solo un numero circoscritto di branche e rami).
I tessuti legnosi di tronco, rami e radici manifestano delle necrosi che interessano tutta la sezione o solo delle zone circoscritte dell'organo colpito.
I soggetti contaminati, nelle annate successive, sviluppano sempre più stentatamente, finendo poi per disseccare.
Sulla superficie degli organi legnosi già infetti e devitalizzati possono comparire vistose incrostazioni fungine compatte, di colore inizialmente violaceo che poi tendono a inscurirsi.
Eliminare le parti o le intere piante infette, asportando e distruggendo i residui. Proteggere i tagli di potatura con appositi mastici.
indipendentemente dalla coltura
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