U. hordei (sinonimo di U. nuda) è noto come agente del carbone volante, patogeno diffuso in tutte le aree di coltivazione del cereale, specialmente in Europa e Stati Uniti.
Le clamidospore sono globose e di forma ovoidale, di colore bruno chiaro con episporio echinulato, unicellulari e del diametro di 5-9 micron.
U. levis (sinonimo di U. kolleri) è una specie molto simile a Ustilago avenae, carbone fisso dell'avena, avversità alla quale è stata per lungo tempo assimilata.
Le clamidospore di questo fungo sono subsferiche, brune, con episporio perfettamente liscio e del diametro di 5-9 micron; la germinazione avviene grazie ad un corto promicelio settato che genera sporidi, o basidiospore, terminali o laterali, ovali, in grado di perpetuarsi per gemmazione.
Le clamidospore di U. hordei germinano dando origine ad un corto promicelio cilindrico settato, ogni sua cellula genera un filamento micelico uninucleato. Due diversi filamenti, fondendosi, origineranno il micelio definitivo.
La germinazione avviene sulla superficie dello stigma per mezzo delle clamidospore trasportate dalle correnti d'aria sugli organi fiorali. Queste emettono il filamento che raggiunge l'ovario, similmente al tubo germinativo di un granello di polline. Il micelio penetra le pareti dell'ovario, il cosiddetto pericarpo, oltrepassando i tessuti esterni (detti testa) e per mezzo dell'endosperma entra all'interno dello scutello, raggiungendo infine l'embrione.
Il ciclo di sviluppo della cariosside non subisce modificazioni; il seme racchiude al suo interno il micelio, che in esso può rimanere quiescente dai due ai quattro anni.
Riprende la sua attività in concomitanza alla germinazione della cariosside nel terreno, crescendo di pari passo con la pianta.
La dispersione delle clamidospore si deve soprattutto all'azione del vento, alla pioggia e, nel periodo della fioritura della coltura, agli insetti pronubi.
La crittogama è favorita da temperature del suolo elevate; altresì è disturbata da tenori di umidità del terreno superiori al 90%.
Le spighette che presentano fiori distanziati e glumelle divaricate in fioritura sono più suscettibili all'infezione di U. hordei.
L'infezione di U. levis avviene in concomitanza alla germinazione del seme della coltura, ad opera delle clamidospore localizzate sui tessuti esterni della cariosside. Il micelio penetra il coleptile penetrando nella piantina sviluppandosi nelle future infiorescenze che verranno successivamente trasformate in sori polverulenti di colore nerastro.
Durante la maturazione o la raccolta i sori si rompono diffondendo clamidospore che contagiano le cariossidi sane.
La reazione neutra o leggermente acida del terreno, temperature attorno ai 20-25°C e umidità del suolo su vali del 15-25% sono fattori predisponenti la malattia.
Le piante colpite da U. hordei, durante il loro sviluppo, non manifestano in alcun modo l'infezione. Nella fase fenologica della spigatura, con la spiga ancora protetta dall'ultima guaina, la vegetazione diventa clorotica; la spiga, successivamente, tende ad una colorazione nerastra, velata, a causa di una sottile membrana argentea-grigiastra che ricopre ogni singola spighetta.
Il culmo, procedendo lo sviluppo, resta eretto superando in altezza le altre spighe sane, le quali si piegano verso il basso in ragione del peso della granella.
Le spighe colpite, gradualmente, vanno incontro ad una distruzione completa, trasformandosi in sori scuri, di consistenza polverosa. Gli organi fiorali scompaiono e la rachide si ricopre di polvere nerastra, formata da ammassi di clamidospore.
U. levis palesa la sua presenza in particolar modo sui fiori, che sono di fatto sostituiti da sori che racchiudono un ammasso polverulento formato dalle clamidospore; detti sori sono ricoperti da una sottile pellicola biancastra.
indipendentemente dalla coltura
Fitogest® è un sito realizzato da Image Line®
® marchi registrati Image Line srl Unipersonale (1990 - 2024)
Utilizzare i prodotti fitosanitari con precauzione. Prima dell'uso leggere sempre l'etichetta e le informazioni sul prodotto.
Si raccomanda di porre la dovuta attenzione alle frasi ed ai simboli di pericolo che compaiono nell'etichetta ministeriale.