L’agente causale della Cercospora, è un fungo appartenente al Phylum Ascomycota.
E’ in grado di colpire tutte le tipologie di bietola coltivata, portando in alcuni casi a cali di resa del 25-50% nelle cultivar da zucchero, tale per cui viene considerata la malattia fogliare più pericolosa. Sono conosciute due razze fisiologiche del patogeno denominate C1 e C2, non distinguibili per caratteristiche morfologiche.
La razza C2 causa infezioni generalmente più aggressive.
Il fungo trascorre il periodo invernale come micelio nei residui della vegetazione infetta, mantenendosi vitale anche a profondità di 30-50 cm. Più di rado avviene lo svernamento come conidio. Inoltre, data la capacità di infettare altri generi come ospiti secondari (es. Plantago, Amaranthus, Chenopodium, ecc.), riesce a sfruttare questa ulteriore via per superare il periodo invernale. Può inoltre conservarsi sui semi sotto forma di masse stromatiche.In primavera, al verificarsi delle condizioni climatiche favorevoli (umidità relativa dell’80% e 18°C di temperatura), si assiste al distacco dei conidi dal micelio che, trasportati dal vento per distanze brevi, giungono sulla vegetazione. Temperature critiche (inferiori a 10°C e superiori a 26°C) annullano il processo. Una volta a contatto con la vegetazione, con temperature di 10–15°C (ottimali 25-30°C) e umidità relativa superiore al 70–90% si ha l’emissione del tubetto germinativo da parte dei conidi. Dai miceli ramificati derivanti dai conidi, le ife penetrano attraverso gli stomi e colonizzano il parenchima fogliare inizialmente diffondendosi per via intercellulare e successivamente per via intracellulare. Ammassi pseudostromatici si formano nella camera sottostomatica i quali differenziano conidiofori. Il periodo di incubazione (tempo che decorre fra la penetrazione nei tessuti vegetali e la manifestazione dei sintomi) varia in funzione della temperatura e va da 8 giorni a 30°C a 15 giorni con condizioni meno favorevoli.
Lo sviluppo dei conidi nella parte centrale delle macchie, trova condizioni ottimali a 25–30°C e umidità relativa al 95–100%. La loro dispersione può essere favorita dall'impatto delle gocce di pioggia dando origine ai successivi cicli infettivi (malattia policiclica).
Tutti gli organi verdi della pianta (foglie, piccioli, scapi fiorali) possono essere colpiti. Inizialmente l’infezione si manifesta con areole puntiformi, in corrispondenza delle quali i tessuti dapprima sono decolorati e successivamente imbruniscono con un’area centrale più chiara e diametro di 2–3 mm. L’alone violetto che contorna l’area più chiara è un sintomo caratteristico della malattia che ne permette l’identificazione. Con condizioni ambientali favorevoli queste macchie possono confluire, causando il completo disseccamento fogliare.
La perdita dell'apparato fogliare viene in genere compensato dall'emissione di nuove foglie, con un anomalo allungamento del colletto, determinando però un ritardo nell'accrescimento nelle piante giovani e nelle piante vecchie un esaurimento delle riserve immagazzinate con riduzione del contenuto zuccherino nelle radici.
La prevenzione è di primaria importanza per un controllo ottimale.
Vista la diversa suscettibilità, la scelta varietale è uno dei primi criteri da tenere in considerazione insieme a:
- rotazioni colturali triennali con grano, mais, fagiolo, erba medica;
- distanza non inferiore a 100 metri da un appezzamento precedentemente coltivato a bietola;
- eliminazione dei residui colturali infetti; concia della semente;
- uso razionale delle concimazioni azotate;
- riduzione della densità d’impianto.
indipendentemente dalla coltura
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