Afide nero del Pesco Brachycaudus persicae

Classificazione: Insetti > Afidi

Afide che abitualmente si stabilisce su piante di pesco e, secondariamente, su albicocco e susino. E' stato segnalato anche su essenze spontanee come Euphrasia, Melampyrum, Rhinanthus, Bellardia, Parentucellia e Bartsia trixago. In Italia è ritrovabile in tutte le regioni, anche se non frequentemente; segnalato in gran parte del mondo (Europa, Turchia, Caucaso, Africa del sud, Australia, nord e sud America).

Forma alata virginopara di colore bruno-nerastro o nero compresi antenne sifoni, femori e parte apicale dei tarsi e delle tibie. Antenne con sensilli secondari presenti sui segmenti III, IV e V, con guglia antennale lunga 6 volte la base dell'ultimo antennomero. Sifoni moderatamente lunghi, gradatamente assottigliati verso l'apice. Codicola corta a contorno rotondeggiante e fornita di 6 peli. A maturità, ali comprese, raggiunge i 2,5-2,7 mm di lunghezza.

Attera virginopara di bruno-nerastra, lucida sul dorso. Antenne 6-articolate sprovviste di sensilli secondari. Dimensioni: 2-2,2 mm di lunghezza.

Biologia

B. persicae ha comportamento monoico eterotopo sugli ospiti primari. In Italia, Australia, Olanda e Inghilterra ha evidenziato anche un comportamento dioico sulla parte aerea di Bellardia e Parentucellia. Supera l'inverno solitamente con femmine virginopare posizionate sulle radici più superficiali del pesco o, occasionalmente, con uova durevoli deposte sui rametti dell'annata. A fine inverno o nella fase di ingrossamento gemme, gli afidi risalgono verso le parti epigee; qui, insieme alle fondatrici e alla relativa discendenza, infestano fiori, rametti, germogli e frutticini. Compiono diverse generazioni di virginopare attere, che possono talvolta infestare l'intera pianta per poi migrare, in luglio, sulle radici più grosse. Le forme alate provvedono alla diffusione delle infestazioni su altri peschi e altre prunoidee; alternativamente si trasferiscono su scrofulariacee spontanee, sulle quali sviluppano colonie di virginopare.

Al giungere dell'autunno le sessupare alate salgono dalle radici sui rami per dare origine a femmine anfigoniche che, una volta fecondate dai maschi, depongono uova durevoli sui rametti di un anno. Se l'inverno è mite, negli ambienti favorevoli l'afide può perpetuarsi sulla parte epigea delle piante ospiti, nascosto nelle anfrattuosità della corteccia o riunito in colonie sul lato non esposto dei rami (continuando, anche se lentamente, la propria riproduzione anche nel corso dell'inverno).

Lo sviluppo dell'insetto avviene generalmente con un paraciclo e più di rado con un olociclo monoico.

Danni causati

L'afide vive a carico delle radici più grosse delle prunoidee, delle quali colonizza fiori, frutticini, rametti e germogli cagionando deperimenti vegetativi o addirittura il disseccamento degli organi vegetali della parte aerea maggiormente colpiti. 

Le infestazioni si registrano in particolare su piante isolate o presenti nei piccoli frutteti familiari.

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