Cavalletta diffusa nella regione mediterranea, in particolar modo in Africa settentrionale, nel centro e nella parte occidentale del continente asiatico. In Italia è presente nelle regioni meridionali (Campania, Puglia e Sicilia) e in Sardegna.
D. maroccanus ha abitudini estremamente polifaghe, potendo arrecare danno a svariate colture di interesse agrario (bietole, cereali, fagioli, foraggere, patata, pomodoro, tabacco, ecc.).
Adulto di color testa di moro, chiazzato di bruno. Protorace con carena mediana saliente e carene laterali scarsamente visibili, di colore bruno scuro con due strette bande giallastre incrociate a X. Femori posteriori con tre tacche ben visibili e con apice nerastro. Tibie rossastre con stretta anulatura gialla alla base. Elitre oltrepassanti l'addome. Ali traslucide con qualche tacca di colore bruno. Addome giallastro; placca sottogenitale del maschio tronca all'estremità.
Nella fase solitaria, gli individui sono generalmente di taglia ridotta, presentando elitre con tacche più definite, X sul pronoto più evidente, e macchie sui femori posteriori maggiormente visibili. Gli esemplari maschi possono raggiungere 17-30 mm di lunghezza; 20-33 mm di lunghezza le femmine.
Le uova di D. maroccanus superano l'inverno all'interno di ooteche (cannelli) fissati nel terreno. In aprile inizia la nascita delle neanidi, che prosegue scalarmente (in ragione della temperatura ambientale, dall'umidità e dall'esposizione del terreno in cui si trovano le ooteche). Le neanidi si aggregano in gruppi numerosi e, avanzando sul terreno, divorano la vegetazione che incontrano. Attraverso 5 stadi evolutivi, dopo circa 50 giorni dalla nascita, hanno origine i nuovi adulti. Questi possono spostarsi in volo, con migrazioni di massa, coprendo fino a 50 chilometri di distanza e spesso ritornando nei siti di origine per ovideporre. Le femmine sono fecondate circa una settimana dopo l'ultima muta, deponendo poi le uova in terreni compatti e aridi. L'ovodeposizione avviane tramite la penetrazione dell'addome nel terreno, formando uno o più cannelli della lunghezza di 13-22 mm, chiusi alla sommità da un opercolo terroso; ogni cannello contiene dalle 20 alle 40 uova.
I danni maggiori vengono arrecati dalla cavalletta quando si trova nella cosiddetta "fase gregaria": in questi casi orde di locuste possono cagionare la distruzione completa della vegetazione erbacea spontanea e delle colture erbacee, anche su zone molto estese.
Le infestazioni della cavalletta possono essere limitate attraverso opportune lavorazioni del terreno volte a creare condizioni sfavorevoli all'ovodeposizione. Individuate le zone di maggior deposizione delle uova, si esegue una lavorazione superficiale nel periodo invernale, in modo da rompere i cannelli esponendo le uova all'azione delle basse temperature.
indipendentemente dalla coltura
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