Cicalina flavescente Empoasca flavescens, Empoasca vitis

Classificazione: Insetti > Cicaline

Cicalina nota soprattutto per i danni causati ad actinidia e vite; notevolmente polifaga, è ritrovabile anche su altre piante arboree, arbustive ed erbacee, di interesse agrario o spontanee, fra le quali pomacee, drupacee, rovo, fico, ligustro, lonicera, carpino, quercia, ontano, acero, tiglio, pioppo, salice e soia. Trova diffusione in tutto il continente europeo, in Asia e Nord Africa.

Adulto di colore verde chiaro con capo e pronoto interessati sovente da tacche più chiare. Elitre verdi con intera cellula mediana, estremità delle cellulle cubitale e regione apicale del corio non colorate e trasparenti.

A riposo, le elitre, viste dall'allto, sfoggiano u n disegno ad X dovuto dall'incrociarsi delle nervature cubitali. Gli esemplari maschi sono spesso caratterizzati da un tubo anale il cui decimo urite è dotato di due processi appuntiti all'apice, con direzione craniale e convessità caudo-ventrale. I maschi raggiungono la lunghezza di 2,9-3,5 mm, le femmine di 3-3,7 mm.

Uovo subreniforme, assottigliato al polo cefalico, di colore giallo chiaro, delle dimensioni di 0,7 x 0,16 mm.

Ninfa dell'ultima età di colore verde chiaro, con occhi grandi e sporgenti, di colore rosso-mattone. Antenne setiformi, lunghe quanto la metà del corpo e divaricate fin dalla base. Addome dotato, nella parte dorsale, di setole disposte su due file submediane affiancate, su ogni lato, da un'ulteriore fila. Zampe metatoraciche con tibie lunghe due volte quelle protoraciche. A maturità raggiunge i 2,3-3 mm di lunghezza.

Biologia

Supera l'inverno mediante femmine adulte su piante sempreverdi (caprifoglio, conifere, ligustro, lonicera, ecc.); i maschi, nel corso della stagione fredda, muoiono gradualmente.

Nella seconda metà di aprile - primi di maggio, in concomitanza della fase di germogliamento della vite, le femmine migrano sulle viti; qui, dalla seconda metà di maggio, iniziano a deporre le uova, in maniera isolata, all'interno della nervatura della pagina inferiore delle foglie.

Le neanidi fuoriescono dalla fine di maggio, con i nuovi adulti che fanno la loro comparsa fra giugno e luglio, conseguentemente a 5 stadi di sviluppo preimmaginale.

Altre due generazioni si susseguono durante il restante ciclo vegetativo della vite che, accavallandosi fra loro, danno le maggiori presenze di forme giovanili nella seconda metà di luglio e tra la fine di agosto e i primi di settembre (seconda generazione); massime presenze di adulti della seconda e terza generazione, rispettivamente, intorno alla metà di agosto e alla fine di settembre - inizio ottobre.

L'andamento delle popolazioni delle varie generazioni è soggetto a ritardi ed anticipi a seconda della collocazione regionale.

Gli adulti dell'ultima generazione restano sulle viti fino al periodo autunnale per poi migrare sulle essenze sempreverdi per affrontare i rigori invernali.

Danni causati

Gli adulti e le forme preimmaginali di E. flavescens infestano le foglie, compiendo punture di suzione a carico delle nervature principali e secondarie di quelle in accrescimento. Tali lesioni provocano l'insorgere di imbrunimenti delle nervature, ostacolando la circolazione della linfa elaborata, con conseguente docciatura della parte periferica del lembo verso la pagina inferiore; avviene inoltre la necrosi del margine stesso, preceduta dall'ingiallimento dei tessuti (nei vitigni bianchi) e dall'arrossamento degli stessi (vitigni rossi). tali necrosi possono estendersi all'intero margine fogliare o solo in settori circoscritti, talora in profondità nei tessuti vegetali.

Le foglie colpite disseccano e cadono prematuramente; quelle più giovani appassiscono e disseccano senza manifestare le alterazioni cromatiche descritte.

Maggiore umidità e ombreggiamento fanno prediligere alla cicalina le foglie in accrescimento poste nella parte interna della vegetazione.

Sul pesco E. flavescens attacca le foglie localizzate all'apice dei germogli provocando accartocciamenti, mancato sviluppo del lembo e necrosi della parte apicale.

Su actinidia, le suzioni cagionano la necrosi del bordo fogliare, con susseguenti conseguenze sullo sviluppo dei frutti.

Gli stadi preimmaginali dell'insetto sono i maggiori responsabili dei danni: la loro scarsa mobilità li spinge a concentrare la loro attività trofica sulla stessa foglia. Gli individui della seconda generazione, attivi nel periodo più caldo dell'estate, risultano particolarmente pericolosi se le piante ospiti si trovano in uno stato di stress idrico.

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