Miride dalla diffusione olopaleartica, presente in Italia su gran parte del territorio. Polifago, vive a spese di numerose piante erbacee come erba medica, girasole, soia, colture floreali, ortaggi (come lattuga, fagiolo, fagiolino, fava, patata, peperone, barbabietola, finocchio, cavoli, sedano, carota, ecc.). Saltuariamente può infestare piante da frutto come pesco, melo, pero e vite.
Adulto di colore variabile dal verde al rossiccio, più chiaro e più grigiastro nella femmina. Il pronoto ha una larghezza pari a 1,3 volte la lunghezza del II antennomero nel maschio e a 1,5 nella femmina, interessato da macchie nere ben definite, due delle quali cuneiformi nella parte centrale e spostate leggermente in avanti, una negli angoli posteriori e altre due, ravvicinate, poste nella parte mediana del bordo posteriore. Lo scudo presenta alla base una macchia nera più o meno ampia. Le zampe hanno tibie fornite di spine nere con una tacca bruna sul lato esterno, mentre la sommità dei femori porta degli anelli di colore bruno. Il rostro è lungo e arriva alle anche posteriori. Le emielitre sono interessate da macchie nere nella parte apicale.
A maturità il maschio raggiunge la lunghezza di 6,1-7,3 mm, la femmina di 5,8-6,7 mm.
L. pratensis sverna come adulto rifugiato fra i resti vegetali giacenti al suolo o sotto altri ricoveri improvvisati presenti nell'ambiente (pietre, sessi, corteccia, ecc.). Gli adulti compaiono in aprile e in breve tempo consumano gli accoppiamenti per poi ovideporre, inserendo le uova verticalmente e in maniera isolata negli steli, negli scapi fiorali, nei piccioli e nelle nervature fogliari delle piante ospiti.
Le neanidi fuoriescono dopo circa 15 giorni dando gli adulti alla fine di giugno. Nel mese di luglio e di agosto il miride si nutre sulle piante ospiti deponendo nel contempo le uova. Da queste ultime hanno origine le neanidi di seconda generazione, destinate a originare gli adulti in settembre.
Questi ultimi continuano l'attività per l'intero mese di ottobre, riparandosi poi per superare la stagione invernale.
Il miride punge steli, apici vegetativi, costa e lembo fogliare, fiori, baccelli delle piante di fagiolino, steli e fiori delle piante da fiore allevate in coltura protetta o in pieno campo (starceli, crisantemi, dalie, fucsie, ortensie, ecc.). La sua attività trofica e di ovodeposizione cagiona l'avvizzimento della parte distale dei germogli, aborti fiorali e dei semi, necrosi degli steli, delle foglie, dei baccelli del fagiolino e su tutte gli organi vegetali colpiti dall'apparato boccale e dalla deposizione delle uova.
Le lattughe non ancora mature, se attaccate, presentano macchie necrotiche a livello della parte interna delle coste fogliari. Queste col tempo si approfondiscono ed estendono, fino a conformarsi come un solco nerastro che segna ampi tratti della costa stessa.
Su pesco e melo le punture vengono effettuate all'apice dei germogli, provocandone in questo modo l'avvizzimento. Su pesco, una volta accecato l'apice del germoglio, si presenta uno sviluppo anomalo del medesimo con l'emissione di vegetazione avventizia. Le punture a carico dei giovani frutti (pesche dal diametro di 1-1,5 cm) causano ferite necrotiche con emissione di essudati gommosi. Ancora su pesco, in estate, le punture ai frutti in via di maturazione danno lesioni necrotiche puntiformi con emissione di gomma, deprezzandoli.
Evitare lo sfalcio dei prati e dei fossi a ridosso di colture suscettibili, soprattutto in caso di presenza conclamata del miride, allo scopo di sfavorire la dispersione degli adulti nelle zone circostanti e la conseguente colonizzazione delle stesse.
Nei giovani pescheti è inoltre sconsigliata la coltivazione nelle interfile di colture di patata e fagiolino, evitando così che gli adulti presenti su queste ultime possano migrare sui fruttiferi danneggiandone i germogli.
indipendentemente dalla coltura
2010 - Difesa da insetti, acari, nematodi - volume primo
Parole chiave: Rincoti miridi, Lygus, Adelphocoris, Calocoris, malformazione frutti
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