Questa cocciniglia è estremamente pericolosa e polifaga, è stata ritrovata su circa 200 specie di piante, anche se ha una predilezione per le pomacee (melo e pero) e le drupacee (pesco, susino albicocco, mandorlo, ciliegio); altre piante di interesse agrario attaccate sono il kaki, ribes, noce, nocciolo e anche diverse latifoglie arboree e arbustive (biancospino, platano, tiglio, olmo, ecc.). I follicoli femminili sono circolari, con un diametro massimo di 1,8 mm, dalla forma di cupola schiacciata e di color grigio ardesia. Il follicolo maschile è più piccolo, 0,8 mm di diametro, di un grigio più chiaro di quello della femmina e dalla forma ovale allungata. Il maschio alato è arancione, con un solo paio di ali e in fondo all’addome vi è uno stilo appuntito; le sue dimensioni sono di 0,8 mm di lunghezza.
La cocciniglia sverna allo stato di neanide, molto raramente come femmina adulta. In aprile le femmine diventano adulte e vengono fecondate dai maschi, dopo 30-40 giorni compaiono le neanidi (fine maggio); queste sono mobili solo per pochissime ore (1-4) per poi fissarsi sui rami, foglie e frutti. In una giornata costruiscono un prefollicolo bianco che poi inscurisce fino a diventare grigio nel giro di una settimana. Durante la stagione si svolgono due generazioni complete più una terza generazione destinata a superare l’inverno, in genere il ciclo completo di una singola generazione dura 33-55 giorni.
La cocciniglia infesta il tronco, i rami, i frutti e a volte le foglie, creando in certi casi delle vere e proprie incrostazioni. Le punture, con la saliva iniettata, generano la comparsa di un alone rossastro, questo è più evidente sui rami se si asporta una porzione superficiale di corteccia. Sui frutti delle pomacee si concentrano in genere nella zona calicina dove si sviluppa un alone rossastro con al centro i follicoli. Sui frutti di pesco con tomentosità (peluria) le neanidi non raggiungono la maturità. I rami subiscono dei forti deperimenti che li portano a disseccare. Il danno ai frutti consiste in un forte deprezzamento e l’impossibilità ad essere esportati.
indipendentemente dalla coltura
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