A. linearis appartiene all’ordine dei coleotteri, sottordine (polifagi) ed è diffuso in tutta Europa.
Ospite primario è la barbabietola da zucchero ma in assenza della coltura è in grado di colonizzare altri generi quali Chenopodiacee selvatiche (è stato segnalato anche su alcune ortive come spinacio e ravanello). Occasionalmente è in grado di vivere anche sui semi in germinazione di leguminose e graminacee.
L’adulto ha una lunghezza di circa 1,5 mm, di colore nocciola-brunastro, leggermente appiattito con sottili punteggiature e minuscole setole rossastre sul lato dorsale; antenne rossastre, 11 articoli, con gli ultimi tre più ingrossati rispetto agli altri; pronoto con lati di eguali dimensioni e con quelli laterali arrotondati soprattutto nella parte anteriore; elitre larghe quanto il protorace; le zampe presentano un colorito giallastro.
Uova lunghe 0,5 mm, di colore biancastro, di forma rotondeggiante e corion liscio.
Larve di circa 2,5 mm, biancastre tranne il capo e l’ultimo segmento che sono leggermente più scuri; gli ultimi segmenti addominali hanno 2 uncini ricurvi verso l’interno e diretti verso l’alto; lato dorsale leggermente vellutato.
Gli adulti svernano sui resti interrati della bietola o in mezzo alla corona delle foglie dei bietolotti da seme. All’inizio della primavera attaccano i germogli delle piante portaseme e danneggiano le coltivazioni di quelle da zucchero, che raggiungono spostandosi in volo.
La loro attività si svolge con temperature comprese tra i 10 e i 20°C con un optimum intorno ai 15.
Gli accoppiamenti avvengono tra l’inizio di aprile e la metà di giugno; le femmine depongono, in modo isolato e in prossimità del colletto delle piante, fino ad una cinquantina di uova.
Le larve nascono dopo 4-6 giorni e, raggiunta la maturità in 35-40 giorni, si impupano per dare i nuovi adulti dopo un paio di settimane.
Durante il periodo estivo rimangono nei bietolai o invadono i vivai di bietole da seme. Su quelle da zucchero si rinvengono frequentemente, anche in buon numero, in mezzo alle foglioline del cuore danneggiate dagli attacchi della Tignola (Scrobipalpa ocellatella).
Risulta molto dannoso per la barbabietola nelle prime fasi dello sviluppo in quanto compie delle erosioni circolari a livello del colletto delle piantine di circa 1 mm sotto il livello del terreno, causandone il collasso e la conseguente fallanza; più raramente compie erosioni fogliari.
I danni causati dall’adulto interessano i semi in germinazione, l’ipocotile, le foglie cotiledonari e le giovani emissioni fogliari dei bietolotti da seme trapiantati. Sulla barbabietola possono attaccare i germinelli impedendo in tal modo l’emergenza delle piante. Più raramente compiono delle erosioni dell’ipocotile del diametro di 0,5-2 mm. In corrispondenza delle erosioni i tessuti necrotizzano con conseguente comparsa di strozzature che provocano l’avvizzimento e la morte delle piante.
Se l’andamento climatico stagionale è siccitoso le erosioni sono localizzate nel tratto più interrato, fino ad una decina di centimetri di profondità. Viceversa, con andamento piovoso ed elevata umidità ambientale le erosioni sono localizzate poco sotto il colletto o a livello del terreno, interessando talvolta anche le foglie cotiledonari. Sui bietolotti da seme trapiantati, gli adulti sopravvissuti in inverno in mezzo alla corona di foglie del colletto, compiono piccole erosioni rotondeggianti sulle giovani emissioni fogliari.
Le larve vivono interrate fino ad una quarantina di centimetri e si nutrono a spese del sistema radicale delle piante ospiti; eccezionalmente possono intaccare lo strato epidermico della radice principale. I danni maggiori interessano le coltivazioni ristoppiate o sottoposte a brevi avvicendamenti, nonché gli appezzamenti vicini a terreni che hanno ospitato, nell’annata precedente, bietole da zucchero o vivai di bietole da seme infestati.
Maggiormente suscettibili di danno sono le coltivazioni ubicate in vicinanza di terreni ove la forte presenza di erbe infestanti (Chenopodium e Polygonum in particolare) nell’annata precedente ha favorito lo sviluppo di forti popolazioni dell’insetto.
Per abbassare i rischi di infestazione sono da evitare i ristoppi della coltura o gli avvicendamenti troppo brevi.
indipendentemente dalla coltura
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