Liriomiza degli Ortaggi Liriomyza huidobrensis

Classificazione: Insetti > Ditteri

Dittero originario delle regioni tropicali del Sud America, diffuso in gran parte del Continente americano. Nel 1980 è stato accidentalmente introdotto in gran Bretagna, diffondendosi poi in altri paesi europei, fino a giungere in Italia all'inizio degli anni '90.

Insetto assai polifago in grado di compiere la sua attività trofica a spese di numerose famiglie botaniche come solanacee, leguminose, brassicacee, cucurbitacee, umbrellifere, ecc.

Adulto che condivide alcuni caratteri morfologici con Liriomyza trifolii, dalla quale si distingue per le mesopleure di colore nero a livello dei tre quarti inferiori, per prescuto e scuto di colore nero brillante, scutello giallo con bordo nero e per differenze morfologiche dei genitali maschili, caratterizzati da un cappuccio edeagale rotondeggiante con distifallo munito di due bulbi distali. A maturità raggiunge 1,7-2,3 mm di lunghezza.

Larva apoda, di colore bianco latteo o bianco-giallastro. Stigmi posteriori forniti entrambi di 6-9 pori. Raggiunge i 3,5 mm di lunghezza a piena maturità.

Pupario di colore giallo oro o bruno-giallastro, leggermente appiattito dorso-ventralmente, con ognuno degli stigmi posteriori fornito di 6-9 pori. Dimensioni: 2,2 mm di lunghezza.

Biologia

La femmina fecondata depone le uova in maniera isolata collocandole all'interno dei tessuti fogliari, lungo le nervature.

Lo sviluppo embrionale si protrae solitamente per 3-4 giorni. La larva a sua volta compie lo sviluppo nell'arco di una settimana, impupandosi direttamente all'interno delle parti vegetali precedentemente escavate, dalle quali il pupario talvolta sporge almeno in parte.

I nuovi adulti si hanno dopo 1 o 2 settimane.

L. huidobrensis compie 5 o 6 generazioni annuali con cicli di sviluppo di 17-30 giorni, nel periodo primaverile-estivo o di 50-65 giorni, in autunno inoltrato e a fine inverno - inizio primavera.

Danni causati

Le femmine compiono sulla lamina superiore delle foglie punture con l'ovopositore, facendo uscire dai tessuti vegetali lesionati un liquido del quale si nutrono gli adulti. Tali lesioni, rotondeggianti e del diametro di 0,15-0,3 mm, si accompagnano ai fori di ovodeposizione, di dimensione inferiore (circa 0,05 mm di diametro).

Le larve scavano gallerie lungo le nervature fogliari, specialmente a ridosso di quella principale, deviando in tal modo la circolazione della linfa.

Sulle piante di sedano le gallerie possono interessare anche la nervatura mediana, la base del picciolo e le coste fogliari. tali mine e le punture di nutrizione cagionano l'ingiallimento e successivo disseccamento delle foglie con inevitabili ripercussioni sullo sviluppo vegetativo. Su lattuga i danni sono maggiori in quanto l'attività dell'insetto finisce col deprezzare i cespi pronti per la raccolta e l'immissione sul mercato, ancora una volta a causa delle punture di alimentazione del dittero; tali lesioni, a carico delle foglie basali del cespo, innescano processi di marcescenza che finiscono con l'estendersi alle altre foglie.

Le femmine di L. huidobrensis possono trasmettere con le loro punture il virus del mosaico del sedano e altre patologie trasmissibili per succo.

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