Insetto diffuso in tutta Europa, Africa, Asia Minore e in America. Le sue larve compiono la loro attività trofica a spese di diverse crucifere coltivate e spontanee: cavoli, colza, rafano, ravanello, ravizzone, ecc.). Sporadicamente sono state rinvenute larve attive anche su foglie di bietola.
Adulto con capo e antenne nere; protorace aranciato con due ampie macchie nere; addome giallo-aranciato; zampe gialle con estremità delle tibie e dei tarsi nere. La femmina è fornita di ovopositore seghettato. Dimensioni. 7-10 mm di lunghezza. Uova di forma ovale, con corion liscio e di colore giallognolo. Larva matura di forma allungata e con regione toracica più sviluppata della restante parte del corpo, di colore nerastro, con i lati percorsi longitudinalmente da due bande grigio-verdi e con capo e zampe neri; dimensioni: 14-16 mm di lunghezza. Bozzolo sericeo al quale aderiscono particelle terrose.
Le forme adulte di A. rosae fanno la loro comparsa all'inizio del mese di maggio, compiendo la loro attività trofica nelle ore più calde della giornata, frequentando i fiori delle crucifere e delle ombrellifere, nutrendosi di nettare e polline. Le femmine fecondate posso deporre complessivamente, in modo isolato, 200-300 uova, ponendole con il loro ovodepositori all'interno del margine fogliare, fra le due epidermidi. Le larve emergono dopo un'incubazione di 7-10 giorni, completando lo sviluppo in circa 30 giorni, attraverso quattro mute. Raggiunta la maturità si interrano costruendosi un bozzolo sericeo entro il quale restano nello stadio di eopupa per circa due settimane, impupandosi e dando nuovi adulti nel mese di agosto. fa seguito una seconda generazione ed eventualmente una terza negli habitus pedoclimatici più favorevoli. Sverna allo stadio di eopupa imbozzolata nel terreno.
Le larve appena nate sopravvivono a spese della porzione di parenchima fogliare compresa fra le due epidermidi, allargando le cavità entro le quali sono state deposte le uova grazie all'ovopositore delle femmine. Nei successivi stadi A. rosae divora il lembo fogliare, lasciando intatte le nervature, arrivando talvolta a scheletrizzare la totalità dell'apparato fogliare.
indipendentemente dalla coltura
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