La limantria infesta preferibilmente le quercie, ma data la sua elevata polifagia può infestare numerose latifoglie forestali (carpino, faggio, aceri, castagno, nocciolo, leccio, ontano, tiglio, ecc.), conifere (cipressi e abete odoroso), fruttiferi (melo, pero, susino, ciliegio, albicocco, pesco), arbusti e piante erbacee.
I maschi adulti hanno le ali anteriori nocciola chiaro attraversate da linee trasversali ad andamento ondulato (come un onda), in alcuni casi sembrano tante V accostate l’una all’altra; l’apertura alare è di 30 mm. Le antenne sembrano delle piumette. Le femmine adulte hanno le ali anteriori bianco-giallognole con quattro striature trasversali interrotte, o con la sola presenza di qualche macchia a forma di V, di colore bruno poste in prossimità del margine esterno. Le ali posteriori hanno due file di puntini, una sul margine esterno e una un po’ più interna. L’apertura alare è di circa 60 mm.
La larva, lunga 60-70 mm a maturità, è bruna screziata di grigio e giallo, su ogni segmento del corpo sono presenti 6 tubercoli provvisti di lunghe setole. Sulla larva matura i tubercoli più vicini alla testa sono grigio chiaro mentre gli altri sono rossi. Le uova sono deposte in ovature feltrose di colore fulvo delle dimensioni di 3-6 cm x 2-3 cm.
Gli adulti compaiono da metà luglio continuando il volo per diverso tempo, a volte fino a inizio settembre. Le femmine, inadatte al volo, vengono raggiunte e fecondate dai maschi, dopodiché iniziano a creare le ovoplacche contenenti un elevato numero di uova (da 300-500 fino ad 800), queste si trovano sul tronco con esposizione verso sud-est. Lo sviluppo degli embrioni avviene in 20-40 giorni, ma le larve escono solamente la primavera successiva. Alla ripresa vegetativa le larve fuoriescono, queste nel giro di 2-3 mesi si sviluppano arrivando a maturità verso fine giugno, o in luglio; si incrisalidano nelle anfrattuosità della corteccia o sui resti della vegetazione danneggiata per poi dare gli adulti 15-20 giorni dopo. Lo svernamento avviene, quindi, come larva all’interno dell’uovo e l’insetto compie solo una generazione all’anno.
I danni maggiori sono sulla roverella (Quercus pubescens) dove si sviluppano fortissime defogliazioni. Sui fruttiferi gli attacchi sono sporadici, mentre sui ciliegi situati in collina vicino ad aree boschive si possono generare delle infestazioni con danni considerevoli causati dalle erosioni fogliari e dalla troncatura dei piccioli dei frutti, che cadono a terra. Le infestazioni si ripetono con ciclicità di 5-10 anni per via di fattori ambientali, attività di limitatori naturali, fecondità delle femmine e mortalità per fame delle larve a causa del precoce esaurimento delle fonti alimentari.
indipendentemente dalla coltura
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