Insetto presente in gran parte del continente europeo, diffuso accidentalmente negli Stati Uniti. Sul territorio italiano è ritrovabile ovunque, specialmente nelle aree collinari.
Questo lepidottero gelichide compie la sua attività trofica preferibilmente a carico delle drupacee. Attacchi possono essere comunque registrati anche a scapito di melo, pero, cotogno, sorbo e, saltuariamente, nocciolo e castagno.
Gli adulti di R. nanella presentano ali anteriori di colore grigiastro, con macchiettature bianche e nerastre che delimitano due fasce nerastre sfumate. Le antenne sono caratterizzate da anellature alternate grigie e nere. Raggiungono le dimensioni di 10-12 mm di apertura alare.
Le uova, delle dimensioni di 0,45 x 0,28 mm, sono di forma ovale-lenticolare, prima bianche e successivamente giallo-arancio.
Le larve, che una volta mature possono arrivare a 8-10 mm di lunghezza, sono di colore verdastro, aranciato o tendenti al carnicino. Capo, pronoto e placca anale sono neri. L'estremità caudale è caratterizzata dalla presenza di 6 processi conici appuntiti e lievemente ricurvi, dei quali i due centrali molto più sviluppati, che spesso finiscono per incrociarsi.
Le crisalidi, di colore brunastro, protetta da un bozzoletto sericeo biancastro. Possono raggiungere i 5-6 mm di lunghezza.
Il volo degli adulti di R. nanella avviene nei mesi di giugno e luglio. Le femmine fecondate depongono in media un centinaio di uova, in maniera isolata, sulla pagina inferiore delle foglie. Le larve hanno origine dopo un'incubazione di circa 15 giorni (talune volte meno). Le larve penetrano poi nelle foglie scavando gallerie. A fine estate o inizio autunno le larve fuoriescono dalle gallerie rifugiandosi nelle asperità della corteccia o in prossimità delle gemme, dove creano il proprio bozzoletto sericeo entro il quale svernano in diapausa. In primavera, in concomitanza alla ripresa vegetativa delle piante ospiti, fuoriescono dal bozzoletto riprendendo l'attività. A fine aprile-maggio, raggiunta la maturità, le larve si incrisalidano sulle foglie precedentemente danneggiate e negli anfratti della corteccia di tronco e rami o nel suolo
Il danno viene cagionato alla ripresa vegetativa delle piante ospiti e consiste nello svuotamento delle gemme da parte delle larve. Successivamente queste ultime attaccano i fiori danneggiando gli organi interni, quindi raggruppano alcune foglie sforacchiandole e tessendo alcuni fili sericei formando i cosiddetti falsi nidi. Le foglie interessate presentano un ritardo nel dispiegamento: questo genera nel corrispondente germoglio uno sviluppo ricurvo della parte apicale. Su albicocco, mandorlo e pesco le larve danneggiano anche i frutticini, all'interno dei quali scavano una galleria al di sotto dell'epidermide, evidanziata da un leggero rialzamento con successivo raggrinzimento e disseccamento dei tessuti nelle immediate vicinanze. Le larve appena nate, nel periodo estivo, scavano il parenchima delle foglie dando origine a brevi gallerie ramificate, note come asteronomi. I danni più significati sono ascrivibili ad impianti collinari di albicocco e ciliegio.
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