Questo lepidottero è diffuso un po’ ovunque ed è molto polifago, infatti lo si ritrova su pomacee (melo, pero, cotogno, nespolo, sorbo, ecc.), drupacee (albicocco, susino, mandorlo, ciliegio), piante ornamentali e forestali (rosa, betulla, ontano, quercia, ecc.).
Gli adulti hanno le ali anteriori con il tratto prossimale (più vicino al capo) variegato grigio-bruno, mentre il tratto distale è bianco-azzurrognolo con piccole tacche nere. L’apertura alare è di 15-22 mm.
La larva matura, di circa 20 mm di lunghezza, ha il corpo verde con la testa, il primo tratto del torace, l’estremità addominale e le verruche pilifere di colore nero. Le uova sono lenticolate dall’aspetto lattiggionoso. La crisalide è di colore bruno nerastro e di 10 mm di lunghezza.
L’inverno è superato dalla larva, questa riprende l’attività a primavera e dopo circa 40 giorni raggiunge la maturità (circa a inizio maggio). La larva si incrisalida per poi dare l’adulto circa 15-25 giorni dopo; il volo degli adulti va da metà maggio fino a tutto giugno, a volte anche ai primi di luglio. Dopo gli accoppiamenti le femmine depongono le uova che schiudono dopo circa 10 giorni. Le larve poco dopo la nascita, spesso senza nutrirsi, si vanno a riparare all’ascella delle gemme o nelle screpolature della corteccia dove si tessono un bozzolo sericeo, così trascorrono l’inverno.
Le larve sono quasi sempre presenti, ma in numero scarso, insieme alle larve delle altre specie più pericolose di tortricidi ricamatori delle pomacee. Le larve provocano il danneggiamento delle gemme da poco aperte, legano con fili sericei le foglie e i germogli per poi eroderli (impedendone lo sviluppo), divorano i fiori e causano profonde erosioni sui giovani frutti. In genere le infestazioni maggiori avvengono su piante isolate o su impianti in prossimità di boschi.
indipendentemente dalla coltura
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