2005
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REVOCATO L'ENDOSULFAN, MA C'E' UNA CAUSA IN CORSO

Revisione Europea
Gli Stati membri dovranno revocare le registrazioni contenenti Endosulfan entro il 2 giugno 2006. Lo smaltimento delle scorte dei prodotti revocati non potrà superare il 2 giugno 2007. Nel nostro paese, per i prodotti attualmente autorizzati su nocciolo potrà essere richiesta la proroga per impiego essenziale

La notizia
Come riportato nell’articolo del febbraio scorso, l’endosulfan, ultimo insetticida clororganico rimasto in Europa, non è riuscito a superare la revisione europea ed è stato “non iscritto” nell’allegato 1 della direttiva 91/414, riportante la lista ufficiale dei principi attivi ufficialmente autorizzati nel Vecchio Continente. La notifica ufficiale della revoca (decisione 2005/864/CE del 2 dicembre 2005) è stata pubblicata sulla Gazzetta dell’Unione Europea L317 del 3 dicembre scorso. L’insetticida riveste notevole importanza per alcune colture e sono stati quindi previsti alcuni usi essenziali (per l’Italia ci sarà il Nocciolo) che ne consentiranno l’impiego sino alla fine del 2007, anno in cui, secondo lo spirito della norma, dovrebbero essere disponibili delle valide alternative.


Cose da sapere
Gli Stati membri dovranno revocare le registrazioni contenenti Endosulfan entro il 2 giugno 2006. Lo smaltimento delle scorte (commercializzazione e impiego) dei prodotti revocati non potrà andare oltre il 2 giugno 2007.
In Italia per i prodotti attualmente autorizzati su nocciolo potrà essere richiesta la proroga per impiego essenziale, che ne permetterà la produzione, con etichetta limitata al nocciolo, anche dopo il 2 giugno 2006. I prodotti così limitati verranno revocati entro il 30 giugno 2007 e lo smaltimento delle scorte dovrà terminare entro il 31 dicembre 2007.

Ancora una causa in corso
La decisione di revoca comunitaria della sostanza attiva è stata contestata in quanto presa senza esaminare tutta la documentazione disponibile, in quanto presentata dopo il termine massimo fissato. La task force Endosulfan ha quindi presentato nel gennaio 2005 ricorso con procedura d’urgenza al Tribunale di Primo grado, che ha invece deliberato che la procedura dovesse seguire l’iter normale, il cui esito è probabilmente previsto nella seconda metà del 2006, proprio a ridosso della data in cui dovrebbe entrare in vigore la revoca dei formulati. Vedremo in seguito se ci troviamo di fronte a un nuovo caso “metalaxil”.

Per approfondire
Alla base della revoca vi sono principalmente motivi di carattere ambientale in quanto secondo i valutatori la documentazione fornita dai notificanti non ha consentito di chiarire completamente il meccanismo di degradazione della sostanza attiva nei vari comparti ambientali e in studi di comportamento nel suolo, all’interfaccia acqua/sedimenti e nel mesocosmo sono comparsi metaboliti sconosciuti. Sono rimasti aperti anche diversi interrogativi sul rischio ecotossicologico a lungo termine dei suddetti metaboliti. Ultimi, ma non meno importanti, sono le segnalazioni della presenza di della sostanza e dei suoi metaboliti in zone molto lontane da quelle dove viene tradizionalmente impiegata. Sono ormai noti i risultati del periodico rilevamento Amap (Arctic Monitoring and Assessment Programme) sulla presenza dei POPs (Persistent Organic Pollutants) nell’artico. L’Artico diventa infatti una specie di “cimitero” delle molecole organiche persistenti che, principalmente per meccanismi di distillazione/codistillazione, trasporto in atmosfera e successiva condensazione (questo meccanismo viene chiamato “grasshoppering”) riescono a percorrere migliaia di chilometri dalle zone calde di utilizzo sino ai poli, dove le rigide temperature ne favoriscono il deposito. Fenomeni di volatilizzazione (più correntemente deminata “distillazione globale”) fanno si che il movimento delle molecole organiche persistenti sia avvenga anche in verticale: tracce di endosulfan e di derivati sono stati riscontrati nei pirenei.
Ovviamente il rilevamento di queste sostanze, principalmente organoclorurati della prima generazione (dieldrin, clorobenzeni, etc.) è reso possibile dalle moderne tecniche di analisi, in grado di rilevare quantità dell’ordine dei pico e dei nanogrammi (rispettivamente un millesimo di miliardesimo e un miliardesimo di grammo), ben lontani da qualunque soglia di attenzione tossicologica conosciuta. Nel gruppo dei clororganici, l’endosulfan e suoi metaboliti sono tra l’altro quelli che vengono trovati in quantità minori (circa 50 volte di meno rispetto a dieldrin ed esaclorobenzeni, ad esempio).
Qualunque sarà l’esito del procedimento in corso sulla correttezza della revoca europea dell’Endosulfan, non possiamo che continuare a rimarcare la quantità infinita di informazioni che sono disponibili sui principi attivi usati in fitoiatria, molto superiore a moltissime altre sostanze chimiche il cui utilizzo ci investe molto più da vicino. Invitiamo chi fosse interessato a leggere il kafkiano contributo recentemente pubblicato su Tox.it, un portale di tossicologia clinica, sulla vicenda dell’ITX nel latte artificiale (vedi).

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