2013
14
Pan e agrofarmaci candidati alla sostituzione: e se perdessimo anche il rame…
Piano d’azione nazionale sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari - In dirittura di arrivo due norme molto impattanti per la difesa delle colture: Pan e Allegato II del Reg. CE/1107/09
Una strana congiunzione astrale sta facendo in modo che entro la fine dell’anno si arriverà alla definizione di due normative che impatteranno molto sulla difesa delle colture: il Pan, Piano d’azione nazionale sull’uso sostenibile degli agrofarmaci; e l’Allegato II del regolamento CE/1107/09 (l’elenco delle molecole “candidate alla sostituzione”).
Apparentemente due norme indipendenti, una nazionale ed una europea, una che impatta sulle aziende agricole e l’altra che interessa le aziende fitochimiche.
In realtà queste due norme sono molto “legate”.
Talmente legate che al punto “A.7.1 - Strategie fitosanitarie sostenibili” del Pan (quello in fase di discussione) si legge: “Prioritariamente ci si prefigge, nel corso dei cinque anni di validità del Piano, una riduzione dell’impiego di prodotti fitosanitari a base di sostanze attive individuate come candidate alla sostituzione, secondo quanto riportato ai punti 3.6, 3.7, 3.8 e 4 dell’Allegato II del regolamento 1107/09”.
Tutto molto nobile e tutto molto bello ma… sorgono alcune perplessità.
Delle circa 330 molecole ora disponibili per la difesa delle colture italiane (rispetto alle 1.000 registrate nel periodo “pre riclassificazione europea”, le candidate alla sostituzione sarebbero circa 100; un’ulteriore potenziale perdita di circa il 30% delle soluzioni disponibili l’agricoltura italiana (e solo per l’agricoltura italiana).
Vedo tre rischi:
- concorrenza sleale da parte degli altri 27 Paesi europei che potranno candidamente utilizzare prodotti che in Italia non potremo più usare;
- maggiore rischi di insorgenza di resistenze, in barba a quanto previsto dall’articolo 7 dell’allegato III del D.Lgs. 150 del 14 agosto 2012 che recita, testualmente: “Ove il rischio di resistenza a un trattamento fitosanitario sia conosciuto e il livello di organismi nocivi richieda trattamenti ripetuti sulla coltura, le strategie antiresistenza disponibili dovrebbero essere messe in atto per mantenere l’efficacia dei prodotti. Ciò può includere l’utilizzo di diversi prodotti fitosanitari con diversi modi di azione".
- nessuna tutela per il consumatore che, queste 100 molecole, se le continuerà a trovare nel piatto su tutti gli alimenti che proverranno dagli altri paesi Ue ed extra Ue.
Sempre nello stesso documento (bozza del Pan) e allo stesso punto (A.7.1) si legge che prioritariamente si dovrebbero difendere le colture agrarie “attraverso sistemi di lotta biologica e controllo biologico delle avversità”.
Sappiamo bene che la difesa anticrittogamica in biologico si basa sull’uso del rame nelle sue 5 forme (idrossido, ossicloruro, ossido, solfato neutralizzato e solfato tribasico).
Nei documenti in fase di approvazione a livello europeo tra i candidati alla sostituzione c’è anche il rame, in tutte le sue 5 forme.
Con buona pace della difesa anticrittogamica per i prodotti biologici…
Apparentemente due norme indipendenti, una nazionale ed una europea, una che impatta sulle aziende agricole e l’altra che interessa le aziende fitochimiche.
In realtà queste due norme sono molto “legate”.
Talmente legate che al punto “A.7.1 - Strategie fitosanitarie sostenibili” del Pan (quello in fase di discussione) si legge: “Prioritariamente ci si prefigge, nel corso dei cinque anni di validità del Piano, una riduzione dell’impiego di prodotti fitosanitari a base di sostanze attive individuate come candidate alla sostituzione, secondo quanto riportato ai punti 3.6, 3.7, 3.8 e 4 dell’Allegato II del regolamento 1107/09”.
Tutto molto nobile e tutto molto bello ma… sorgono alcune perplessità.
Delle circa 330 molecole ora disponibili per la difesa delle colture italiane (rispetto alle 1.000 registrate nel periodo “pre riclassificazione europea”, le candidate alla sostituzione sarebbero circa 100; un’ulteriore potenziale perdita di circa il 30% delle soluzioni disponibili l’agricoltura italiana (e solo per l’agricoltura italiana).
Vedo tre rischi:
- concorrenza sleale da parte degli altri 27 Paesi europei che potranno candidamente utilizzare prodotti che in Italia non potremo più usare;
- maggiore rischi di insorgenza di resistenze, in barba a quanto previsto dall’articolo 7 dell’allegato III del D.Lgs. 150 del 14 agosto 2012 che recita, testualmente: “Ove il rischio di resistenza a un trattamento fitosanitario sia conosciuto e il livello di organismi nocivi richieda trattamenti ripetuti sulla coltura, le strategie antiresistenza disponibili dovrebbero essere messe in atto per mantenere l’efficacia dei prodotti. Ciò può includere l’utilizzo di diversi prodotti fitosanitari con diversi modi di azione".
- nessuna tutela per il consumatore che, queste 100 molecole, se le continuerà a trovare nel piatto su tutti gli alimenti che proverranno dagli altri paesi Ue ed extra Ue.
Sempre nello stesso documento (bozza del Pan) e allo stesso punto (A.7.1) si legge che prioritariamente si dovrebbero difendere le colture agrarie “attraverso sistemi di lotta biologica e controllo biologico delle avversità”.
Sappiamo bene che la difesa anticrittogamica in biologico si basa sull’uso del rame nelle sue 5 forme (idrossido, ossicloruro, ossido, solfato neutralizzato e solfato tribasico).
Nei documenti in fase di approvazione a livello europeo tra i candidati alla sostituzione c’è anche il rame, in tutte le sue 5 forme.
Con buona pace della difesa anticrittogamica per i prodotti biologici…