2017
31
Cornuta sarà Lei!
Interviste impossibili: parla Claviceps purpurea, causa della malattia nota come "segale cornuta". Storia e misfatti di un patogeno dimenticato, anche per l'uomo
Per conoscerla bisogna ormai studiare i libri di storia. È la Claviceps purpurea, un ascomicete che affligge le graminacee, segale nella fattispecie. Quando ingerite, le sue tossine sono in grado di generare diverse patologie nell’uomo, dalle allucinazioni alle necrosi degli arti. Fino alla morte. Tutte facce della stessa intossicazione nota anche con il nome di “ergotismo”. Ergot, in francese, significa infatti "aggetto", ovvero uno sperone di roccia, simile alla forma dei suoi sclerozi. Nel caso della segale il termine più comune per definire tali escrescenze è invece “corna”. E visti i danni alla salute che tale patogeno può creare, tale appellativo può essere anche interpretato meritatamente per definirne il comportamento tutt’altro che specchiato dal punto di vista tossicologico.
AgroNotizie ha deciso di inserire Claviceps purpurea fra le interviste impossibili, giusto per riassumerne la storia e il peso assunto in passato a livello sanitario e sociale. Eventi che soprattutto i giovani ignorano, non essendo ormai tale patologia fra le principali che affliggono i cereali.
Signora Claviceps purpurea, come dire, cornuta di nome e di fatto?
“No, guardi, su questo nomignolo e sugli infiniti lazzi che ha generato sarebbe anche l’ora di finirla. Io produco i miei sclerozi come qualsiasi altro ascomicete che si voglia propagare nell’ambiente. Se poi l’uomo deve per forza vedere nella loro forma qualcosa che gli ricorda altri oggetti di dubbia fama, è affar suo. Il male sta spesso negli occhi di chi guarda. Non c’è nulla di diabolico, nulla di fedifrago, nulla di cattivo nei miei sclerozi”.
Beh, visti gli alcaloidi che contiene, direi che qualcosa di cattivo c’è.
“Ma sì, contengo sostanze tossiche e psicotrope come tanti altri organismi. L’uomo è dalla notte dei tempi che cerca sostanze con cui alterare il proprio cervello, trovandole in funghi e piante, poi la fate tanto lunga se ne produco io sulla segale?”
Credo sia una questione di motivazione: chi fuma cannabis o assume funghi allucinogeni lo fa volontariamente per stordirsi o avere visioni allucinate. Chi si intossica con le sue sostanze mica lo sa cosa gli succede dopo: ha fame e mangia la segale. Tutto il resto è un effetto indesiderato non cercato. Non crede che il nomignolo “cornuta” dipenda un po’ anche dal modo subdolo con cui entra negli organismi?
“Certo, l’uomo mica mi ingerisce consapevolmente. Ma respingo l’accusa di essere subdola. Io non cresco sulla segale per intossicare l’uomo, ma per riprodurmi. Se poi voi mi mangiate insieme alla segale, perdoni, non è responsabilità che si possa ascrivere al mio comportamento di patogeno”.
Nel corso della storia Lei ha però punteggiato eventi che ancora oggi spiccano nell’aneddotica mondiale.
“Sì, diciamo che in passato ho dato la stura a ogni tipo di vaneggiamento fra l’esoterico e il diabolico. Pensi solo a quanto accaduto a Salem, negli Stati Uniti, ove verso la fine del 1600 perirono oltre cento persone”.
Lo vede allora che danni ne ha fatti?
“Ma mica le ho ammazzate io, quelle persone! Si sono ammazzate fra loro, per giunta in modi che vanno molto al di là della mia stessa immaginazione. Che colpa ne ho io se un gruppo di adolescenti dà vita a una caccia alle streghe? Il problema è che gli adulti, invece di restare razionali, si sono buttati nella caccia al demonio, scatenando una serie di delazioni fra la popolazione. Tutti temevano di essere accusati di pratiche demoniache e quindi accusavano qualcun altro. Magari il vicino. E alla fine qualcuno finiva nelle grinfie degli inquisitori. Ma sa che per farli confessare li facevano sdraiare per terra e poi gli ponevano sul petto delle lapidi pesantissime, una dopo l’altra, fino a che i poveretti morivano per soffocamento? E poi la cornuta sarei io?”
Ci mancherebbe. Ognuno è giusto si prenda le proprie responsabilità. Di certo, le annate piovose di quegli anni avevano moltiplicato la Sua presenza sulla segale, che era alla base dell’alimentazione di quelle comunità. Normale che sia andato fuori di testa mezzo paese…
“E mica solo in America. Lei ha idea di quante visioni, apparizioni, conversazioni inesistenti sono state causate dalle mie tossine? Specialmente nei paesi del centro Europa, ove la segale era predominante. Per non parlare della mia presenza perfino nell’arte figurativa di quell’epoca”.
Come, mi scusi?
“Ha presente i quadri del Bruegel, il pittore fiammingo rinascimentale, riferimento mondiale dello stile Naïf?”
Certo. E mi piacciono anche molto, sia Bruegel il Giovane, sia Bruegel il Vecchio.
“Ecco, secondo Lei, quelle figure dalla faccia deforme, da ebeti, cui mancavano le gambe e si spostavano su carrellini a ruote, chi dovevano ringraziare?”
Lei?
“Ovvio che sì. Erano le vittime delle intossicazioni più gravi, quelle che causano necrosi agli arti fino a rendere necessarie le amputazioni. Prima andavano fuori di testa, poi perdevano le gambe, infine morivano. Ma sa la cosa buffa qual è?”
No. Anche se di buffo onestamente non vi trovo alcunché…
“Il senso dell’ironia è strettamente personale, infatti. Ma proseguendo, le ricordo che dal centro e nord Europa partivano frotte di pellegrini verso il sud del continente. Molti cercavano la grazia, la guarigione. E la trovavano, poveretti. Ma solo perché scendendo di latitudine cambiavano anche le farine utilizzate. Sempre meno segale e sempre più frumento. In più, nella segale coltivata nei Paesi mediterranei io non ero molto presente. Troppo caldo e poco umido. Quindi mano a mano che quei disgraziati avanzavano verso sud i sintomi sparivano, facendo loro urlare al miracolo. Poi tornavano a casa e ricominciavano a stare male da capo”.
Però anche in Italia abbiamo avuto tracce della Sua presenza.
“Si, ma ormai si parla di preistoria. Fra tecniche colturali e selezione varietale io di danni non ne faccio praticamente più. Anzi, dovreste mettermi fra le specie da proteggere perché in via di estinzione…”
Ecco, a proposito di ironia vedo che non gliene manca affatto. Ma tornando all’Italia, dove ha colpito in passato?
“Fra i molti casi ricordo quello di Milano, nel 1795, e quello di Torino nel 1798, anche se v’è da dire che nel primo caso gli oltre 60 orfani che vennero uccisi o riportarono danni è probabile siano caduti soprattutto per lo scarso livello nutrizionale del refettorio dell’orfanatrofio in cui risiedevano. Risalendo indietro nel tempo anche diverse regioni del Sud sono state toccate dalle mie tossine. Soprattutto le comunità rurali più povere e isolate. Non a caso, l'Ordine antoniano fu a lungo molto attivo in Calabria, Puglia, Sicilia e Basilicata. Era l’Ordine deputato alla cura delle epidemie, anche se parlare di cura a quel tempo era decisamente inappropriato, visto che si parla di un’epoca che parte dal XIII secolo in poi”.
E il caso più recente?
“Mica tanto tempo fa. Per lo meno se intendiamo un’intossicazione diffusa su una popolazione locale significativa. Risale infatti al 1951 un caso di ergotismo verificatosi a Pont-Saint-Esprit, nella Francia meridionale. Circa 250 persone mostrarono allucinazioni, aggressività. Alcuni tentarono perfino il suicidio vedendo o udendo chissà cosa”.
Cosa è quindi cambiato nel tempo?
“Il benessere. I consumi si sono spostati verso cereali diversi dalla segale, la quale è ormai una rarità che serve per far pagare cari dei piatti che una volta erano tipici della cucina povera. In altre parole, oggi pare che vogliate spendere soldi per avere quello che i vostri nonni e bisnonni vedevano come unica fonte povera di cibo. Nei prodotti a base di segale io non ci sono praticamente più, per vostra somma fortuna. Anche se a guardarvi e a sentirvi parlare di salute e alimentazione mi viene da pensare che nelle vostre teste sia arrivato qualcosa di finanche più allucinogeno dei miei alcaloidi…”
Un’analisi che in effetti appare molto più lucida di certe istanze pauperiste che affliggono la società moderna, troppo opulenta per ricordarsi che quando si stava peggio, si stava semplicemente peggio.
AgroNotizie ha deciso di inserire Claviceps purpurea fra le interviste impossibili, giusto per riassumerne la storia e il peso assunto in passato a livello sanitario e sociale. Eventi che soprattutto i giovani ignorano, non essendo ormai tale patologia fra le principali che affliggono i cereali.
Signora Claviceps purpurea, come dire, cornuta di nome e di fatto?
“No, guardi, su questo nomignolo e sugli infiniti lazzi che ha generato sarebbe anche l’ora di finirla. Io produco i miei sclerozi come qualsiasi altro ascomicete che si voglia propagare nell’ambiente. Se poi l’uomo deve per forza vedere nella loro forma qualcosa che gli ricorda altri oggetti di dubbia fama, è affar suo. Il male sta spesso negli occhi di chi guarda. Non c’è nulla di diabolico, nulla di fedifrago, nulla di cattivo nei miei sclerozi”.
Beh, visti gli alcaloidi che contiene, direi che qualcosa di cattivo c’è.
“Ma sì, contengo sostanze tossiche e psicotrope come tanti altri organismi. L’uomo è dalla notte dei tempi che cerca sostanze con cui alterare il proprio cervello, trovandole in funghi e piante, poi la fate tanto lunga se ne produco io sulla segale?”
Credo sia una questione di motivazione: chi fuma cannabis o assume funghi allucinogeni lo fa volontariamente per stordirsi o avere visioni allucinate. Chi si intossica con le sue sostanze mica lo sa cosa gli succede dopo: ha fame e mangia la segale. Tutto il resto è un effetto indesiderato non cercato. Non crede che il nomignolo “cornuta” dipenda un po’ anche dal modo subdolo con cui entra negli organismi?
“Certo, l’uomo mica mi ingerisce consapevolmente. Ma respingo l’accusa di essere subdola. Io non cresco sulla segale per intossicare l’uomo, ma per riprodurmi. Se poi voi mi mangiate insieme alla segale, perdoni, non è responsabilità che si possa ascrivere al mio comportamento di patogeno”.
Nel corso della storia Lei ha però punteggiato eventi che ancora oggi spiccano nell’aneddotica mondiale.
“Sì, diciamo che in passato ho dato la stura a ogni tipo di vaneggiamento fra l’esoterico e il diabolico. Pensi solo a quanto accaduto a Salem, negli Stati Uniti, ove verso la fine del 1600 perirono oltre cento persone”.
Lo vede allora che danni ne ha fatti?
“Ma mica le ho ammazzate io, quelle persone! Si sono ammazzate fra loro, per giunta in modi che vanno molto al di là della mia stessa immaginazione. Che colpa ne ho io se un gruppo di adolescenti dà vita a una caccia alle streghe? Il problema è che gli adulti, invece di restare razionali, si sono buttati nella caccia al demonio, scatenando una serie di delazioni fra la popolazione. Tutti temevano di essere accusati di pratiche demoniache e quindi accusavano qualcun altro. Magari il vicino. E alla fine qualcuno finiva nelle grinfie degli inquisitori. Ma sa che per farli confessare li facevano sdraiare per terra e poi gli ponevano sul petto delle lapidi pesantissime, una dopo l’altra, fino a che i poveretti morivano per soffocamento? E poi la cornuta sarei io?”
Ci mancherebbe. Ognuno è giusto si prenda le proprie responsabilità. Di certo, le annate piovose di quegli anni avevano moltiplicato la Sua presenza sulla segale, che era alla base dell’alimentazione di quelle comunità. Normale che sia andato fuori di testa mezzo paese…
“E mica solo in America. Lei ha idea di quante visioni, apparizioni, conversazioni inesistenti sono state causate dalle mie tossine? Specialmente nei paesi del centro Europa, ove la segale era predominante. Per non parlare della mia presenza perfino nell’arte figurativa di quell’epoca”.
Come, mi scusi?
“Ha presente i quadri del Bruegel, il pittore fiammingo rinascimentale, riferimento mondiale dello stile Naïf?”
Certo. E mi piacciono anche molto, sia Bruegel il Giovane, sia Bruegel il Vecchio.
“Ecco, secondo Lei, quelle figure dalla faccia deforme, da ebeti, cui mancavano le gambe e si spostavano su carrellini a ruote, chi dovevano ringraziare?”
Lei?
“Ovvio che sì. Erano le vittime delle intossicazioni più gravi, quelle che causano necrosi agli arti fino a rendere necessarie le amputazioni. Prima andavano fuori di testa, poi perdevano le gambe, infine morivano. Ma sa la cosa buffa qual è?”
No. Anche se di buffo onestamente non vi trovo alcunché…
“Il senso dell’ironia è strettamente personale, infatti. Ma proseguendo, le ricordo che dal centro e nord Europa partivano frotte di pellegrini verso il sud del continente. Molti cercavano la grazia, la guarigione. E la trovavano, poveretti. Ma solo perché scendendo di latitudine cambiavano anche le farine utilizzate. Sempre meno segale e sempre più frumento. In più, nella segale coltivata nei Paesi mediterranei io non ero molto presente. Troppo caldo e poco umido. Quindi mano a mano che quei disgraziati avanzavano verso sud i sintomi sparivano, facendo loro urlare al miracolo. Poi tornavano a casa e ricominciavano a stare male da capo”.
Però anche in Italia abbiamo avuto tracce della Sua presenza.
“Si, ma ormai si parla di preistoria. Fra tecniche colturali e selezione varietale io di danni non ne faccio praticamente più. Anzi, dovreste mettermi fra le specie da proteggere perché in via di estinzione…”
Ecco, a proposito di ironia vedo che non gliene manca affatto. Ma tornando all’Italia, dove ha colpito in passato?
“Fra i molti casi ricordo quello di Milano, nel 1795, e quello di Torino nel 1798, anche se v’è da dire che nel primo caso gli oltre 60 orfani che vennero uccisi o riportarono danni è probabile siano caduti soprattutto per lo scarso livello nutrizionale del refettorio dell’orfanatrofio in cui risiedevano. Risalendo indietro nel tempo anche diverse regioni del Sud sono state toccate dalle mie tossine. Soprattutto le comunità rurali più povere e isolate. Non a caso, l'Ordine antoniano fu a lungo molto attivo in Calabria, Puglia, Sicilia e Basilicata. Era l’Ordine deputato alla cura delle epidemie, anche se parlare di cura a quel tempo era decisamente inappropriato, visto che si parla di un’epoca che parte dal XIII secolo in poi”.
E il caso più recente?
“Mica tanto tempo fa. Per lo meno se intendiamo un’intossicazione diffusa su una popolazione locale significativa. Risale infatti al 1951 un caso di ergotismo verificatosi a Pont-Saint-Esprit, nella Francia meridionale. Circa 250 persone mostrarono allucinazioni, aggressività. Alcuni tentarono perfino il suicidio vedendo o udendo chissà cosa”.
Cosa è quindi cambiato nel tempo?
“Il benessere. I consumi si sono spostati verso cereali diversi dalla segale, la quale è ormai una rarità che serve per far pagare cari dei piatti che una volta erano tipici della cucina povera. In altre parole, oggi pare che vogliate spendere soldi per avere quello che i vostri nonni e bisnonni vedevano come unica fonte povera di cibo. Nei prodotti a base di segale io non ci sono praticamente più, per vostra somma fortuna. Anche se a guardarvi e a sentirvi parlare di salute e alimentazione mi viene da pensare che nelle vostre teste sia arrivato qualcosa di finanche più allucinogeno dei miei alcaloidi…”
Un’analisi che in effetti appare molto più lucida di certe istanze pauperiste che affliggono la società moderna, troppo opulenta per ricordarsi che quando si stava peggio, si stava semplicemente peggio.