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Cimice asiatica, il giorno della vespa

Pubblicato in Gazzetta ufficiale il Dpr 5 luglio 2019 n. 102 che apre la strada all'immissione sul territorio di specie non autoctone. Grandi speranze per la vespa samurai, antagonista naturale della cimice asiatica. Si attende ora il decreto del ministero dell'Ambiente

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La cimice asiatica (Halyomorpha halys) è stata rinvenuta in Italia nel 2012

Fonte immagine: © Marco Uliana - Adobe Stock

Dopo un lungo e caldo finale d'estate che ha visto moltiplicarsi le devastazioni causate dalla cimice asiatica nei campi e le invocazioni d'aiuto da parte dei produttori, è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 5 settembre 2019 il decreto del presidente della Repubblica n. 102 del 5 luglio scorso. Una possibile corda di salvataggio per gli agricoltori, visto che prevede la possibilità di introdurre specie non autoctone su richiesta delle regioni per motivazioni di rilevante interesse pubblico, connesse a esigenze ambientali, economiche, sociali e culturali, fermo restando che non venga arrecato alcun danno agli habitat naturali né alla fauna e alla flora selvatiche locali.

Le organizzazioni agricole sollecitano ora il ministero competente, in questo caso quello dell’Ambiente, ad approvare in tempi brevi il decreto che deve definire i criteri per l’immissione dell’antagonista naturale della cimice asiatica, ovvero la vespa samurai.

Originaria dell’Estremo Oriente come la sua “nemica” cimice marmorata asiatica (Halyomorpha halys), la cosiddetta vespa samurai (Trissolcus japonicus) depone le uova direttamente in quelle della cimice. Quando le larve della vespa si sviluppano, uccidono le uova della cimice (un'unica vespa adulta emerge da ogni uovo di cimice), impedendone così la temibile diffusione all'origine.
Halyomorpha halys, infatti, non è solo altamente polifago, caratterizzato da una lunga durata della vita adulta e privo di antagonisti naturali nel nostro paese, ma si riproduce due volte all’anno, con 200-400 uova per generazione.
Parlando in un’audizione al Senato in giugno, Pio Federico Roversi del Crea aveva portato alcuni numeri: ipotizzando "solo" dieci cimici, cinque maschi e cinque femmine, in libertà in un ettaro, nell'arco di tre anni si svilupperanno 256 miliardi di cimici. La lotta in campagna per ora avviene attraverso protezioni fisiche come le reti, ma con numeri del genere un contenimento efficace è difficile - se non impossibile.

E i danni sono ingenti: Confagricoltura parla senza mezzi termini di “calamità naturale che sta creando danni enormi ai frutteti, soprattutto del Settentrione, di pesche, nettarine, susine, ciliegie, mele, pere, nocciole (su cui si sono riscontrate perdite che vanno dal 40 al 100 per cento del prodotto), nonché ad alcune coltivazioni erbacee e orticole”.
I frutticoltori in particolare – osserva il presidente Massimiliano Giansantisono stremati e sconfortati dalla situazione drammatica in cui versa il settore ortofrutticolo e sollecitano provvedimenti di urgenza, sia per indennizzare le imprese a causa della perdita dei raccolti, sia per coprire i costi legati alla lotta di questo dannoso insetto”.
"A sette anni dalla prima rilevazione in Italia della cimice - conclude Confagricoltura - occorre accelerare la predisposizione di un piano nazionale articolato di contrasto, attivando, come già richiesto, una task force interministeriale che gestisca in maniera rapida ed efficace l’emergenza, alla quale Confagricoltura è già fin d’ora disponibile a fornire il proprio contributo”.

Anche Coldiretti parla esplicitamente di “strage dei raccolti”, riportando ben 250 milioni di danni all’agricoltura italiana: “Nel solo Veneto i danni alle produzioni di mele, pere, pesche e kiwi hanno raggiunto la cifra di 100 milioni di euro, di cui quasi 80 nella sola provincia di Verona, ma situazioni drammatiche si registrano un po' ovunque, dal Friuli Venezia Giulia, dove in alcune zone è andato perso addirittura il 100% del raccolto di pere e mele, al Piemonte, con la provincia di Alessandria tra le più colpite. Gravi problemi anche in Lombardia dove la cimice ha attaccato le coltivazioni di soia e mais nel bresciano e di frutta nella provincia di Mantova, ma anche in Emilia Romagna la situazione è gravissima con la Coldiretti che ha chiesto addirittura di incontrare i prefetti. Sciami di cimici iniziano però ad essere segnalati anche nelle altre regioni italiane”.

L’organizzazione agricola chiede un incontro urgente al ministro dell’Ambiente Sergio Costa che, sentiti il ministero delle Politiche agricole e il ministero della Salute, deve ora autorizzare l’immissione in natura su richiesta delle regioni.

Il presidente di Alleanza delle cooperative agroalimentari Giorgio Mercuri ha invece inviato oggi una lettera al neo ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova per richiedere la convocazione in tempi rapidi di un tavolo interministeriale di crisi, allargato al ministero della Salute e dell'Ambiente e alle diverse regioni coinvolte.

"Occorre fronteggiare al più presto la situazione - ha ricordato Mercuri al ministro - e attivare tutte le possibili iniziative e interventi di sostegno, a partire dallo stanziamento di risorse straordinarie".
Secondo l’Alleanza cooperative agroalimentari, “oltre al sostegno importante alle aziende agricole, è indispensabile poter disporre di strumenti efficaci per la difesa già a partire dalla prossima campagna e nel contempo avviare collaborazioni con la ricerca per individuare percorsi sostenibili nel rispetto dell'ambiente”.
Non va dimenticato che molti dei danni causati dalle malattie fungine e dagli attacchi della cimice asiatica - che sono stati favoriti dalle piogge intense e dalle basse temperature registrate nel mese di maggio - non sono neanche assicurabili e per le aziende il crollo dei redditi è ormai dell’ordine del 50%.
È necessario anche - così scrive il presidente Mercuri nella lettera – “accelerare l’introduzione dell’unico vero antagonista della cimice, ossia la vespa samurai”.

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