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Micotossine del mais, un'app per tenerle sotto controllo

MicotAP è un Sistema di supporto alle decisioni che aiuta il maiscoltore nella gestione del campo, con l'obiettivo di tenere bassi i livelli di micotossine nella granella

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Il digital farming concorre anche alla sanità delle produzioni (Foto di archivio)

Fonte immagine: © Budimir Jevtic - Fotolia

Le micotossine rappresentano un problema di crescente rilevanza nel panorama maidicolo italiano. Le nuove condizioni ambientali in cui gli agricoltori si trovano ad operare incentivano infatti lo sviluppo di questi pericolosi metaboliti di origine fungina, estremamente tossici per l'uomo ma anche per gli animali. Inoltre su questo tema si sta concentrando anche l'attenzione dell'opinione pubblica, spaventata dall'idea che il cibo che mette in tavola sia poco sicuro.

Inutile dire che i livelli di qualità delle derrate prodotte in Italia sono elevati e che i prodotti alimentari commercializzati sono strettamente controllati. Non si pone dunque un problema di sicurezza per il consumatore, quanto di sostenibilità economica del maiscoltore che in caso di presenza elevata di micotossine vede 'degradato' il proprio prodotto da consumo umano a quello animale fino ad uso energetico per la produzione di biogas.
 

Un Dss per la gestione delle micotossine

In questo quadro si inserisce MicotAP, un Decision support system (Dss) finanziato dalla misura 16 del Psr Veneto 2014-2020 che ha come obiettivo proprio quello di affiancare l'agricoltore nella gestione del campo al fine di evitare lo sviluppo dei funghi e quindi la presenza di micotossine nel trinciato o nella granella.

Alla fine della sperimentazione il progetto MicotAP dovrebbe dare vita ad una piattaforma informatica che suggerisca all'agricoltore come comportarsi nella scelta degli ibridi da seminare, delle tecniche agricole da adottare e dei corroboranti da impiegare.

"Modulando questi tre elementi si cerca di eliminare i fattori di stress, che sono la causa principale dello sviluppo dei funghi", spiega ad AgroNotizie Roberto Causin, docente del Tesaf (department of land, environment, agriculture and foresty) dell'Università degli studi di Padova. "La lotta alle micotossine deve essere fatta su più fronti. Da un lato occorre difendere il mais dalla piralide, l'insetto chiave nello sviluppo di fumonisine. Dall'altro occorre mitigare gli stress ambientali, che invece sono importanti nello sviluppo di aflatossine e deossinivalenolo".

Nella scelta degli ibridi, ad esempio, il maiscoltore dovrebbe prendere in considerazione la possibilità di optare per varietà a ciclo breve, precoci, che venendo raccolte presto producono sì meno biomassa ma evitano di andare incontro a stress idrici, tipici della stagione estiva.

C'è poi la possibilità di utilizzare prodotti corroboranti che hanno come obiettivo proprio quello di ridurre gli stress abiotici (quindi non legati a insetti o microrganismi) al fine di evitare alla pianta di entrare in sofferenza.

La terza leva per la gestione delle micotossine riguarda le tecniche agricole e qui si aprono diverse possibilità che vanno dalla scelta dell'epoca di semina e di raccolta alla tecnica di fertilizzazione fino all'irrigazione e alle rotazioni. In questo contesto si deve provvedere anche al contrasto alla piralide del mais.

Insomma, una volta sviluppato il Sistema di supporto alle decisioni MicotAP potrebbe rivelarsi un utile alleato degli agricoltori per contrastare quel declino del mais che sta segnando il nostro paese e che vede nelle micotossine una delle cause.

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