2020
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Cimice asiatica, vespa samurai al centro delle biosolutions di controllo

A che punto è l'operazione Trissolcus japonicus e quali sono le biosoluzioni a disposizione dell'agricoltore? Il punto e le testimonianze dei protagonisti nel convegno online targato Macfrut digital 2020

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Anche negli Stati Uniti stanno lavorando per capire il comportamento della vespa samurai (Foto di archivio)

Fonte immagine: © saccobent - Adobe Stock

Dopo l'annata disastrosa 2019, la stagione 2020 sta dimostrandosi meno problematica dal punto di vista degli attacchi di cimice asiatica alle colture, in particolare modo ai frutteti. La guardia però non va abbassata, ed ecco che nell'ultimo giorno di Macfrut digital, il 10 settembre scorso, esperti italiani ed americani si sono confrontati sul fitofago per far principalmente il punto sulle biosoluzioni a disposizione dell'agricoltore.

Un forum che si è svolto online e che ha visto la partecipazione, via collegamento, di ricercatori come Tracy Leskey, direttore dell'Usda Appalachian fruit research station, West Virgina e di Kim Hoelmer, research leader al Beneficial insects introduction research unit dell'Usda, Dalaware.

L'attenzione degli esperti è stata puntata in particolare su Trissolcus japonicus (vespa samurai), come principale antagonista della cimice asiatica. Fra i relatori anche Luca Casoli, direttore del Consorzio fitosanitario di Modena e Reggio Emilia e coordinatore, per l'Emilia Romagna, proprio del progetto sul contrasto di H. halys utilizzando il suo nemico naturale.

Casoli ha fatto il punto sul cronoprogramma dei lanci avvenuti durante l'estate. Il secondo, in 712 siti selezionati in tutta Italia, è avvenuto lo scorso luglio. "È stato ovviamente previsto - ha detto Casoli - un protocollo specifico, una verifica quindi post rilascio effettuata venti giorni dopo il secondo lancio. L'Università di Bologna e quella di Modena e Reggio hanno raccolto poi ovature a una certa distanza dai punti in cui T. japonicus è stata rilasciata. Oggi siamo nella fase di mantenimento delle uova e di allevamento delle stesse, nelle prossime settimane contiamo di poter analizzare cosa sfarfallerà dalle ovature. Stiamo poi portando avanti un'indagine agro-ecosistemica lontana dalle aree di rilascio per verificare l'evoluzione della resilienza ambientale, vista già l'anno scorso. L'adattamento di alcune specie sta avvenendo anche nel nostro territorio. Seguiremo l'insediamento della specie e la progressione della risposta dell'ambiente".
 
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Quanto alla inferiore pressione della cimice asiatica quest'anno sulle colture, Casoli si sente di escludere che sia esclusivo merito degli antagonisti: "Abbiamo avuto, nel corso della stagione, ritorni tardivi di freddo, addirittura in primavera ha fatto più freddo che in inverno, fra aprile e maggio c'è stata poi siccità. Attualmente riteniamo che la fluttuazione al ribasso delle popolazioni di cimice asiatica non sia attribuibile in maniera diretta a livelli di parassitizzazione e predazione osservati nel 2019. Difficile prevedere come andrà il 2021, abbiamo imparato che partendo da popolazioni anche molto contenute, in uscita dagli svernamenti, condizioni meteo favorevoli hanno determinato la possibilità di recuperare da parte di H. halys. È già successo nel 2018".

Anche negli Stati Uniti stanno lavorando per capire il comportamento della vespa samurai, in modo da poter più efficacemente utilizzarla come arma contro la cimice asiatica. Kim Hoelmer, research leader al Beneficial insects introduction research unit dell'Usda, ha raccontato che, secondo i risultati di ricerche, la vespa samurai è in grado di recepire gli attrattivi lasciati dalla cimice asiatica femmina sulle foglie, ciò aumenta la probabilità che T. japonicus trovi effettivamente le uova.
Un'altra ricerca portata avanti oltreoceano ha invece dimostrato che la presenza di alcune piante da fiore come ad esempio grano saraceno, coriandolo e aneto, aumenta fino anche di due mesi la longevità della vespa samurai che quindi potrà essere più a lungo operativa nel cercare di controllare la cimice asiatica.

Interessanti anche le testimonianze di due agricoltori emiliani che da più di venti anni operano in regime di biologico. Mauro Gavioli, frutticoltore modenese, ha raccontato la sua esperienza, confessando di avere perso, lo scorso anno, il 70%. "Quest'anno - ha raccontato - ho perimetrato la mia azienda con 150 centri di cattura vicino alle siepi, da maggio a giugno ho catturato mediamente per centro dalle due alle tre cimici che moltiplicato per 150 fa una bella cifra. Mi sono poi concentrato su interventi con insetticidi naturali sugli stadi giovanili. Quest'anno è andata molto bene. Io sono stato un autodidatta ma a tutti raccomando di non esserlo, di collaborare con i tecnici e di confrontarsi".

Fabio Zannoni, tecnico della cooperativa agricola Massari di Conselice (Ra), dopo aver raccontato la propria esperienza per quanto riguarda in contenimento della cimice in regime di biologico, ha voluto condividere una recente scoperta: "Noi da anni utilizziamo le reti monofila Keep in Touch - ha detto - funzionano molto bene ma bisogna adottare alcuni accorgimenti. È fondamentale - ha continuato - decidere il momento giusto per aprire e chiudere le reti dopo la fase di fioritura e allegagione. Altrettanto importante, abbiamo notato, è contenere i succhioni che escono dalla rete. Quest'anno, controllando i succhioni, ci siamo accorti che proprio su di loro erano presenti ovature. Una volta che le piccole neanidi nascono riescono infatti a infilarsi dentro la rete. Abbiamo fatto un passaggio manuale proprio in chiave di prevenzione e ha funzionato. In biologico la prevenzione è fondamentale e altrettanto importante è fare squadra, confrontarsi con gli altri, scambiarsi informazioni ed esperienze".

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