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2020, un anno di decisioni sui prodotti fitosanitari

Bilancio di un anno da dimenticare, ma non per tutto

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Il 2020 si avvia a essere un anno record, e non solo per il Covid

Fonte immagine: © pinkomelet - Fotolia

Tutti attendono con impazienza la fine del 2020, anno che ha fatto registrare moltissimi record negativi ma anche qualcuno positivo. Vediamo quali.
 

Approvazioni e rinnovi

Il 2020, a meno di recuperi dell’ultimo minuto e pubblicazioni di regolamenti durante il cenone, si avvia ad essere uno degli anni meno prolifici in tema di approvazioni e rinnovi di sostanze attive ad attività fitosanitaria e sostanze di base: sinora solo 13 approvazioni, il valore più basso fatto registrare negli ultimi 10 anni (nel 2019 sono state 23, nel 2018 17, il record appartiene al 2011, con 48 sostanze approvate).
Indubbiamente il massiccio ricorso alla procedura scritta di votazione per l’impossibilità di prendere decisioni in presenza ha contato molto, anche se il numero di sostanze con le caratteristiche di innocuità pensate dal legislatore fatica a decollare, portando inesorabilmente all’impoverimento dell’arsenale a disposizione degli agricoltori per fronteggiare avversità spesso difficilmente contenibili come la cimice asiatica e la Popillia japonica.
 

Revoche

16 revoche Ue nel 2020 sono più o meno nella media, anche se riguardano sostanze attive “di peso”, quali il clorpirifos-metile e il mancozeb, la cui mancata approvazione ha stupito per la velocità e la quasi rassegnazione degli Stati membri a perdere mezzi tecnici difficili da rimpiazzare come questi. In passato “si combatteva di più” ma questo ha precise motivazioni procedurali: la commissione, stanca di situazioni di stallo come quella che ha portato al rinnovo del glifosate, ha modificato il sistema di voto rendendo di fatto problematica la formazione di minoranze di blocco e la procrastinazione dell’inevitabile. Per questo motivo gli Stati membri, anche se non favorevoli al bando di questi mezzi e poco convinti della narrazione dell’Efsa, sempre spostata da una parte sola, contestano la decisione della commissione solo quando ci sono motivazioni più che fondate.
Questo spiega quindi l’approvazione del mancato rinnovo del mancozeb alla prima votazione utile, come era successo nel 2019 per il dimetoato. Solo qualche anno prima la battaglia sarebbe stata più dura, e si sarebbe sicuramente arrivati al comitato di appello. Quello che non sta ancora funzionando è la procedura europea per l’identificazione delle situazioni di grave emergenza fitosanitaria (articolo 4 punto 7 del regolamento 1107/2009) che secondo il provvedimento citato consentirebbe di mantenere in commercio per cinque anni sostanze attive considerate indispensabili per alcune colture nella comunità europea. Sembra che il principale ostacolo sia la mancanza di expertise nell’Efsa, che attualmente non sarebbe in grado di effettuare valutazioni di questo tipo, avendo investito maggiormente nell’investigare nel senso opposto. In attesa di soluzioni a medio termine, continuiamo a vivacchiare con le autorizzazioni per emergenza fitosanitaria.
 

Autorizzazioni per emergenza fitosanitaria

Gli italiani danno il meglio di sé in situazioni critiche. Questo luogo comune sembra proprio suffragato dai fatti, almeno in questo caso: avreste mai scommesso che nel 2020 venissero rilasciate 74 autorizzazioni per emergenza fitosanitaria, valore mai raggiunto dal 2012, da quando cioè teniamo questo tipo di statistiche? Eppure in piena emergenza, lavorando in smart working all’italiana, il ministero della Salute ha battuto questo record, che purtroppo indica che le procedure strutturali faticano ancora a tenere il passo.
Riusciranno i nostri eroi a ottenere gli stessi risultati anche nelle procedure “normali”? Tutta la filiera ne ha bisogno.
 

Etichetta libera tutti

Il 2020 non ha fatto mancare veri e propri esempi di creatività italica: per avere più libertà nell’utilizzo dei prodotti fitosanitari, ed in particolare per consentire di far utilizzare i prodotti a dosi inferiori a quelle autorizzate (pratica sanzionata con ammenda di 35000-100000 euro, che si riducono a 2000-20000 in caso di “particolare tenuità del fatto”), si è provveduto a modificare il Dlgs 194 introducendo la possibilità di rispettare solo la dose massima autorizzata nel caso l’agricoltore partecipi al "Sistema di qualità nazionale di produzione integrata, istituito dall'articolo 2, comma 3, della legge 3 febbraio 2011, n. 4, o ad altri sistemi di certificazione volontari conformi a standard internazionali basati sulla sostenibilità e qualora il rispetto delle relative norme tecniche collegate lo renda necessario". Si spera che i tecnici che si avvarranno di questa norma tengano conto anche delle pratiche anti-resistenza: già i mezzi tecnici scarseggiano, ci mancherebbe ce li giocassimo andando a cercare resistenze applicando dei sottodosaggi. Non sappiamo quale impatto avrà questo provvedimento, ignoto ai più ma una cosa è certa: non mancheremo di raccontarvelo.
Buone feste a tutti!
 

Approfondimenti per studiosi, addetti ai lavori o semplicemente curiosi

  • Regolamento (CE) n. 1107/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 ottobre 2009, relativo all’immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari e che abroga le direttive del Consiglio 79/117/CEE e 91/414/CEE
  • Decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 194. Attuazione della direttiva 91/A1A/CEE in materia di immissione in commercio di prodotti fitosanitari.
  • Portale del ministero della Salute sulle autorizzazioni in deroga per emergenza fitosanitaria.
  • Database Ue delle autorizzazioni di emergenza.

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