Toscana, il colpo di fuoco batterico minaccia la Val di Chiana
Individuate piante infettate dal batterio durante i controlli ordinari che hanno fatto già scattare il piano di eradicazione previsto dalla normativa comunitaria
Alcune piante di melo e di pero colpite dal colpo di fuoco batterico sono state ritrovate nella Val di Chiana aretina, una delle zone più vocate della Toscana per la frutticoltura.
A darne notizia è stato il Servizio Fitosanitario Regionale che, in collaborazione con le aziende coinvolte, ha prontamente attivato le misure di eradicazione previste in questi casi dalla legislazione europea.
Le piante infette sono state rilevate in seguito ai campionamenti ordinari previsti dalla normativa fitosanitaria, riscontrando la presenza del batterio su alcuni esemplari di melo e di pero nei comuni di Monte San Savino e Civitella in Val di Chiana, entrambi in provincia di Arezzo.
Il colpo di fuoco batterico è una malattia causata dal batterio Erwinia amylovora che colpisce sia le pomacee da frutto, come appunto il pero e il melo, sia altre piante spontanee o di interesse ornamentale della famiglia delle Rosaceae, come il biancospino, il cotogno, il sorbo, il nespolo comune e il nespolo del Giappone, provocando abbrunimenti a foglie e rami, o anche all'intera pianta come se fosse stata colpita dal fuoco.
Una malattia particolarmente grave e pericolosa sia per la sua contagiosità sia per le conseguenze sulle coltivazioni, che in passato ha causato gravi danni in Emilia Romagna e in Trentino, e che l'Unione Europea ha classificato come organismo da quarantena, per il quale sono previste delle specifiche misure di eradicazione per cercare di bloccarne la diffusione.
Misure che, come si è detto, sono state prontamente attivate anche in Toscana, con la pubblicazione del decreto dirigenziale n. 19771 del 5/11/2021, firmato dal direttore del Servizio Fitosanitario Lorenzo Drosera.
L'attuazione del piano ha portato alla distruzione di tutte le piante infette e alla delimitazione di zone di sicurezza di 500 metri intorno a ogni pianta infetta e delle zone cuscinetto di 2500 metri di raggio, dove sono previsti due controlli fitosanitari all'anno per i prossimi tre anni.
L'attenzione è quindi alta e resta fondamentale la collaborazione degli agricoltori con i tecnici regionali e anche nella pronta segnalazione di sintomi sospetti.