Corteccia fuligginosa dell'acero, prima segnalazione in Toscana
Si tratta di un fungo di origine non europea individuato sull'Appennino pistoiese. Può portare al deperimento delle piante e causare problemi respiratori alle persone
Una pianta di acero montano infestata dal fungo della corteccia fuligginosa dell'acero è stata segnalata per la prima volta sull'Appennino tosco emiliano nel comune di Sambuca Pistoiese (Pt).
A darne notizia è stato in questi giorni il Servizio fitosanitario regionale della Toscana con una nota sul suo sito ufficiale.
Si tratta di un fungo probabilmente originario del Nord America, il cui nome scientifico è Cryptostroma corticale, che può attaccare diverse specie di alberi, parassitizzando il legno e rimanendo latente anche per molto tempo.
Ma in casi di situazioni di siccità prolungata, può svilupparsi velocemente portando ad un veloce deperimento le piante.
Un problema quindi che con il clima che cambia, con periodi siccitosi più lunghi e frequenti, potrebbe espandersi rapidamente.
I sintomi tipici sono inizialmente un appassimento precoce delle foglie esterne della chioma e poi la progressiva defoliazione e la comparsa di necrosi sul fusto con la formazione di spore nerastre su ampie zone della superficie del fusto, dall'aspetto appunto fuligginoso.
Le piante maggiormente colpite sono gli aceri, in particolare l'acero montano o sicomoro (Acer pseudoplatanus), quello su cui è stato ritrovato in Toscana, l'acero riccio (Acer platanoides), l'acero campestre (Acer campestre) e l'acero negundo (Acer negundo).
Sintomi di corteccia fuligginosa dell'acero sul fusto di piante diverse. Si possono notare bene le zone necrotiche coperte di spore nerastre
(foto: Servizio fitosanitario della Toscana)
E oltre agli aceri, il fungo è stato ritrovato in forma latente anche su ippocastani, tigli, frassini e betulle.
In Europa questo fungo è stato segnalato sporadicamente sin dal 1945, prima in Inghilterra poi in altri paesi. In Italia è stato ritrovato già in Emilia Romagna e ora anche in Toscana.
I danni, oltre al deperimento e anche alla morte delle piante, sono anche a carico del legno, che si decolora e perde valore commerciale.
Ma oltre a questo, le spore se inalate frequentemente possono causare infiammazioni polmonari anche gravi. Rischio a cui è sottoposto soprattutto chi con il legno ci lavora quotidianamente o quasi, come i boscaioli, gli operai forestali e i lavoratori delle segherie.
Quindi in presenza di piante malate, che devono essere abbattute e rimosse, devono essere usati dispositivi di sicurezza individuale adatti a proteggere le vie respiratorie. Inoltre il legname non può essere venduto come legna da ardere.
Si raccomanda quindi prudenza e attenzione, segnalando casi sospetti ai tecnici del Servizio fitosanitario.