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Cambiamento e continuità: la storia di Diachem e le prospettive dell'agricoltura italiana

L'azienda italiana ha organizzato, lo scorso 20 marzo, un evento nel quale, con gli esperti del settore, si è approfondita la Politica Agricola Comune e presentato un progetto triennale di monitoraggio delle resistenze fungine, evidenziando l'importanza delle strategie di difesa con il fungicida Daramun®

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La storia di Diachem inizia nel 1937 (Foto di archivio)

Fonte immagine: © ipopba - Adobe Stock

"Siamo rimasti in pochi ad essere familiari e ad essere italiani".
Così Francesca Dubbini, strategy & planning leader che fa parte della quarta generazione di Diachem, ha introdotto l'azienda durante l'evento dello scorso 20 marzo.
 
Tenutasi nella rinomata azienda Ducati, a Borgo Panigale (Bo), la giornata ha spaziato dalla Politica Agricola Comune al monitoraggio delle resistenze.

 

Visita il sito di Diachem

 

Diachem, dal 1937 ad oggi

La storia di Diachem inizia nel 1937 quando l'ingegnere civile Luigi Dubbini fonda con il fratello Amleto, chimico tessile, una società per la produzione e la vendita in Italia di prodotti chimici. L'azienda prende il nome di Chimiberg srl.
Vent'anni più tardi Ezio Dubbini, figlio di Luigi, estende l'attività alla produzione e commercializzazione di prodotti chimici per l'agricoltura. E dieci anni più tardi, Chimiberg cambia il nome in Diachem spa.
Nel 1986 viene acquistato il complesso industriale di Caravaggio (Bg). Gradualmente, tutte le linee di produzione e confezionamento vengono trasferite in questo nuovo stabilimento.
Nel 2006 è stata fondata una nuova società: Diagro srl, specializzata in prodotti per la nutrizione delle piante, agronutrienti, fertilizzanti speciali e biostimolanti.
Nel 2017 Diachem acquisisce l'azienda olandese Pireco B.V., specializzata in ricerca e produzione di biostimolanti naturali e prodotti a base di estratti vegetali a ridotto impatto ambientale.

 

E ora?

Il progetto di Diachem è un progetto a lungo termine come spiega Francesca: "noi vediamo come valore aggiunto quello di avere una progettualità a lungo termine. Con il passaggio delle generazioni diamo infatti un messaggio di continuità aziendale nella progettazione. Le nostre idee mirano ad un obiettivo sostenibile nel lungo termine. Ci differenziano inoltre la flessibilità della nostra dimensione e allo stesso tempo la professionalità garantita dalla storia di anni".
 
Successivamente Milena Crotti, communication manager di Diachem, ha introdotto alcune novità per il futuro.
"Una delle novità riguarda la farfalla presente sul catalogo - spiega Milena - che è stata ripresa dal catalogo del 2002 e vuole accendere i riflettori sul cambiamento dell'azienda e sul rebranding dei marchi Diachem e Diagro"

Diachem ha inoltre ideato e realizzato un podcast, chiamato Fatti di terra, "con l'obiettivo, grazie ad esperti del settore che intervengono, di annientare le fake news".

 

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Francesca Dubbini, strategy & planning leader di Diachem

(Fonte: Diachem)

 

Nuova Pac e Farm to Fork: le prospettive per l'agricoltura italiana nel nuovo scenario

Gabriele Canali - professore dell'Università Cattolica di Piacenza, presidente di VSafe e direttore del Crefis - ha subito messo in chiaro, nel suo intervento, l'importanza di conoscere la Politica Agricola Comune poiché "è un pezzo importante della nostra storia che ha condizionato l'evoluzione dell'agricoltura nel nostro Paese".
 
"Nel 1957, con il trattato di Roma, si è deciso di fare un salto in avanti per sviluppare la comunità economica europea, e la Pac in quel periodo era la principale politica dell'Unione Europea" ha spiegato Canali.

 

3 fasi storiche della Pac

1957-1992: i primi decenni sono stati quelli dedicati agli interventi sui mercati e sulla successiva crescita produttiva grazie agli investimenti.
Negli anni '80 infatti l'Europa era più che autosufficiente per quasi tutti i prodotti.
Nel tempo però si è dovuto affrontare il problema di una produzione maggiore rispetto alla domanda. Per ovviare a questo si è scelto di dare una svolta più qualitativa ai prodotti. Nel 1992, infatti, sono stati introdotti dei sistemi per proteggere le denominazioni di origine protetta come Igp e Dop.

 

1993-2003: la riforma Mac Sharry del 1992 ha corretto la situazione. Infatti, per la prima volta si decise di abbassare il livello dei prezzi garantiti, avvicinandoli a quelli del mercato mondiale. Il sistema, comunque, prevedeva dei pagamenti compensativi non subordinati alla produzione, ma proporzionali alla superficie coltivabile e associati all'obbligo di una percentuale di terreno lasciato a riposo. 
 
2003- ad oggi: nel 2003 viene adottata la Riforma Fischler che si articola in sei punti essenziali: il disaccoppiamento (che significa un pagamento unico per azienda indipendente dalla produzione); la condizionalità, finalizzata alla tutela ambientale, la sicurezza alimentare, al benessere animale; mantenimento dei terreni in buone condizioni; la modulazione, che introduce la riduzione dei pagamenti destinati a grandi aziende; il disaccoppiamento dei pagamenti diretti, legati sempre di più alla condizionalità.

 

Gli obiettivi della Pac attuale

Canali ha poi spiegato gli obiettivi della Pac:

  • incrementare la produttività e la competitività;
  • garantire la sicurezza e la qualità dell'alimentazione e della salute;
  • stabilizzare i mercati;
  • assicurare un tenore equo agli agricoltori;
  • riequilibrare la distribuzione del potere nella filiera alimentare;
  • agire per contrastare i cambiamenti climatici e tutelare l'ambiente.
Non solo Pac, Farm to Fork

La strategia Farm to Fork, che deve operare in sinergia con la Pac, mira ad accelerare la transizione europea verso un sistema alimentare sostenibile, perseguendo obiettivi ambiziosi:

  • ridurre l'impiego di antibiotici negli allevamenti e nell'acquacoltura del 50% nel 2030;
  • ridurre il rischio connesso con l'impiego di agrofarmaci chimici del 50% e ridurre del 50% l'uso degli agrofarmaci pericolosi entro il 2030;
  • ridurre la perdita di nutrienti del 50% ma evitando la perdita di fertilità dei suoli (così facendo si ridurrà l'uso dei fertilizzanti del 20% entro il 2030);
  • raggiungere l'obiettivo del 25% della superficie agricola destinata ad agricoltura biologica entro il 2030;
  • riportare il 10% del territorio alle caratteristiche di paesaggi ad alta diversità entro 2030.

Monitoraggio resistenze cyazofamid, un progetto triennale

Dopo l'intervento del professor Canali è intervenuta Giuliana Maddalena dell'Università di Milano per parlare dei risultati ottenuti dal progetto triennale di monitoraggio resistenze cyazofamid.


Ma cosa è la resistenza ad un fungicida?

La resistenza è una riduzione stabile ed ereditabile della sensibilità nei confronti di una classe di fungicidi, da parte di ceppi presenti all'interno di una popolazione.
Il monitoraggio della sensibilità dei patogeni fungini ai fungicidi è in grado di valutare la sensibilità del patogeno in campo su aree territoriali il più ampie possibili considerando anche l'evoluzione nel tempo del fenomeno di resistenza.
"L'applicazione di numerosi trattamenti con fungicidi dotati dello stesso meccanismo d'azione può portare alla selezione dei ceppi resistenti. Questo avviene - spiega Maddalena - attraverso il controllo dei ceppi sensibili, nei confronti dei quali il fungicida esplica la sua azione tossica e consente ai ceppi resistenti di diffondersi e colonizzare i tessuti recettivi dell'ospite".

 

 Il rischio di insorgenza della resistenza è uguale per tutti i patogeni e per tutte le molecole?

"No, il rischio dipende dalle condizioni di campo, dalla biologia del patogeno e dalla molecola".

 

Il fenomeno della resistenza riguarda principalmente le sostanza attive monosito poiché agiscono su singoli siti dei processi metabolici cellulari. 
È pertanto molto importante applicare in maniera il più possibile stringente le strategie anti resistenza che promuovono l'utilizzo in miscela o alternanza di sostanze attive appartenenti a classi di resistenza diverse, integrando tutti i mezzi di difesa possibili.
Questo garantisce che le sostanze attive impiegate attualmente possano mantenere la loro efficacia nel tempo.
 
Nel caso specifico riportato durante l'evento sono stati presentati i monitoraggi in 22 vigneti sul fungicida monosito cyazofamid con risultati decisamente incoraggianti.
 

Cyazofamid in campo

Proprio sulle performance di campo di cyazofamid nella protezione della vite e del pomodoro, rispettivamente da Plasmopara viticola e Phytophtora infestans, si sono focalizzati Giovanni Piubello e Andrea Pedrazzini di Diachem nella loro presentazione incentrata sull'antiperonosporico Daramun®.


Daramun®, prodotto in sospensione concentrata a base di cyazofamid, è un fungicida ad azione preventiva, dotato di elevata affinità per le cere cuticolari e con moderata capacità di penetrazione; ne derivano resistenza all'azione dilavante della pioggia, anche in caso di eventi piovosi intensi dopo il trattamento, e parziale ridistribuzione all'interno della vegetazione trattata. 
Queste caratteristiche vengono enfatizzate dalla presenza di uno specifico surfattante organo-siliconico all'interno del formulato, un bagnante di ultima generazione che massimizza l'adesività e la copertura omogenea della vegetazione.

 

Daramun® garantisce grande flessibilità di posizionamento e adattabilità a diverse strategie di controllo delle peronospore. Non presenta inoltre alcun effetto negativo su lieviti e fermentazione.


Come è stato illustrato dati alla mano, le indagini di resistenza a cyazofamid in collaborazione con enti di ricerca e centri di saggio mostrano una situazione molto confortante e una sostanziale tenuta dell'efficacia della sostanza attiva. Sono state inoltre descritte prove che dimostrano la validità di strategie combinate difesa-nutrizione che prevedono l'uso di Daramun® associato ai fertilizzanti integrati Dentamet e AZN.

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